Magazine Cinema
Avevamo lasciato il caro, vecchio Kurt Russell, alias Jim Mc Ready, nel penoso
dubbio di aver eliminato una volta per tutte il mostro nel sospeso finale de
"La cosa" di Carpenter, anno 1982 (sorvolando deliberatamente sul piccolo
prodigio di ritmo e dialoghi che e' il capostipite di tutta questa mini saga, a
dire "La cosa da un altro mondo" di Nyby/Hawks del 1951, tratto dal racconto
"Who goes there ?" di John Wood Campbell) che ci si parà davanti, oggi, anno di
grazia 2012, questa superflua bolla di sapone per pigrizia - in realtà nel
tentativo, viene da dire disperato, di fornirgli un qualche tipo di attrattiva
- distribuita sotto l'etichetta ruffiana di "prequel".
Sono sufficienti, infatti, dieci, quindici minuti di proiezione - per
l'esattezza il tempo d'intravedere il nome della base antartica norvegese
teatro della vicenda, ovverosia "Thule" - per riporre nel cantuccio, oramai
intasato, delle promesse fantascientifiche penosamente tradite, illusioni
immaginifiche o perlomeno avventurose. Questo per dire, in sintesi, che la
pellicola pressoché da subito, tra un fraintendimento e un ammiccare posticcio
a predecessori illustri o comunque di una certa solidità stilistica e narrativa
(lo stesso Carpenter, ovviamente; ma anche "Alien" e in generale tutto il
sottofilone che per comodità potremmo definire il-mostro-che-e'-in-noi) si
adagia senza la minima inventiva, guizzo o ambiguità, su una sorta di
abbecedario del fantastico, monocorde, semi soporifero, sempre prevedibile, di
smaccata derivazione televisiva - tacendo, per amor della dea scrittura, su
incongruenze, rivelazioni tardive o abborracciate, battute e caratterizzazioni
dei personaggi - in cui e' assente anche il tentativo di forzare i parametri
del genere che, come ogni genere -dall'horror al nero, dal western al "war
movie"- ha vitale bisogno dell'invenzione per rivitalizzarsi, ossia per stupire
davvero.
In questa "cosa" il tempo scorre, la creatura inghiotte una ad una le figurine
che si agitano sullo schermo ma non "trasforma" mai la noia e la disillusione
nei nostri occhi.
Ancora una volta il meraviglioso, il possibile, ciò che potremmo essere, ciò
che potremmo diventare, tradisce affanno, fiato corto.
Disponiamoci così all'avvento di "Prometeus"di Ridley Scott.
Un altro "perquel"...
di FisherKing
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