I teorici della “Scuola di Francoforte” sostenevano che “le idee degli individui sono un prodotto della società in cui vivono”. Infatti dal momento che il nostro pensiero si forma nella società è impossibile o quasi impossibile arrivare a conclusioni che siano libere dalle influenze della nostra epoca e della società contemporanea.
La scuola di Francoforte aveva tra i suoi esponenti Marcuse, Adorno, Fromm, Horkheimer e altri ancora. Secondo questi teorici l’intellettuale deve avere un atteggiamento critico nei confronti della società che prende in esame e questo atteggiamento deve avere come fine un mutamento sociale.
I teorici della Scuola di Francoforte pongono la loro attenzione sul fatto che la società sia “controllata” e l’individuo sia “manipolato”.
Essi combinano Marx e Freud per evidenziare l’importanza del carattere repressivo del mondo contemporaneo. Inoltre essi criticano la cultura di massa, usata per manipolare gli individui, per “distrarre” le persone e renderle passive. Si critica insomma “un intero sistema di dominio” che elimina ogni tentativo di protesta o di ribellione.
Il “controllo sociale” è affiancato da un enorme condizionamento da parte dei mass-media e da un appiattimento culturale esorbitante.
Il pensiero dei teorici della Scuola di Francoforte, così “di moda” nelle rivolte del 1968, è più che attuale e applicabile alla nostra società odierna: quello che essi sostenevano si è estremizzato al massimo livello. La società di cui essi parlavano, una società totalitaria e repressiva è ancora tale e lo è ancora più dal tempo in cui essi operavano.