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La Crisi della Scena Musicale Italiana: Cause, Soluzioni, Prospettive Volume 2

Creato il 29 maggio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
La Crisi della Scena Musicale Italiana: Cause, Soluzioni, Prospettive Volume 2

Tutta colpa di internet? La nostra analisi non può a questo punto non considerare i grandi cambiamenti apportati alle nostre esistenze dall'esplosione di questo mezzo di comunicazione di massa.

Partiamo da un fatto ormai accertato: la fruizione musicale in rete tra pirateria (l'Italia è ai primi posti) e ascolto gratuito legale offerto da intermediari e da alcune case discografiche ha "inflazionato" il mondo delle sette note rendendo le canzoni un prodotto di consumo scontato e, per certi versi, poco appetibile. Siamo costantemente bombardati da una miscela di immagini, voci, rumori, musiche che trova l'apice nella cinematografia, negli spot pubblicitari ed in maniera preponderante nei videogame.

Quest'ultimi, in grado di generare una vera e propria "patologia", costituiscono una "lama a doppio taglio": se da una parte offrono delle chance per vendere un prodotto fonografico abbinandolo ad un'opera multimediale, ciò è al contempo un limite perché esaurisce l'interesse verso i compositori della colonna sonora non appena il videogame medesimo smette la sua funzione di "oggetto di culto" essendo in realtà solo un prodotto di consumo con data di scadenza predeterminata!

Un cantante, una band non può puntare su fenomeni effimeri... I canali web che ospitano videoclip non favoriscono affatto l'universo musicale, soprattutto se i video riguardano esibizioni dal vivo. Appagata la propria curiosità o semplicemente soddisfatto dalla opportunità di assistere ad uno show nella comodità assoluta del proprio salotto, il fruitore non si assume alcun rischio e gode dei primi piani che in un concerto è impensabile pretendere, senza calca, agenti atmosferici impietosi, disagi di ogni sorta (in pratica, la medesima formula sfruttata per gli eventi sportivi). Il costo di tutto questo? Assolutamente gratuito! Cosa aggiungere se non la constatazione che in rete non esiste un freno a chi si propone senza aver alcuna competenza e professionalità e che la persistenza di siffatto status quo favorisce (ed incoraggia oltremisura) i "possessori di strumenti musicali" a gettarsi allo sbaraglio nel calderone mediatico che tutto appiana e svilisce.

Ora un accenno a quella che, forse con poca fantasia, chiameremo la "guerra dei garage". Si tratta di una delle più gravi e autolesioniste stoccate che il panorama italiano riesce ad infliggersi. Una piaga che non ha quartiere: da Nord a Sud, all'interno dei medesimi generi, con denigrazione reciproca tra quelli antitetici; ogni città ha le sue fazioni perennemente in lotta! Chi suona o si reputa musicista non vede l'ora di autocelebrarsi a discapito del prossimo. L'astio tra le "garage band" o realtà semiprofessionali (ma alcune sono anche già note!) non perde occasione per trasformare in gossip qualunque faida con la concorrenza. Webzine, forum e blog pullulano di invettive, pettegolezzi, stroncature gratuite, frecciate tali da far impallidire i giornali scandalistici! La pessima abitudine di boicottare i concerti dei concittadini o dei conterranei influisce sulla crisi delle esibizioni dal vivo. La maggiore quota della platea è rappresentata dal pop e dal rock. La scelta esterofila decreta la condanna di quasi tutte le proposte nazionali.

Ecco una delle prime batoste che queste band e chi si sovrastima ricevono: la critica impietosa del pubblico! La seconda e forse più importante? Il "no" categorico delle etichette discografiche italiane ed estere. Sopravvalutazione, immodestia, mancanza di adeguata preparazione musicale, scarsa attitudine professionale, evidenti lacune con l'inglese sono solo alcune delle pecche riscontrabili nella quasi totalità dei "presunti" musicisti. La lezione più importante? Porsi dinanzi allo specchio e riconoscere i propri limiti.

L'affermarsi di innumerevoli testate giornalistiche amatoriali in rete (webzine), spesso promosse da giornalisti non professionisti, ha devastato l'indotto della stampa specializzata e la maggior parte delle riviste di settore ha chiuso i battenti gettando in strada il fior fiore degli esperti. Il variegato mondo delle webzine è spesso più dannoso che altro: chi giudica è quasi sempre esterofilo o componente di qualche band musicale. Appare scontato che costui "affossi" i conterranei verso cui nutre sentimenti poco amichevoli e tessa le lodi di sconosciuti (probabili amici) e/o di star affermate che non hanno affatto bisogno di ulteriori ovazioni.

La mentalità ottusa e per nulla lungimirante di gran parte degli operatori del settore completa l'opera di boicottaggio dei concerti dal vivo intrapresa dal pubblico esterofilo, invidioso o semplicemente apatico. In tante occasioni, si è privilegiata solo quella parte del panorama musicale rappresentata dai cantautori italiani celebri (Baglioni, Morandi, Venditti e altri) o dai vari fenomeni mediatici del momento (Emma Marrone, Modà, Mengoni e così via) contando sulla certezza di avere un rientro economico. Tutto questo, scartando qualunque occasione di esibizione per gli emergenti.

Non bastano le apparizioni a festival come Castrocaro o Sanremo a decretare il successo e la consacrazione dei talenti nostrani. Alcuni gruppi o cantanti vincitori tra le "nuove proposte" non hanno goduto dell'appoggio mediatico idoneo ed anche a causa di errate scelte manageriali sono stati surclassati dal nuovo che avanza. Deleterio al massimo, ricorrere esclusivamente ai nomi stranieri altisonanti per "fare il colpaccio". La formula ha funzionato per decenni grazie al pubblico esterofilo, ma l'avidità degli addetti ai lavori ha ucciso la gallina dalle uova d'oro: la percentuale pretesa sulla vendita di magliette, dischi e gadget vari è quattro volte superiore alla media europea! In tanti non ci stanno più ed è naturale che i gruppi stranieri snobbino l'Italia. Anche all'estero la crisi si fa sentire ed i concerti sono occasioni preziose per vendere ed incrementare i guadagni.

In conclusione, con amarezza non possiamo che constatare che l'attenzione prestata dagli organizzatori di eventi alla scena italiana è direttamente proporzionale all'interesse mostrato dai politici nei confronti della disoccupazione.


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