Di cosa parlano le manifestazioni nelle strade?
di Rall Canti
Nelle città brasiliane tornano con forza le manifestazioni. Quelle di domenica 13/3/2016 sono state le più grandi nella storia del paese. Nonostante siano focalizzate sulla lotta alla corruzione nel Partito dei Lavoratori e sul "Impeachment" della Presidente Dilma, evidenziano un enorme sfiducia nella politica e nei politici. Chi si avventura a partecipare a queste manifestazioni avrà dei problemi con i manifestanti a prescindere dalle articolazioni che l'opposizione ha con i gruppi che si pongono comem "avanguardia" del movimento.
Quello che ha caratterizzato la strada fin dalle prime manifestazioni è stata la spontaneità ed una profonda sfiducia, se non il rifiuto vero e proprio della politica dei partiti così come la conosciamo, situazione questa che sembra in contrasto con ciò che pensano i gruppi organizzati del movimento che mantengono strette relazioni con alcuni partiti. Pertanto, la contestazione nei confronti di Dilma e del Partito dei Lavoratori si estende ai partiti di tutti i colori ed ai loro cacicchi. Quelli dell'opposizione che si sono arrischiati a partecipare alle manifestazioni sono stati costretti a battere in rititata dopo le contestazioni.
Tuttavia, non si sa se il rifiuto della politica sia relazionato solamente alla percezione per cui la corruzione viene vista come un fenomeno generalizzato, oppure sia anche legato alla consapevolezza che la politica non è più in grado di dare risposte alle questioni poste dalla crisi, o, ancora, si tratti di un preconcetto autoritario che appare evidente per alcuni dei manifestanti, o, cosa più probabile, tutte e tre le cose insieme in misura diversa.
E' possibile che i limiti interni che impediscono al capitalismo di continuare a crescere vengano percepiti in maniera immediata proprio a partire dalla crisi di quelle istituzioni che tale crescita supportano, ancor prima che per la consapevolezza che stiamo andando verso un collasso totale. Ne consegue che possono emergere posizioni diverse in quanto approfondimento della critica delle istituzioni borghesi di diverso colore, ma non del suo modo di produzione. Tende così ad accentuarsi l'illusione secondo cui ripulendo la società da corrotti e corruttori, anche in violazione della Costituzione, si possa disegnare un mondo differente che porti alla soluzione della crisi economica e sociale, come se fosse possibile.
La critica radicale delle istituzioni che danno sostegno al capitalismo - una forma di per sé corrotta della produzione, se consideriamo che l'obiettivo è quello di accumulare ricchezza astratta, e non soddisfare le necessità delle persone, come si cerca di fare apparire - può servire a far aumentare la consapevolezza che è possibile costruire alternative al di là dei limiti imposti dalla società capitalista in crisi, anche se queste alternative si manifestano come punti opachi, non delineati all'orizzonte, ma possono essere immaginati come opzione rispetto ad un mondo che si sta sbriciolando davanti ai nostri occhi.
Sebbene l'illusione che si possano "domare" le categorie del capitale (Stato, mercato, lavoro astratto, valore, denaro, ecc.), modellandole per mezzo di una politica ripulita dagli eccessi e ricondotta agli interessi della società, sia più attraente, pensare a dei cambiamenti che non considerano i limiti del capitalismo è sempre meno possibile nella misura in cui la situazione diventa più grave. L'idea di una "pulizia" nella politica, come soluzione, oltre che ad essere una semplificazione della realtà, tende a risolversi in un moralismo ingannevole e nella difesa di gestioni autoritarie della crisi che, tuttavia, non la risolvono. Può anche aprire la strada all'emergere di posizioni retrograde che sostengono l'approfondimento dell'apertheid sociale, la discriminazione sessuale, l'indifferenza per la situazione ecologica, e che tendono a colpevolizzare il capitale finanziario per tutti i mali del capitalismo, come se avesse a che fare con cose differenti.
Alcune posizioni latenti appaiono quando parte dei manifestanti si esprimono facendo uso non solo di solgan generici. In un'intervista a nove manifestanti, pubblicata su "Folha de São Paulo" del 14/3/2016, quando il giornalista chiede quale possa essere il risultato elettorale delle elezioni presidenziali, tre esprimono ammirazione per un politico di estrema destra legato a gruppi oscuri del passato regime dittatoriale ed un quarto chiede senza mezzi termini il ritorno al potere dei militari. Questo potrebbe anche non essere un campione significativo, ma se prestiamo attenzione al clima delle manifestazioni, ai commenti delle persone e alla virulenza discriminatoria sui social network, si sente che non tira affatto una buona aria.
Tutto questo, però, non esenta né "coinvolge" la sinistra pro-governo, con il suo discorso cinico e sempre regolato secondo il momento, quando viene accusata di sguazzare nel fango della corruzione in cerca di arricchimento personale mano nella mano con la Destra che prima criticava. Essa è parte importante di questo peocesso, ma reagisce come se non ci avesse niente a che fare. Le intercettazioni telefoniche trapelate e le parole di chi ha reso deposizioni - soprattutto il senatore Delcídio do Amaral, figura chiave in vari governi - sono più rivelatrici dell'intrigo fra Stato e mercato, fra pubblico e privato nella società capitalista, di quanto lo sia qualsiasi trattato sociologico. La reazione della popolazione alla politica è correlata alla percezione reale del fatto che le differenze fra i partiti nella democrazia sono formali e spariscono quando sono al potere.
E' possibile che fra non molto si scopra che la corruzione è intrinseca al sistema. L'operazione "Mani Pulite" che in Italia ha spazzato via dalla politica i grandi partiti corrotti fino al midollo, specializzati nel deviare enormi somme di denaro pubblico, e che sembra avesse liberato la politica dai cattivi politici, ha prodotto Berlusconi. Il nuovo, in realtà, era altrettanto vecchio di quelli che sono stati puniti principalmente nelle urne, solo che grazie all'esperienza accumulata a partire dal fallimento dei suoi predecessori avvea affinato il furto.
Pur con tutte le rivelazioni e le mobilitazioni, il tempo dimostrerà che uscirne è molto più difficile di quanto si aspettano i paladini della moralità che ritengono possibile la costruzione di un capitalismo esente dalla corruzione. Col passare del tempo, si osserva fra gli attori più lucidi della " Operação Lava Jato" una certa disperazione provocata dal non vedere soluzioni al problema della corruzione che possano durare sul lungo periodo. Ragion per cui, sono tentati di trasgredire i limiti dell'ordine borghese.
La storia recente è piena di esempi di movimenti che hanno cercato vie d'uscita alle crisi economiche e sociali nell'ambito del modo di produzione capitalista ed esempi di Stati che sono stati occupati dagli interessi di gruppi o di famiglie e hanno fatto fiasco. Basta guardare la situazione dei paesi arabi nel post-primavera, dell'Ucraina e di altri paesi dove lo scambio di governo - dopo che si era raffreddato l'impeto delle masse, spesso in seguito ad una brutale repressione - si è verificato fra mafie assetate di denaro, potere e sangue. Qui, sarà diverso?
Coloro che hanno abbracciato la critica radicale e credono nella possibilità di emancipazione, devono sollevare le problematiche dolorose senza inchinarsi alle tendenze del momento o agli equivoci dei movimenti sociali permeati dagli interessi immediati.
- Rall Canti - Pubblicato il 20/3/20016 -
fonte: Rumores da Crise