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La critica letteraria è al servizio dei potenti gruppi editoriali?

Creato il 04 dicembre 2012 da Mdileo @atmospherelibri

La critica letteraria è al servizio dei potenti gruppi editoriali?

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La crisi del settore dei quotidiani degli Stati Uniti ha portato i giornali ad abbattere tutti i costi inutili tra cui soprattutto le recensioni di libri. Il New York Times è l’unico giornale americano che offre un supplemento letterario.Vi è anche il rischio che la stessa cosa succeda in Germania. Le recensioni online potrebbero colmare il divario? Quanto è pericoloso un rapporto confidenziale tra i critici e gli autori?

Un’alternativa alla contrazione delle critiche letterarie sui giornali può essere offerta ai media online? Dopo tutto, su internet non ci sono solo recensioni di dilettanti, ma c’è anche la critica professionale.

È pur vero che attualmente le recensioni online non possono sostituire in egual misura quelle tradizionali. I critici amatoriali e professionali su internet tendono a mancare dell’autorità dei critici della carta stampata. La loro imparzialità non può essere verificata, soprattutto in considerazione che parte degli esperti amatoriali, con il pretesto di una presunta democratizzazione della critica letteraria, stanno in realtà de-professionalizzando il critico.

Chi può garantire, dopo tutto, che i blogger non pubblichino ottime recensioni su internet o che le case editrici non si scrivano da sé le proprie recensioni?

Negli anni recenti, forse per un fenomeno che coincide con il lungo periodo di crisi economica, la tendenza nella critica letteraria verso il giornalismo di servizioaccompagna e rafforza le attività di marketing del critico, senza alcuna distanza critica e senza giudizio critico.

I critici corrono il rischio di essere utilizzati come prolungamento dei dipartimenti di marketing degli editori, producendo solo recensioni ammorbidite e cantando le lodi dei titoli più venduti delle case editrici, che in ogni caso dominano il mercato del libro grazie alla pubblicità aggressiva. Tutto ciò avviene per i grandi gruppi editoriali. Non è infrequente che ci siano pagine sui giornali di un annunciato bestseller già prima che sia stato messo in vendita. Non a caso si tratta di autori che pubblicano solo con i più grandi gruppi editoriali. Il margine, per un critico, di verificare e scoprire nuovi talenti e nuove forze che provengono dall’estero, scrivendo una recensione obiettiva del contenuto letterario, è veramente esiguo. Le grandi case editrici “commissionano” le recensioni, come oggi pagano le librerie di catena per esporre le proprie novità. Il critico, come il libraio, è sempre più condizionato dal marketing e dall’esigenza di “fare cassa”, considerando la penuria di lettori in Italia e l’aumento delle spese gestionali di un gruppo editoriale. Oggi si verifica che i diversi supplementi letterari settimanali a importanti quotidiani (La Repubblica, La Stampa, Corriere della Sera, Avvenire, Sole24ore, Manifesto) Oggi si verifica che sono a volte degli imbonitori del mercato librario, quasi dei vivandieri che di critico hanno ormai ben poco. È perfettamente comprensibile che molti lettori si allontanano da qualcosa che non sono più in grado di condividere. La critica letteraria online è in un campionario completamente diverso: di fatto emette brillanti sentenze presentate nei modi più disparati, sebbene si avverta più sentimento che critica.

È impossibile ignorare la graduale diminuzione della reputazione della critica della carta stampata. I giovani critici letterari, in particolare, reagiscono con strategie diverse a questa crisi che mette a rischio il loro sostentamento. Molti critici sono preoccupati soprattutto per il loro prestigio sociale e la propria carriera. In questo caso, i buoni rapporti con i detentori del potere nelle case editrici sono la priorità – è una questione di attenzione mettendo orecchiabili suono-morsi di lode, che possono essere utilizzati per le fascette pubblicitarie dei libri, migliorando la visibilità stessa del critico.

È più divertente il parere dei lettori che di certi critici. Per questo, Anobii, Goodreads, i pareri su Amazon, ibs e tutti i blog letterari  guadagnano il riconoscimento e rafforzano il settore. La piccola e media editoria trova i suoi spazi nel pubblicizzare i propri titoli, scavalcando le morbosità dei critici della carta stampata. Il presunto difetto di recensioni naif contrasta con l’ampiezza del fenomeno critico, non più rinchiuso nel piccolo cerchio dei tutori della critica letteraria. Aumentano le recensioni, aumentano i lettori, e, prima o poi, aumenterà la qualità delle recensioni. I nuovi professionisti passano per la Rete e anche i giornali dovranno tenerne conto.

Internet offre la visibilità a tutti e il critico della carta stampata, o si adatta alle mutate condizioni di mercato e alle aspettative dei lettori, non rinunciando al proprio giudizio critico e all’imparzialità, osubiranno il pesodei potenti del mercato. Al critico è richiesto un giudizio di abilità, passione e indipendenza, indispensabili ad alimentare il legame con la comunità solidale di autori e dei loro lettori.

Se i libri giusti trovano i giusti lettori, il merito è anche la mediazione critica da parte dei critici letterari in base alla loro credibilità. Il tentativo di legittimare sempre di nuovo questa credibilità è il compito gratificante del critico.


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