Ho deciso di approfondire un tema già trattato in precedenza (qui) : il divismo. Ho già parlato di come si costruisce, del ruolo giocato dai social, del nuovo orientamento del mercato, sempre più rivolto ai giovanissimi tweens. Oggi però voglio portarvi un esempio concreto. Mi sono voluta fare del male e ho fatto una full immersion (merito anche di una curiosità morbosa verso le perversioni umane) nel mondo musicale di una boy-band (sì, esistono ancora le boy band) britannica super trendy (quest’aggettivo invece non si usa più) : i One Direction.
Ho pensato che loro fossero l’esempio perfetto del nuovo divismo di plastica: fogna music, testi faciloni, voci mediocri, bellocci, giovanissimi e look sgargianti. In breve, perennemente tra le tendenze mondiali di Twitter (ecco come li ho conosciuti, mannaggia a me).
Già la loro origine li rende archetipi perfetti dell’analisi del nuovo divismo: sono stati scartati alle audizioni di X-Factor UK,presentandosi singolarmente. I giurati hanno avuto la brillante idea (probabilmente basandosi sulla tendenza mondiale di orientarsi sempre più verso un target molto giovane e femminile) di metterli insieme, avendoli probabilmente associati per sesso, età (tutti tra i 17 anni),bell’aspetto e vocalità media (niente di eccezionale).
Hanno così resuscitato una configurazione come quella della boy-band che sembrava ormai morta e sepolta. Ed è stata una mossa vincente. Spopolano in tutto il mondo tra teen e tweens questi ragazzi inglesi che sembrano un cartellone pubblicitario vivente: hanno tutti dei look abbinati, colori sgargianti per renderli sempre più giovani (il loro comandamento da ora in poi sarà quello di non invecchiare mai visto che dovranno essere sempre appetibili per le adolescenti in piena tempesta ormonale) e la loro strategia musicale è abbastanza costruita.
Intanto il loro singolo è spaventosamente simile a Summer Night tratto da Grease,il che ha un duplice significato: povertà musicale e sonorità giurassiche visto che il pop è rivolto per lo più all’elettronica (rihanna, jessie j,gaga..).
Diamo un’occhiata al testo del singolo “What makes you beautiful”. Ha un destinatario ben preciso: è la solita favoletta sul fatto che tutte le ragazze sono bellissime,nonostante insicurezze,paure ecc..
Potrebbe essere anche un messaggio costruttivo se non fosse cantato da cinque tizi idolatrati soprattutto per la loro bellezza.
Questo tipo di singolo non è un prodotto spontaneo, artistico. È una chiarissima operazione di marketing che rende dei pupazzi pilotati cinque ragazzi,sono sicura, con delle aspirazioni diverse. Notate come ci siano pochi assolo, cantati per altro sempre dal più belloccio. Non si distinguono le differenti vocalità,cantano spesso tutti insieme seguendo quella che è un po’ la tendenza lanciata dai Coldplay dei cori da stadio (con risultati diversi,però) che fanno tanto esaltare il pubblico. Tecniche di marketing piuttosto grossolane che anche un’inesperta come me saprebbe riconoscere. Naturalmente però i ragazzini non hanno gli strumenti (giustamente) per saper interpretare fenomeni del genere.
Qual è lo scenario futuro? Sicuramente è preoccupante il fatto che i preadolescenti stiano diventando una vera e propria categoria sociale da indottrinare a da “addestrare” al consumo (penso alle baby-guru del make-up su youtube che parlano di infiniti prodotti di marca di cui ,parlando da ventenne, nemmeno conoscevo l’esistenza). In questo senso penso che proprio la fase della formazione dello spirito critico vada in qualche modo bruciata e ci dirigiamo verso un mondo sempre più superficiale e precario. Prima di scadere in discorsi da bacchettona moralista, la chiudo qui.