Maggie Stiefvater
È nata ad Harrisonburg il 18 novembre 1981. Vive in Virginia in una grande casa insieme al marito, i due figli, due cani e un gatto. Pittrice ed illustratrice, da anni scrive con successo libri per giovani adulti a sfondo fantasy. È l’autrice della saga di Shiver. La corsa delle onde è stato venduto in quattordici Paesi e la Warner Bros ne ha acquistato i diritti cinematografici.
Sito: http://maggiestiefvater.com/
Titolo: La corsa delle onde
Autore: Maggie Stiefvater (Traduttore: M. C. Scotto di Santillo)
Serie: //
Edito da: Rizzoli (Collana: Narrativa Ragazzi)
Prezzo: 16,50 €
Genere: Fantasy
Pagine: 450 p.
Voto:
Trama: Succede ogni autunno, sull’isola di Thisby. Dalle gelide acque dell’oceano si spingono a riva i cavalli d’acqua, creature affascinanti e crudeli che gli abitanti catturano per montarli nella Corsa dello Scorpione. Il vincitore guadagnerà fama e denaro, i meno fortunati incontreranno la morte. Ma qualcosa cambia quando alla gara si iscrive Kate Connolly, capelli rossi e tempra di ferro. Kate è determinata a correre con la sua cavalla Dove, sfidando usanze secolari che vogliono solo concorrenti maschi e nessun cavallo ordinario. Certo, non ha molte possibilità contro Scan Kendrick, diciannove anni, il favorito, esperto domatore di cavalli. Nessuno dei due è preparato a ciò che sta per succedere, perché quest’anno la Corsa dello Scorpione non sarà solo questione di gloria e denaro, ma di amore e destino.
Recensione
di Luce84
Questa volta mi trovo a parlare del nuovo libro di Maggie Stiefvater, autrice a me già nota grazie ai libri Shiver, Deeper e Forever. Devo ammettere che conoscendola già mi aspettavo qualcosa di più da La corsa delle onde, che per me è stata una leggera delusione; solo il finale in parte a sorpresa mi ha fatto apprezzare un po’ di più questo libro in gran parte noioso.
Il primo personaggio di cui si parla nel libro è Sean Kendrick, un ragazzo rimasto orfano dopo la fuga della madre e la morte del padre avvenuta durante la corsa dei capaill uisce: una specie di cavalli che vive solo sull’isola di Thisby. Questi cavalli sono le creature più pericolose che si possano trovare nel territorio.
Sin da subito si percepisce il legame profondo che Sean ha con il suo capall Corr, e con i capaill uisce in generale, di cui riesce a capire profondamente la natura e la pericolosità tanto da poter prevedere talvolta le loro azioni. Probabilmente anche per questa sua abilità è stato il vincitore indiscusso della Corsa dello Scorpione per quattro anni consecutivi.
Come quella di tutti i cittadini di Thisby, la vita di Sean non è di certo facile: dopo la morte del padre si è ritrovato a lavorare per la scuderia Malvern e a dover convivere con la cattiveria che Matthew Malvern, il figlio del proprietario, riserva nei suoi confronti. L’atteggiamento di Matthew nasce dalla gelosia dell’importante ruolo che Sean ricopre come capo stalliere e, soprattitto, della considerazione che il padre ha di lui, considerazione che non ha per il suo stesso figlio.
Inutile dire che la vita di Sean verrà completamente sconvolta dall’incontro con Puck Connolly, la prima ragazza in assoluto che decide di partecipare alla corsa più pericolosa che esista.
Kate Connolly, detta Puck, una ragazza rimasta orfana, insieme ai fratelli Gabe e Finn, dopo che i suoi genitori durante un’uscita in barca sono stati uccisi dai capaill uisce.
Se la sua storia commuove, non si può dire lo stesso di lei: all’inizio risulta estremamente egoista e dispettosa, probabilmente anche infantile, perché decide di partecipare a una corsa in cui può perdere la vita solo per trattenere il fratello più grande sull’isola; cosa che alla fine ottiene solo in parte visto che Gabe rimarrà solo fino alla fine della gara.
Questo suo egoismo non ha certo attirato le mie simpatie! Tanto più quando fa tutto questo andando contro i principi che i suoi genitori le hanno insegnato: essi odiavano tanto profondamente quell’avvenimento, in cui tante vite venivano spazzate via, da non avervi partecipato nemmeno una volta.
Un po’ di più la si riesce ad apprezzare verso la fine, quando dimostra il suo coraggio e la sua fermezza andando contro tutto e tutti partecipando alla gara su un cavallo normale.
Il libro di per sé non lascia punti in sospeso e analizza tutte le vicende fino in fondo; anche il rapporto tra i fratelli Connolly (di cui non ho volutamente parlato per non svelare troppo) trova ampio spazio. Quello che mi ha lasciata basita è il fatto che non mi ha coinvolta più di tanto: non avevo l’ansia di andare avanti, non avevo quel senso di attesa che ti fa desiderare di arrivare alla fine del libro il prima possibile.
Non nego che la trama sia ben costruita, che la lettura scorra fluida e che il finale riservi delle sorprese, solo che mi aspettavo qualcosa di più coinvolgente, che mi lasciasse maggiormente col fiato sospeso; ecco perché ho deciso di dare sole tre stelline.