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La crisi del 2014 ipotizzata da Nicholas Boyle

Creato il 18 giugno 2010 da Zonwu
La crisi del 2014 ipotizzata da Nicholas BoyleNiente a che vedere con le leggende sul 2012, quella del 2014 potrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere una catastrofe di tipo finanziario e sociale un po' più realistica delle teorie del complotto che si sentono ogni giorno.
Ad ipotizzare il collasso per il 2014 è stato il professor Nicholas Boyle, dell' Università di Cambridge, nel suo nuovo libro "2014 - Come sopravvivere alla prossima crisi globale".


Boyle non è il primo catastrofista improvvisato che si incontra per strada. Ampiamente conosciuto per le sue opere storiche e la sua biografia di Goethe, è Fellow of the British Academy da 10 anni, ed è ricnonsciuto a livello internazionale come una persona dotata di estremo spirito critico e capacità letterarie fuori dal comune.
Secondo Boyle, che ha effettuato ricerche che spaziano dalla politica all'economia, dalla filosofia alla teologia, il mondo si dirige verso una crisi globale senza precedenti, che avrà influenze estremamente più vaste dell'attuale crisi economica mondiale.
Dal punto di vista di Boyle, la crisi del 2007-2008 è stato un giochetto se paragonata a quella verso la quale i Paesi di tutto il mondo si stanno dirigendo: si tratterà di una rottura delle relazioni diplomatiche, economiche e culturali, nella quale gli Stati Uniti giocheranno un ruolo fondamentale. Ruolo che non è affatto detto possa essere positivo: gli USA potrebbero condannare l'umanità intera ad un secolo di miseria e violenza, come proiettarla in una nuova era di cooperazione mondiale.
Boyle spiega che l'alternativa più pacifica alla crisi imminente sarà quella di realizzare una comunità internazionale nella quale ogni singolo Paese possa pubblicamente accettare il fatto di essere per lo più impotente di fronte alle sfide sociali ed economiche del nuovo millennio. Occorrerà quindi costituire un nuovo sistema di governo mondiale.
"Siamo sempre più vicini al momento della decisione, quando i problemi più grossi che si sono fatti sentire negli ultimi anni non potranno più essere rimandati" dice Boyle. "Per il 2014, il nostro contributo al XXI° secolo sarà stabilito, nel bene o nel male".
Non si tratta tuttavia di ipotesi basate sul nulla: Boyle sostiene infatti che tutti i problemi fondamentali nel corso degli ultimi cinque secoli si sono presentati con più forza nelle seconde decadi di ogni secolo. Nel 1914 ad esempio, il risultato fu quello di una guerra catastrofica che portò a decadi di conflitti e tensioni. Al contrario, nel 1815 il Congresso di Vienna sancì l'inizio di quasi 100 anni di pace relativa.
Il problema principale è che la Cina, che si sta delineando nettamente come nuova superpotenza, costringerà gli Stati Uniti a dover trattare o ad assumere una politica estera più aggressiva. "Tutto, alla fine, potrà dipendere da come l'America potrà reagire al declino del suo potere economico, ed alla condivisione con altre superpotenze delle risorse mondiali e degli standard di vita".
Tutto questo potrebbe portare a realizzare che un modello di governo globale sia necessario per allineare la politica con l'economia mondiale. Nel suo libro, Boyle sostiene che i recenti collassi bancari siano frutto del fatto che non esistano forme di regolamentazione per controllare la finanza internazionale.
Per rafforzare le strutture internazionali esistenti, una delle misure richieste, secondo Boyle, è quella di tassare le banche per poter ottenere i fondi necessari a garantire stabilità finanziaria nella realizzazione dei Millennium Development Goals, come il cambiamento climatico o l'abbattimento della povertà e della fame nel mondo.
E' per questo che afferma che sia necessaria una Tobin Tax, una tassa proposta da James Tobin nel 1972 che prevede la tassazione di tutte le transazioni sui mercati valutari per poterli mantenere stabili e procurare entrate alla comunità internazionale.
Ma il governo globale sarà possibile solo nel caso di un radicale cambiamento nella gestione delle relazioni internazionali. Boyle descrive gli Stati sovrani come "un esperimento del XX° secolo fallito", ma avverte che rappresentano inoltre un'invenzione americana che gli gli Stati Uniti devono accettare come vecchia e non più adatta ai nuovi scopi dell'umanità.
Ad eccezione del XX° secolo, Boyle sostiene che il modello vincente di governo che ha consentito i progressi ai quali siamo giunti è quello dell' impero. Allo stesso modo, nel suo libro afferma che nel XXI° secolo c'è un network di organizzazioni globali, dalle multinazionali agli imperi di fatto come quello americano o cinese, che determinano molti aspetti della nostra vita.
"E' un segnale profondamente promettente il fatto che abbiano iniziato il XXI° secolo con molti organismi internazionali ed intergovernativi rispetto al XX° secolo". Quello che secondo lui la storia suggerirebbe è il bisogno di un sistema di "regolazione globale imperiale, se vogliamo che il nuovo secolo sia un periodo di pace relativa". E conclude: "La sola rotta pacifica concepibile è la continuazione della Pax Americana. Ma la comprensione dell'America nel mondo, e la comprensione che l'America ha di se stessa, dovranno cambiare per ottenere la pace".


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