Ieri sera, poco prima di addormentarsi, mia figlia mi ha chiesto che cosa mi piacesse di meno della vita. Che non è una domanda di quelle da fare in quei momenti, quando stai per coricarti e hai così tanto tempo da passare da solo con te stesso nell’attesa di prendere sonno. Anzi, ci sono ampie possibilità di non addormentarsi più, a volte basta una preoccupazione non calcolata e buonanotte. Anzi, buonanotte un cazzo. Ma sapete, il debole che noi primipari attempati abbiamo per i nostri figli unici è così sovradimensionato che qualunque aspetto del nostro ménage genitoriale ci manda in brodo di giuggiole. Questo nel mio caso accade ogni volta che si instaura una conversazione tra me e mia figlia, sia che si parli di sciocchezze che dei massimi sistemi. Ciò significa che anche una domanda che presuppone una riflessione amara, quando mi viene formulata da lei la risposta che mi viene da dare subisce il condizionamento ambientale e non riesco a immaginare nulla di brutto. E infatti ieri sera ho ribaltato subito la questione, immaginando un condensato di giovanottismo e fabiovolismo con addirittura un titolo per un qualcosa di non ben specificato, ma comunque riconducibile a “la cosa che mi piace di più della vita siamo noi, io e te”. Perché a fare dell’ironia pungente e del sarcasmo sulle parole degli altri siamo bravi e solerti tutti, ma quando si tratta di cose belle, di buoni sentimenti, di amore, alla fine ci troviamo tutti con una tazza di tisana fumante in mano sotto lo stesso capannone industriale in cui si forgiano le peggio smancerie. E mettetevi nei miei panni, a fianco di una bambina nel pieno di quella fase in cui convivono, senza pestarsi i piedi, Peppa Pig e gli One Direction, quel momento di transizione in cui le scene degli attori che si baciano fanno schifo ma è tutto un parlare di chi piace a chi, tra i compagni di scuola. Così ho dovuto davvero pensare a lungo a cosa mi piacesse di meno perché lì, in quel frangente, con l’abat-jour che è un mappamondo dalla luce soffusa, mia figlia con il pigiama verde e gli occhi appesantiti dal sonno che però continuavano ad osservarmi, in quell’istante proprio non mi veniva in mente niente che non mi piacesse.
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