18 febbraio 2014 Lascia un commento
Del primo "La cosa da un altro mondo" ricordo il giorno o dovrei dire la notte in cui lo vidi, 20 Luglio 1976. Memoria prodigiosa? No. In quella data vi fu l’atterraggio (ammarteraggio?) del Viking sul suolo marziano e la Rai penso’ bene di stemperare l’attesa con una serie di film a tema, scelta forse banale ma sensata.
Alla faccia dell’iperprotezionismo verso i bambini, il film mi terrorizzo’ letteralmente ma l’essere ancora qui a ricordarlo come una delle occasioni nelle quali il cinema ti emoziona e ti entra nell’anima, forse dovrebbe insegnare qualcosa a qualcuno.
La piu’ celebre trasposizione di Carpenter del 1982 invece la vidi al cinema con gli amici e non serve aggiungere altro a cio’ che da tempo e’ ritenuto un classico della fantascienza.
Eccoci quindi alla terza incarnazione della pellicola o dovrei dire la seconda dal momento in cui se Carpenter riscrisse la storia o meglio si attenne piu’ fedelmente al racconto del 1938 di John W. Campbell, nel 2011 van Heijningen Jr racconta cio’ che avvenne pochi giorni prima di quanto abbiamo gia’ visto col film precedente, ovvero l’antefatto della spedizione norvegese e statunitense.
L’idea e’ molto buona anche perche’ non avrebbe avuto molto senso mettersi in concorrenza con un classico e nel contempo offre l’occasione di raccontare cio’ che avvenne prima dei noti fatti accaduti a MacReady e soci.
Ecco quindi l’astronave ritrovata sotto il ghiaccio e l’ancora piu’ sconvolgente ritrovamento di un alieno congelato.
La fuga dell’extraterrestre sara’ l’inizio dei problemi perche’ questi ha la capacita’ di replicare la sua vittima e di mimetizzarsi al suo interno, rendendo di fatto ognuno dei membri della squadra, un possibile nemico e come Carpenter ci ha insegnato, la paranoia uccide tanto quanto il mostro.
Pellicola ben realizzata e ben pensata dove il regista olandese al suo esordio, fa il suo mestiere senza sbavature ma anche senza troppe invenzioni restando molto nell’ombra ma come opera prima ci sta.
I protagonisti non possono avere il carisma di Kurt "Mac" Russell ma cio’ che conta e’ la storia e in fondo non ci si fa caso piu’ di tanto. Forse la pellicola resta un po’ anonima, immeritatamente aggiungerei, percio’ invito a darle un’occasione.
Alla faccia dell’iperprotezionismo verso i bambini, il film mi terrorizzo’ letteralmente ma l’essere ancora qui a ricordarlo come una delle occasioni nelle quali il cinema ti emoziona e ti entra nell’anima, forse dovrebbe insegnare qualcosa a qualcuno.
La piu’ celebre trasposizione di Carpenter del 1982 invece la vidi al cinema con gli amici e non serve aggiungere altro a cio’ che da tempo e’ ritenuto un classico della fantascienza.
Eccoci quindi alla terza incarnazione della pellicola o dovrei dire la seconda dal momento in cui se Carpenter riscrisse la storia o meglio si attenne piu’ fedelmente al racconto del 1938 di John W. Campbell, nel 2011 van Heijningen Jr racconta cio’ che avvenne pochi giorni prima di quanto abbiamo gia’ visto col film precedente, ovvero l’antefatto della spedizione norvegese e statunitense.
L’idea e’ molto buona anche perche’ non avrebbe avuto molto senso mettersi in concorrenza con un classico e nel contempo offre l’occasione di raccontare cio’ che avvenne prima dei noti fatti accaduti a MacReady e soci.
Ecco quindi l’astronave ritrovata sotto il ghiaccio e l’ancora piu’ sconvolgente ritrovamento di un alieno congelato.
La fuga dell’extraterrestre sara’ l’inizio dei problemi perche’ questi ha la capacita’ di replicare la sua vittima e di mimetizzarsi al suo interno, rendendo di fatto ognuno dei membri della squadra, un possibile nemico e come Carpenter ci ha insegnato, la paranoia uccide tanto quanto il mostro.
Pellicola ben realizzata e ben pensata dove il regista olandese al suo esordio, fa il suo mestiere senza sbavature ma anche senza troppe invenzioni restando molto nell’ombra ma come opera prima ci sta.
I protagonisti non possono avere il carisma di Kurt "Mac" Russell ma cio’ che conta e’ la storia e in fondo non ci si fa caso piu’ di tanto. Forse la pellicola resta un po’ anonima, immeritatamente aggiungerei, percio’ invito a darle un’occasione.