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La Corte dei Conti alle ONG: il sistema non funziona

Creato il 07 settembre 2012 da Cren

La Corte dei Conti alle ONG: il sistema non funzionaIn qualche post avevamo portato fatti e argomenti per segnalare l'utilità che il bel mondo della cooperazione internazionale si desse una regolata, vista la generale scarsa capacità e improduttività. Molte delle ONG sono parte o derivate del sistema politico-affaristico italiano e scontano gli stessi problemi di inefficenza, sprechi, lassismo, parole e poche fatti. Da decenni si parla di regolarizzare il settore per far emergere i più efficenti e non quelli più ammanigliati, ma, come altrove, gli interessi in gioco, i soldi in circolo, le cariche e le prebende di tanti fancazzisti hanno bloccato tutto. Poi, lo scorso luglio, ecco comparire la Corte dei Conti con un dettagliato rapporto (vedi docs). Lasciamo alla Corte la parola.

Sono emerse "una serie complessa di disfunzioni" nella gestione progetti promossi con i fondi pubblici (qualche milionata di euro presa dalle nostre tasse) così si esprime la Corte dei Conti nella relazione concernente "Contributi alle Organizzazioni non governative per la realizzazione di attività di cooperazione". Tant'è che "Non è più procrastinabile l'introduzione nell'ordinamento normativo nazionale della previsione di una procedura concorsuale di selezione dei progetti da sovvenzionare, sul modello delle procedure selettive attivate da EuropeAid", dove, appunto, le ONG italiane vedono ridurre i progetti approvati per scarsa competitività con altri soggetti internazionali.

La Corte ha campionato (con i limiti della via indiretta, cioè gli Uffici Tecnici del MAE che dovrebbero essere i controllati) 84 progetti nel triennio 2008/2010 (destinati alle ONG 65 m di euro) in 23 paesi, e ha trovato di tutto, soldi mai arrivati, progetti fermi o in ritardo da anni, infrastrutture realizzate su terreni di terzi o inesistenti, rendiconti spariti, fondi fermi in Italia da mesi, responsabili di progetto fantasma e irregolarità di ogni tipo nel rendiconto delle spese sostenute.

Pertanto, la Corte esige l'ovvio cioè " il generalizzato ricorso a procedure selettive concorsuali e concorrenziali, aperte o ristrette, che, previa la verifica preliminare dei progetti proposti, alla luce dei criteri selettivi discrezionalmente enunciati nel bando, conduca all'individuazione dell'offerta più vantaggiosa." Chi dovrebbe controllare questo sistema è la DGCS (Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAE), già coinvolta in diverse vicende penose (ultima qui).

La Corte, da cui sembrare trapelare una certa incazzatura, chiede, ai burocrati strapagati e inutili: " di codificare i criteri che presiedono al funzionamento dei controlli, prevedendo dei termini perentori per l'esibizione della documentazione giustificativa; non sovvenzionare progetti che non siano preceduti da un'accurata, approfondita e informata istruttoria, esaustiva della situazione della realtà locale; di verificare non solo la sufficienza del patrimonio delle ONG rispetto alle obbligazioni assunte ma anche di verificare che la ONG fornisca effettive garanzie in ordine sia alla realizzazione delle attività; di attivare le necessarie iniziative di recupero degli anticipi disposti nei casi di non realizzazione degli interventi previsti; ridimensionare l'articolazione della rete delle unità tecniche locali [...] razionalizzando la procedura di verifica di ammissibilità di un progetto, evitando duplicazioni di passaggi tra uffici." Insomma la rivoluzione dopo decenni di clientele, nepotismo e sprechi.

Vediamo le migliori ONG fra quelle citate nel rapporto:

il CELIM nell'ambito di un progetto miglioramento dell‟offerta educativa, tecnica, e agrozooforestale per la popolazione adulta ed il rafforzamento della struttura socio economica della zona di Sacaba" ha costruito su terreni di terzi. " Una più accurata istruttoria del progetto avrebbe evidenziato che le opere che si intendeva costruire erano su terreni non di proprietà della controparte e le variazioni resesi in seguito necessarie hanno rallentato il progetto. "

COOPI 7773 "Programma di sviluppo integrato nella Provincia di Ayopaya - Cochabamba" allo scopo di contribuire allo sviluppo socio-economico e alla salvaguardia della provincia di Ayopaya. Progetto avviato il 21/09/2007, con durata fino al 13/03/2011. " Nonostante le attività siano iniziate il 21 settembre 2007, e l‟Ufficio VII abbia già concesso 6 mesi di proroga, vi sono gravi ritardi; la ONG ha ricevuto i fondi relativi alla prima annualità a giugno 2007 ma non li ha messi tutti a disposizione delle attività creando pertanto ritardi negli acquisti e conseguentemente al cronoprogramma delle attività".

CISS 7424 "Un programma di turismo sostenibile per il Governatorato del Fayoum" Progetto terminato nel novembre 2008. " Dei dieci risultati attesi la verifica condotta ne ha accertati raggiunti solo 4 completamente e due in modo parziale; il risultato finale quindi non supera il 50% dell‟intero progetto. Il progetto ha avuto risultati irrilevanti, la documentazione contabile non era presente.

CESTAS 8709 "Programma di sostegno alla salute materno-infantile ed ai servizi sanitari di base Malavane". " In definitiva le attività del progetto sono state realizzate in minima parte (probabilmente neanche il 20%) e tutto è bloccato per la mancanza di invio fondi e per la mancanza di un capo progetto. Alla luce di quanto sopra il progetto dovrebbe essere chi uso

UCODEP 7796 "Promozione dell‟autonomia sanitaria e alimentare delle minoranze etniche in due comuni montani della provincia di Lao Cai Vietnam". Il rapporto dà conto di rallentamenti nella realizzazione a causa della lontananza e della difficile accessibilità dei comuni nonché della profonda diversità etnica e culturale delle popolazioni indigene destinatarie del progetto; minima, rispetto al previsto, la realizzazione di costruzioni. Come propongono di sanare il fallimento gli esperti del ministero "di far precedere la progettazione di iniziative da una ricerca antropologica relativamente alle strutture informali del potere locale nelle comunità e alla compatibilità socio-culturale delle nuove attività".

Bene, andiamo avanti così.

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