Là dove vi sono regimi autoritari o dove il regime ha tendenze autoritarie, la corruzione è maggiore, ma la repressione non è l’antidoto giusto. Paradossalmente, le tensioni che hanno animato i Balcani e che adesso sono sotto controllo sono riapparse in forme diverse ma altrettanto allarmanti nella Unione Europea. Esiste un largo consenso perché si conduca l’inchiesta sul commercio illegale degli organi nel Kosovo, però tale inchiesta deve essere legale, tutelando i diritti umani.
E’ interessante che nel momento in cui le tensioni che hanno animato i Balcani sono diminuite, nello stesso tempo abbiamo nuove tensioni nell’Europa Occidentale, all’interno della Unione Europea. L’Unione Europea insiste nel rispetto dei diritti umani e nei rapporti di buon vicinato nei Balcani, e nella stessa UE vi sono casi che mettono a rischio il rispetto dei diritti umani o la chiusura dell’area Schengen, ci dice nell’intervista ad Ekonom:east Matteo Mecacci, Presidente della Commissione per la democrazia, i diritti umani e i problemi umanitari dell’OSCE. Mecacci aggiunge che la situazione nei Balcani sta migliorando, soprattutto nei rapporti tra le nazioni, ma vi è bisogno ancora di molto lavoro. «Abbiamo ancora problemi importanti in Kosovo, Bosnia e Macedonia, però le relazioni tra gli stati sono migliorate. I Balcani sono stati una grande sfida per la UE, che non è riuscita a gestire la possibilità che il metodo democratico fosse subito accettato. Questo ritardo ha avuto conseguenze drammatiche durante gli anni novanta, e dopo le guerre è stato difficile riallacciare le relazioni tra gli stati».
Una delle conseguenze di cui Lei parla è il commercio di organi in Kosovo Lei ritiene che le indagini saranno fatte in maniera accurata o ha l’impressione che da alcuni fattori internazionali arrivino segnali di relativizzazione del caso?
Esiste un consenso generale perché venga condotta una indagine seria ed accurata su questi casi. Le accuse che qui vengono formulate sono molto gravi. Dobbiamo far sì che si arrivi alla verità, rispettando il diritto e la legge. Non possiamo parlare di cose che sono ancora agli inizi. Non ho l’impressione che vi sia relativizzazione del problema, vi e solo l’esigenza che le indagini vengano svolte in maniera legale.
Quali sono le maggiori sfide sulla sicurezza su cui oggi si confronta l’Europa?
Per i Paesi Osce, il tema della sicurezza è centrale. In questo momento i maggiori problemi provengono dalle frontiere Osce. Quello che sta avvenendo nel Nord dell’Africa è una delle maggiori sfide per l’Osce. Ma non dimentichiamo la Georgia ed il Kirghizistan. Si tratta di problemi congelati ma ancora attuali.
Come rientra qui il crimine internazionale? Si ha l’impressione che il crimine non conosca le frontiere. Quali sono le forme di lotta alla criminalità organizzata?
Nella lotta alla criminalità organizzata deve esserci collaborazione tra gli stati al più alto livello oltre alla collaborazione tra le polizie. La maniera più efficace rimane però la democratizzazione dei paesi e lo sviluppo economico. Durante la Guerra nei Balcani si sono sviluppate alleanze tra i criminali dei vari stati in lotta che si sono collegati con organizzazioni criminali in tutto il mondo. Le frontiere per il crimine organizzato non esistono. L’integrazione dei Balcani in UE, la collaborazione transnazionale tra le polizie e la cooperazione economica sono tra le misure che aiutano a combattere il crimine organizzato internazionale.
Ciò vale anche per la lotta al terrorismo?
Si. Il terrorismo è un pericolo costante con cui si confronta l’Osce, e soprattutto, il terrorismo come opzione di lotta politica. E ciò è direttamente collegato con i processi democratici. Il terrorismo come opzione politica perde attrattiva quando i processi democratici istituzionali funzionano come devono. La lotta al terrorismo si fa con la cooperazione internazionale tra le polizie ed i servizi di intelligence, ma la democrazia e le istituzioni democratiche sono l’arma migliore per la lotta al terrorismo.
La Serbia ha gravi problemi con la corruzione. Quali sono le raccomandazioni per l’eliminazione di tale problema?
L’anno scorso ho predisposto un rapporto per l’Osce in cui è stata fatta una comparazione tra il livello di democratizzazione dei Paesi ed il livello di corruzione. Lì dove c’è più democrazia e stato di diritto, c’è meno corruzione. Vale naturalmente anche il contrario. Là dove vi sono regimi autoritari o con tendenze autoritarie, la corruzione è maggiore. Le misure repressive non sono quelle che possono risolvere la corruzione. La prevenzione e la trasparenza sono i migliori farmaci contro la corruzione, ciò vuoi dire informazione sulla spesa pubblica e sui funzionari pubblici. L’Osce considera che la lotta alla corruzione è soprattutto preventiva. E’ molto importante il rispetto delle leggi e dello stato di diritto. Spesso si è visto che le leggi esistono ma non vengono applicate.
Come vede i rapporti tra l’Italia ed i Balcani, Lei pensa che l’Italia presti abbastanza attenzione alla Regione, che per logica delle cose dovrebbe essere partner strategico?
Mi sembra che l’Italia sia molto poco attenta sulle questioni mediterranee e nei Balcani. Per l’Italia la Regione dovrebbe essere assolutamente strategica dal punto di vista economico e politico. Il processo di integrazione di tutti i Balcani nella UE dovrebbe essere una priorità costante dell’Italia, assieme alla democratizzazione dell’Africa del Nord. Nel Parlamento italiano sono stato autore di una tra le più importanti opposizioni parlamentari relativa ai contratti di amicizia tra l’Italia e la Libia. La mia posizione così come quella del mio gruppo è che gli affari non possono essere buoni se da una parte c’è un dittatore o una dittatura. E’ importante che Berlusconi venga in Serbia, proprio nel momento in cui la Serbia è sulla strada per entrare nella UE, aldilà dei problemi che Berlusconi in questo momento ha in Italia (La visita di Berlusconi è stata poi annullata nda)
Dove vede Lei la possibilità di allargamento delle relazioni tra l’Italia e la Serbia?
La Serbia è una grande opportunità per le imprese italiane e l’Italia deve capire l’enorme potenziale della Serbia, non solo per la produzione, ma anche per la possibilità di esportazioni verso paesi terzi con cui la Serbia ha accordi favorevoli, in primo luogo si pensi alla Russia e alla Turchia. È molto meglio investire in paesi democratici e in paesi che sono in via di democratizzazione che nei paesi con gli oligarchi al potere, che a prima vista sembrano luoghi in cui il capitale è sicuro, e invece si scopre che è la più insicura destinazione dei capitali e degli investimenti.
La traduzione dell'intervista è tratta dal sito di Radio Radicale