Ho passato il fine settimana tappato in casa, con il televisore rotto, il lavandino del bagno ostruito, la lampadina che sfarfalla a meno che non la si sviti e la si riavviti un po’ a caso fino a quando non piace a lei, sono uscito una volta sola per accompagnare mio figlio al parco, ma faceva un caldo orrendo e in tutto il parco eravamo solo io e un altro papà, entrambi intenti a spingere l’altalena con sopra il proprio figlio, l’altro papà era in abito color caramella mentre io avevo una maglietta nera e un paio di bermuda, e non so perché ma ci guardavamo in cagnesco, come se ognuno pensasse che il caldo fosse colpa dell’altro, e ho passato la mattina di domenica a leggere il giornale coi gomiti puntati sul tavolo, e il pomeriggio di domenica a ascoltare i tuoni del temporale steso sul divano, e la sera di domenica a leggiucchiare la biografia di un famoso scrittore americano, e oggi (che è lunedì) mi diranno che ho la faccia sempre più stanca e tetra, e che forse dovrei pensare di prendere delle vitamine, e che non so godermi i giorni di festa, tantomeno so godermi la vita. Questo sarebbe l’incipit buono per un romanzo in cui un tizio, un po’ alla volta, finisce per confessare di aver ammazzato qualcuno, o insomma di aver combinato un gran casino, mentre io non ho ammazzato nessuno né ho combinato alcun casino né penso di volerne combinare. A me, proprio questa assenza di sbocchi drammatici, sembrava la cosa letterariamente più rilevante.
Magazine Società
Potrebbero interessarti anche :