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La Costituzione e l’ “impossibile” decadenza di Silvio

Creato il 16 ottobre 2013 da Albertocapece

20130906-075448-620x350Zitto zitto, piano piano il voto sulla decadenza di Berlusconi da senatore slitta a novembre anzi a data da destinarsi: c’è prima da dirimere la questione del voto palese o segreto. Il 29 ottobre si riunirà la giunta per il regolamento, le varie posizioni verranno esaminate e non è detto che si arrivi a una decisione immediata, tanto più che lo strappo all’interno del Pdl sta rapidamente rientrando anche per l’esplicito ricatto del Cavaliere sui soldi: gli eventuali transfughi cominciano a capire fino in fondo il significato di partito padronale e a rendersi conto che senza Silvio finirebbero peggio di Fini.

Insomma le capacità di ricatto di Silvio stanno man mano ritornando al loro antico fulgore ed è probabile che per evitare turbamenti alle larghe intese, già peraltro minacciate dalla “colomba” Quagliarello  si cerchi di prendere tempo sulla questione del voto palese o meno: solo dopo infatti sarà possibile calendarizzare il voto in aula sulla decadenza. L’obiettivo a questo punto è chiaro: tirarla più in lungo possibile, magari con la connivenza di un governo che non può più sperare di campare con gli esodati del Pdl,  per evitare che il senato si pronunci prima che la strenua attenzione del Quirinale nei confronti delle carceri non si concreti in un’amnistia. A quel punto con un Berlusconi ripulito come acqua di fonte, il gioco sarebbe fatto.

Ho riassunto la questione in vista però di un altro scopo, quello di  mostrare come le lentezze esasperanti e i giochi che esse consentono non hanno alcun bisogno del bicameralismo perfetto: sono più figlie di una costituzione materiale incarnata nei regolamenti, nelle prassi, nelle leggi elettorali e nella qualità della politica piuttosto che nella Carta fondamentale della Repubblica. I costituenti conoscevano bene i loro polli e ciò che era stata la clasa discutidora  prima del fascismo, quindi avevano pensato al bicameralismo perfetto non tanto per rallentare i lavori che se si vuole possono essere speditissimi, quanto proprio per rendere più difficoltosi i giochini di corridoio, gli accordi segreti, i patteggiamenti nell’ombra o semplicemente la superficialità assoluta, la poca chiarezza con cui un ceto politico prende decisioni che possono avere conseguenze catastrofiche. E lo stiamo vedendo e vivendo sulla nostra pelle.

Anzi a dire la verità, la velocità incredibile con cui ci si è piegati a trattati europei che ci stanno succhiando il sangue, la meravigliosa lena con cui si è distrutto l’articolo 18 o si è previsto il pareggio di bilancio in Costituzione, insomma tutto ciò che ci è stato detto che era necessario, inevitabile e urgente, rendono del tutto grottesco e surreale che oggi si voglia manomettere la Costituzione con la scusa di rendere più rapide le decisioni. Anzi dio avesse voluto che ci fosse stata una terza Camera di galantuomini a fermare lo scempio della sovranità di bilancio e dunque anche della politica. Ma tutto questo rende abbastanza chiaro che le ragioni,  la dannata fretta con cui si vuole mettere mano alla Carta e persino l’alleato con cui lo si vuole fare, deriva da altri motivi che attengono alla sopravvivenza della classe dirigente e anche, se non soprattutto, alle manovre che si preparano in Europa circa un diverso assetto della governance. La nuova Costituzione, rabberciata alla meglio, dovrà essere per l’appunto funzionale alla riduzione della democrazia, accogliendone le premesse e permettendone gli strumenti di agibilità. Domani spero di poter essere più preciso.


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