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La Costa Concordia e la scatola nera. I periti: un’avaria quattro giorni prima – Rassegna Stampa D.B.Cruise Magazine

Creato il 03 luglio 2012 da Dreamblog @Dreamblog

Per i consulenti i dati sono incompleti, le carte nautiche non sarebbero state approvate e le porte stagne erano aperte


 

Alcuni sistemi di controllo della Costa Concordia non erano funzionanti. La nave affondata la sera del 13 gennaio scorso di fronte all’Isola del Giglio viaggiava con le porte stagne aperte e con mappe «non approvate», ma l’anomalia più grave – almeno secondo quanto verificato dai periti – riguarda la «scatola nera».

 

È stato infatti accertato che il macchinario era in avaria dal 9 gennaio, ben quattro giorni prima del naufragio che provocò la morte di trentadue persone. I consulenti nominati dal giudice di Grosseto lo hanno verbalizzato il 4 aprile scorso evidenziando di poter quindi analizzare esclusivamente i dati contenuti nel computer di servizio. E di dover lavorare su documentazione incompleta visto che dalle 23.36 del 13 gennaio non c’è più alcuna registrazione. E questo vuol dire che gran parte della fase di abbandono della nave è avvenuta «al buio». Circostanze che risultano pure dai verbali di testimoni e indagati interrogati in questi mesi. Ma soprattutto dalle mail acquisite dai pubblici ministeri che indagano sul comportamento del comandante Francesco Schettino e sulle eventuali responsabilità dei vertici della Compagnia. Le missive tra Pierfrancesco Ferro, il responsabile del settore tecnico di Costa, e la ditta di manutenzione dimostrano infatti che si era deciso di intervenire per la riparazione del guasto il 14 gennaio quando la nave fosse arrivata nel porto di Savona. Troppo tardi. E adesso sarà la magistratura a dover valutare quanto tutto questo abbia pesato sulle cause della tragedia, tenendo conto che il codice della navigazione vieta alle imbarcazioni di salpare in queste condizioni.

Le email con la ditta

Allegata agli atti c’è una mail spedita il 22 gennaio – nove giorni dopo il disastro – da Ferro al direttore generale Gianni Onorato che precedentemente gli aveva chiesto spiegazioni su quanto accaduto. Scrive Ferro: «Le allego copia di tutte le comunicazioni intercorse tra la nave, me e la ditta. Dalle mail si evince che la segnalazione dalla nave è stata fatta alle ore 18.02 del 10 gennaio. Io ho letto e inoltrato la mail alla ditta alle 10.46 dell’11 gennaio. L’intervento è stato programmato alle ore 14.34 dell’11 gennaio per il giorno 13 a Civitavecchia o al più tardi per il 14 a Savona. Successivamente la ditta mi ha comunicato telefonicamente che sarebbe intervenuta a Savona».

 

Le missive dimostrano come non fosse la prima volta che la «scatola nera» entrava in avaria. Nella mail con la quale si chiede l’intervento della ditta «Fabio Fiorucci srl» per riparare il guasto Ferro scrive infatti: «Buongiorno, per l’ennesima volta il Vdr del Concordia è andato nuovamente in fault per il problema sull’Hd. La situazione sta diventando veramente insostenibile e non è pensabile continuare a fare service su service spendendo così tanti soldi senza ottenere un risultato». In realtà, come si comprende leggendo la risposta, il danno è ben più grave perché è relativo alla «capsula».

Fonte: Il Corriere della Sera

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