Oltre un centinaio di impianti CCS (carbon capture and storage) entro il 2020. Questa la ricetta del Global CCS Institute per combattere il cambiamento climatico in tutto il mondo.
La relazione, intitolata Global Status of CCS 2012, ribadisce come la tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio sia parte fondamentale del mix tecnologico a basse emissioni da impiegare per affrontare il cambiamento climatico. Inoltre, nonostante il carbone pulito sia sostenuto attivamente nei piani delle grande potenze economiche, il documento sottolinea come lo scorso anno sia stato costruito solo un nuovo impianto di CCS, portando il numero totale a 75, mentre ben otto progetti sono stati annullati.
Il CEO dell’Istituto, Brad Page, ha evidenziato le questioni chiave che devono essere affrontate sul piano internazionale per accelerare la diffusione del CCS e aiutare così a mantenere l’aumento della temperatura sotto la famosa soglia dei 2° C; prima fra tutte la necessità di accelerare gli investimenti del governo e dell’industria in progetti dimostrativi per sviluppare la tecnologia e una riduzione dei costi e quindi la capacità di condividere il know-how in particolare con paesi non OCSE, dove ci si aspetta avvenga il 70 per cento della diffusione delle tecnologie CCS entro il 2050.
“Il numero di progetti operativi dovrebbe aumentare a 130 entro il 2020, ma ora come ora è abbastanza improbabile; le nostre proiezioni mostrano che solo 51 dei 59 progetti rimanenti, individuati nel nostro sondaggio annuale, potranno essere operativi per quella data”, ha commentato Page .
Per quanto riguarda l’Italia, la tecnologia è già attiva nella centrale Enel Federico II di Brindisi, che rappresenta uno degli impianti più innovativi a livello internazionale, ed è in procinto di essere applicata anche in quella di Porto Tolle, sempre di Enel, dopo che finalmente è stato sbloccato definitivamente l’iter autorizzativo che ne permette la riconversione da impianto a olio combustibile a impianto a carbone pulito.
[foto da rinnovabili.it]






