Anche se ormai la maggior parte del lavoro editoriale è stato convertito in processi digitali, un metodo digitale, standard, pratico, e di facile applicazione per indicare le correzioni e variazioni ancora non c'è.
Infatti, le tecniche di proofreading digitale non hanno sostituito la carta, anche perché non sono ancora così evolute da permettere tutti gli interventi (e gli interventi di tutti gli interessati) direttamente e solo sul file digitale.
Spesso non è né facile né pratico, per il correttore, annotare rapide indicazioni comprensibili per l'impaginatore su come inserire, eliminare e regolare lettere, parole, punteggiatura, spazi, allineamenti, interlinee, corpi e così via. Per questo motivo l'uso della carta e delle bozze stampate è ancora radicato in molti workflow editoriali.
Si tratta di una consuetudine radicata, ma che mantiene la sua utilità perché su una stessa bozza stampata si possono utilmente incrociare indicazioni dell'autore, del curatore, del correttore di bozze e dell'editor.
Più, nero su bianco, il " visto si stampi " firmato dall'autore (a volte su tutte le pagine), a scanso di pesanti complicazioni per l'editore.
Per tutti questi buoni motivi, anche se oggi molte fasi del processo di produzione sono risolte a schermo, gran parte del lavoro si svolge ancora con l'uso classico dei simboli di correzione di bozze, segni che ogni editor, redattore, autore, designer, web designer deve conoscere e saper utilizzare.
" La correzione di bozze e i suoi simboli, manuale per redattori, editor, correttori, scrittori e giornalisti", Loredana Ferraris, FirstMaster Ed., 2016, Isbn 978-88-98618-02-6, Pdf 56 p., euro 6,49.
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