Cina, India, Brasile e gli altri paesi emergenti contano complessivamente oltre 3 miliardi di abitanti. Persone il cui tenore di vita sta esponenzialmente salendo e il cui numero andrà progressivamente ad aggiungersi a quel miliardo che già oggi vive la propria esistenza consumando beni, energia e cibo fuori da ogni equilibrio di rigenerazione naturale. Tra pochi decenni la popolazione mondiale crescerà di almeno due miliardi di persone e contemporaneamente i suoli coltivabili si saranno ridotti in modo sensibile anche a causa del riscaldamento globale e della carenza idrica. E' questo oggi lo scenario nel quale i prezzi degli alimenti sono destinati a salire sempre più. Ed è proprio per questo che le suddette potenze emergenti si stanno accaparrando in tutto il mondo terre coltivabili nei paesi più poveri.
Per ovviare alla riduzione di produttività agricola sul loro territorio, dovuta all'inaridimento per la coltura intensiva e ai fenomeni climatici, alcuni governi hanno così pensato di poter compensare tale deficit acquistando ettari su ettari di terreni coltivabili nei paesi più poveri, le cui popolazioni già affamate subirebbero così il colpo di grazia.
Questo mondo a due velocità nutre la schizofrenia dell'agire politico globale, con una parte del pianeta che si interroga sulla sostenibilità per il futuro del modello occidentale, mentre l'altra non vede l'ora di ingozzarsi sfrenatamente al tavolo di quello stesso modello finora visto soltanto da lontano. Lo scenario è inquietante. A questo si aggiunge la speculazione sulle materie prime alimentari che renderà l'impennata dei prezzi ancor più pronunciata. E' necessario trovare al più presto il modo di garantire uno sviluppo agricolo sostenibile puntando su politiche che si sforzino di essere omogenee a livello globale per contrastare la disparità di atteggiamenti tra chi ammette il problema e chi invece specula sottraendo risorse ai paesi poveri per conquistarsi una posizione di privilegio.
By Jitsu Mu
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