Magazine Cultura
Le tre leggi della creatività:
(1) C’è chi ha una canzone, chi dieci, chi cento. (Robbie Robertson)
(2) La creatività dura un decennio. (Sconosciuto)
(3) (La terza legge non la conosco ancora).
Un artista di talento riesce ad essere creativo, affilato, innovativo, importante per dieci anni. Al massimo. Alcuni musicisti saranno ricordati per una canzone (Venus; Shakin All Over; Wild Thing; Hey Joe). Alcuni per un album (Willie Nile, Fleshtones, Wallflowers). Ma anche gli artisti più talentuosi, importanti e significativi, non restano determinanti per la scena per più di una decade.
I Beatles raggiunsero il primo posto in America con Love Me Do nel ’64 (stampato in patria nell’ottobre del ’62). Al loro scioglimento avevano ancora benzina nel serbatoio: George Harrison diede alle stampe All Things Must Pass nel ’70; John Lennon Imagine nel ’71; Ringo l’omonimo disco nel ’73; il Macca, Band On The Run nello stesso anno.
Dylan registrò il capolavoro di Freewheeling nel ’63. È rimasto il numero 1 della scena americana fino a Blonde On Blonde nel ’66, si è preso un periodo sabbatico a Woodstock (una assenza durante la quale lui e la Band inventarono il rock americano con i Basement Tapes), per ripresentarsi nel ’75 con Blood On The Tracks (e l’anno successivo con la Rolling Thunder Revue).
Gli Stones registrarono l’esordio per la Decca nel ’64, e Some Girls nel ’78 (dopo però due anni di silenzio).
E così a procedere: dai Pink Floyd (1967-1975) agli Smiths (1984-87), i R.E.M. (Murmur 1983, Automatic 1992), Phish (1992-2000). Lou Reed 1967-1978, con un inaspettato ritorno di fiamma dopo una decade perduta, nel 1989. David Bowie può sembrare un sempreverde, ma la sua decade sono stati gli anni settanta. I Sex Pistols sono durati tre singoli, i Clash cinque album.
Non significa che dopo dieci anni gli artisti scompaiano. Anzi: di solito diventano molto più celebri, accettati dalle classifiche, dal pubblico mainstream e dalla stampa generalista. Quale rivista italiana avrebbe parlato di un disco di Bob Dylan negli anni sessanta, e quale rinuncerebbe a farlo negli anni duemila, senza mancare di usare le formule di rito “il poeta di Duluth”, come per “la poetessa del rock” Patti Smith, e compagnia cantante? I fan, gli elogi, i premi e i soldi arrivano dopo, quando l’arte è finita e l’artista si è sfamato.
I fan continuano ad ascoltarlo, e fanno bene, ma il critico farà meglio a voltare il suo fiuto verso nuovi lidi e nuove cantine.
La vita è troppo breve per ascoltare sempre la stessa musica.
Ben inteso, ci sono artisti che hanno scoperto il modo di invecchiare come vini preziosi. Le grandi american bands, per esempio. I Grateful Dead hanno realizzato i loro due dischi memorabili nello stesso anno, il 1970. Ma hanno continuato a portare in giro il loro memorabile show per quattro decenni, e si sono interrotti solo per la morte della loro anima, Jerry Garcia. Lo stesso vale per gli Allman Brothers Band, i Los Lobos, gli Heartbreakers di Tom Petty, la Dave Matthews Band, e l’avrebbero fatto anche i Little Feat se Lowell George non se ne fosse andato troppo presto.