La crisi economica è un tornado. Ha divelto le certezze materiali, morali, affettive e psicologiche di molte società. Fino a pochi anni fa, c'erano dei modi definiti e stabili di lavorare, amare, crescere figli, comprare, guardare la televisione, bere un caffè. Se ci si ferma a guardare com'era la nostra vita prima di questo cataclisma, ci si scopre a fissare una spianata di lamiere, rifiuti, macerie tipiche dei bombardamenti. Oggi, i binari sfasciati prendono la forma di futuristiche rotaie. Questa è la rivoluzione, questo dev'essere accaduto ai nostri antenati.
La Crisi Economica sta cambiando il modo di generare business, l'approccio delle banche al credito, la politica globale. Questa forza centrifuga agisce a livelli profondi, consci e inconsci, di ogni singolo essere umano. Non esistono più i "si fa così e basta". Non c'è più spazio per "è così da sempre". Non c'è più aria. Essere consapevoli di avere molte scelte davanti agli occhi, per qualsiasi argomento, è una conquista. Il pensiero è spesso binario. O bianco o nero. O si oppure no. O tu o io. O lui o noi. Questo e quello. Uno e due. Come due insiemi finiti, separati, di tanto in tanto sovrapponibili, ma comunque limitati, le soluzioni che abbiamo adottato sino ad oggi non bastano più. Non sono più adatte. Non risolvono gli enigmi del quotidiano, non danno un lavoro al figlio pluri laureato, non permettono di acquistare una macchina senza contratto a tempo indeterminato. Non è più vero che un fuoricorso è, senza ombra di dubbio, uno scansafatiche: gli atenei hanno iniziato a dare la possibilità di iscriversi come studente part time perché lavoratore, le aziende ne prendono atto.
Questi insiemi tondi che personificano i pensieri sono obbligati a diventare un grande sole. Come nuovi rami di bambù, dalla mente di molti di noi fioriscono nuove frecce che indicano strade da percorrere, scelte diverse, ecologie nuove. L'andare all'estero in cerca di fortuna o per riesumare il vecchio sogno americano è solo una delle possibile strategie di sviluppo che la nostra società avanza per sopravvivere. Ma esistono altre realtà, scelte, dei, convinzioni, religioni. Questa accoglienza del diverso e del possibile è, di per sé, una rivoluzione. La lotta in questione ha molto a che fare con la selezione per il miglioramento della specie umana. Sopravviveranno i più forti, come sempre, le persone in grado di attivare nuove soluzioni creative, allacciare alleanze fra le persone, sviluppare la propria formazione. A mio avviso, un certo tipo di approccio all'esistenza ha il tempo contato.
La diversificazione è cambiamento. Ci sono agenti che modificano la nostra vita in maniera impercettibile, ma indelebile. Pensiamo, per esempio, a com'era la televisione prima della rivoluzione del digitale terrestre, prima della concorrenza reale fra televisioni. Oggi è possibile avere accesso a quasi 10 mila canali di tutto il mondo con Sky. E' possibile accedere a un'informazione globale il cui livello qualitativo è infinitamente superiore anche a quanto propone il famoso TG1. E' possibile studiare attraverso i documentari e, cosa fondamentale, è possibile conoscere che esistono altri modi di intendere la vita, le professioni, la ristrutturazione di una casa, la cottura del pesce, la realizzazione di un matrimonio eco sostenibile. Possiamo sapere, per esempio, che sono stati ritrovati i resti ossei della famosa famiglia dei Tolomei, di cui Cleopatra è la più famosa esponente, in Turchia, ad Efeso. La nostra mente si allarga venendo a conoscenza degli usi diversificati del satellite, come per esempio in archeologia. La nostra coscienza si espande sapendo che ci sono Paesi e gruppi di studio per cui la linguistica ha valore ed è un lavoro di scoperta capace di accendere d'entusiasmo l'anima. Ma possiamo anche sentirci stimolati davanti alle professioni che nel mondo vengono svolte con regolarità e riconoscimento, come per esempio il restauratore oppure il camionista nelle lande più impervie. Possiamo entrare in contatto con uno spirito d'avventura che può accendere lampadine creative e aiutarci a definire business o percorsi anche qui, in Italia. Tutto questo ci cambia.
Sappiamo, per esempio, che all'estero, parti importanti della nostra cultura sono approfondite da persone invasate dalla nostra tradizione. Ma sappiamo anche che noi non siamo inclusi. Nei documentari sulla storia romana, per esempio, non vengono mai intervistati eminenti professori di storia antica italiani. Chi parla proviene dalle più imponenti università americane e, ovviamente, da Harvard. E con quanto amore lo fanno! Con quanta folle esaltazione, come se stessero gustando una prelibata pietanza, un vino storico dal sapore corposo e sempre profondo! Quando mai avete sentito parlare un docente con così tanta emozione sincera? Dei Lord abbarbicati alle cattedre storiche del nostro Bel Paese non appare neppure la loro ombra nei documentari della BBC. Eppure quante arie si danno costoro! Quanta prosopopea e quanta cecità quando si tratta di insegnare o avere a che fare con gli studenti! Quanto dogmatismo quando si tratta di realizzare ricerche, studi dai cui titoli emana uno sbadiglio colossale! Tutto questo ha un'influenza sulla nostra società? Direi di sì. Agisce sulla mentalità. Per questo, ignorare i giovani è da considerarsi stupido.
Siamo come i popoli dell'Est che scoprono un mondo diverso dalle capanne senza pavimenti e dai carretti trainati da asini smunti. Le persone, costrette a rivedere il loro stile di vita e obbligate a fare di necessità virtù, stanno potenziando pratiche ecologiche, solidali ed economiche che definiscono i nuovi tratti della nostra società. Vi chiedete mai perché ovunque chiedono e prendono (anche a vostra insaputa) i vostri dati personali? Vi chiedete mai perché ogni sito web pretende la registrazione, anche quando si tratta di accedere ai contenuti di un'offerta di lavoro? Da qualche parte bisogna iniziare per capire come stanno cambiando le esigenze della popolazione.
Prendiamo, per esempio, i cinema. Un tempo si dava la colpa ai multisala. Ve lo ricordate? "I piccoli cinema di paese chiudono perché hanno aperto questi mastodonti!" Oggi anche i The Space hanno difficoltà a riempire le sale quando non sono in programmazione film cult o pellicole saldamente sostenute da opere di marketing ad alto livello. La popolazione sceglie altre soluzioni per ovviare alla spesa del cinema (i biglietti sono aumentati a partire dall'entrata in vigore dell'Euro). Ci sono i DVD, i prestiti, l'attesa della programmazione su Sky, c'è Torrent ed Emule. Non che prima non ci fossero queste opzioni. Era diversa la motivazione. Ora sono scelte consapevoli, non annoiate.
Per quanto mi riguarda, io e il mio compagno abbiamo optato per la tessera Grande Cinema 3 e Sky ovvero per un biglietto gratuito a testa a settimana e per la visione di tutti gli altri film in differita sul digitale. Sky ci ha permesso di risparmiare sull'acquisto di dvd e di librerie per contenerli perché la programmazione è talmente enorme e soddisfacente (soprattutto in materia di documentari e di serie tv) che non abbiamo più motivo di acquistare film per riempire le serate in casa. Tra l'altro, possiamo studiare con la tv. Questo ci permette di risparmiare sulle uscite. I sabati sera invernali, per esempio, portiamo in salotto il ristorante o il fast food.. ma non con i take away. Compriamo gli ingredienti (seguendo i consigli di IoLeggoLEtichetta) e cuciniamo insieme i menù a cui siamo più affezionati... dal MC al cinese, dal messicano all'indiano. Basta poco, poi, per creare atmosfera e risparmio. Sappiamo di molte coppie e famiglie che fanno lo stesso. Certo, questo significa rimodulare i consumi. In tanti lo fanno e questo è un risultato della crisi e un esempio di soluzioni pratiche per la sopravvivenza.
L'impatto del ventaglio di scelte disponibili è prevaricante. Per alcuni, intollerabile. Quasi depressivo. Non esistono più, per esempio, solo i cornetti vuoti, con la marmellata di albicocche o con la crema. Non c'è più un solo tipo di forma. Non c'è più un solo tipo di caffè, modificabile nella lunghezza. Esistono tanti tipi di caffè, diversi nel gusto, nella preparazione, nel tipo di torrefazione, nel costo, nelle aggiunte, nelle finalità. Non esiste più un solo spaccio dell'usato o una sola formula di solidarietà. A volte, tutta questa diversificazione impaurisce, soggioga, sembra quasi un bimbo che sbrodola. Come scegliere? Che cosa scegliere? Un popolo abituato a fare quello che gli si dice di fare, comprare, pensare, leggere è obbligato a maturare. E' sovversivo tutto ciò ed è profondamente necessario per la nostra libertà. La manifestazione di un'attenzione diversa alla persona, ai suoi gusti, ai suoi bisogni ha un carattere dirompente. Lo stesso vale per l'aumento di start up, per l'incremento di lavoratori autonomi, per la ricerca di soluzioni accettabili per sopravvivere all'imponente carico fiscale che grava sulle nostre spalle. Lo stesso dicasi per le scelte di carattere medico che delineano la spietata voglia di vivere che abbiamo. Tutto questo spazza via un mondo. Brutalmente, senza mezzi termini. Le lotte generazionali sono profonde. Necessarie anche queste, perché il nostro Paese deve crescere e deve diventare adulto anche sotto questo aspetto.
Ora mancano due cose:la politica e l'elaborazione dei traumi del Secolo passato. Sarà la battaglia più dura e più importante. Perché poter scegliere il colore delle proprie scarpe non è sufficiente per iniziare un nuovo capitolo. L'Italia è come il bimbo rapito ne "Io non ho paura" di Ammaniti. Mi chiedo quanta voglia abbiamo ancora di allearci con i responsabili del tradimento più grande che un popolo può subire. Mi chiedo se abbiamo ancora voglia di dare il nostro voto a comici di tutte le risme. Mi chiedo quanto tutti i cambiamenti sopra elencati entreranno nella nostra urna e nella punta della matita con cui stabiliremo se fare questa rivoluzione per davvero oppure se mantenere in vita il vecchio, caro, mondo dei politicanti di bassa lega. Mi chiedo anche che cosa faremo per affrontare le responsabilità (superando censura, intimidazioni, manipolazioni anti-verità) che derivano dalle azioni storiche che abbiamo commesso come popolo e come singoli nel corso dell'ultimo secolo.