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I tre partiti di opposizione sloveni affermano che la legge sulla ratifica dell'accordo di arbitrato della Slovenia con la Croazia che ha finalmente sbloccato il lungo ostacolato processo di negoziati di adesione della Croazia con l'Ue, e' incostituzionale. Per questo motivo, i tre partiti sloveni hanno chiesto la verifica della costituzionalita' dell'accordo e hanno proposto che fino alla decisione finale si fermi la sua attuazione. Infatti, i democratici di Janez Jansa (SDS), i nazionalisti di Zmago Jelincic (SNS) ed i popolari di Radovan Zerjava (SLS) fanno riferimento alla decisione della Corte costituzionale che qualche mese fa aveva confermato che l'accordo tra Croazia e Slovenia sulla soluzione del confine sia conforme alla costituzione slovena. Si stabilisce pero' anche che in caso che l'arbitrato internazionale non decidesse a favore del contatto territoriale della Slovenia con il mare internazionale, potrebbero esserci conseguenze costituzionali. In tal caso, in base all'interpretazione della Corte costituzionale slovena, si dovrebbe cambiare la parte della costituzione che parla del tanto contestato confine sloveno nel golfo di Savudria. Va sottolineato che l'accordo di arbitrato con la Croazia e' entrato in vigore in Slovenia lo scorso sabato mentre in Croazia la stessa decisione e' entrata in vigore ancora prima. Allo stato attuale, manca ancora lo scambio della nota sulla ratifica affinche' si possa procedere con la procedura relativa all'istituzione della corte di arbitrato. Ma questo passo non potra' essere compiuto se la Corte costituzionale slovena accettera' la richiesta dei partiti di opposizione. Questo lascia comunque spazio per un certo senso di preoccupazione sul tranquillo procedimento dell'ultima tappa del processo di negoziati della Croazia con l'Ue.
Intanto, nonostante una molto breve pausa estiva dei vertici croati, il tema dell'integrazione europea non cessa ad essere al centro delle loro iniziative e dei loro impegni. All'ultima riunione relativa alla conferenza di adesione con la Croazia svoltasi a Bruxelles lo scorso mese, sono stati temporaneamente chiusi i capitoli relativi alla sicurezza del cibo e del controllo finanziario. Con questo atto, il numero totale di capitoli chiusi con la Croazia e' 22 di un totale di 35 capitoli che rappresentano la cornice legislativa dell'Ue. Secondo la Commissione europea, alcuni capitoli complessi, quali quelli con le implicazioni finanziarie, nonche' i capitoli relativi alla competizione del mercato, giustizia e diritti fondamentali, saranno esaminati nei prossimi mesi. La Commissione europea ritiene che il ritmo dei negoziati e' nelle mani della Croazia e che la capacita' di soddisfare le misure in tempo necessario sara' decisiva per definire la data della tanto attesa conclusione dei negoziati di adesione iniziati ormai cinque anni fa.
L'esperto americano per i Balcani, collaboratore del Centro Woodrow Wilson a Washington, Martin Slezinger ha valutato che vi e' spazio per nuovi negoziati sul Kosovo ma allo stesso tempo ha rilevato che la Serbia non puo' realizzare entrambi i suoi obbiettivi, vale a dire – diventare membro dell'Ue e mantere il Kosovo come parte del suo territorio e sistema. Secondo questo esperto statunitense, l'Ue e i rappresentanti del Kosovo sperano che i negoziati tratteranno principalmente le questioni tecniche relative alla situazione sul terreno e le relazioni tra la minoranza serba e la maggioranza albanese. Per i Serbi, naturalmente, la questione principale e il comportamento della Serbia nei confronti del Kosovo. In questo senso – afferma Slezinger, si spera che sono possibili tutti e due tipi di negoziati. E' chiaro, spiega l'esperto statunitense, che l'Ue vuole che la Serbia diventi suo membro nonostante il Kosovo, ma e' altrettanto chiaro che sara' necessario mettere in sesto le relazioni tra la Serbia e il Kosovo prima del suo ingresso nell'Ue.
La Germania vuole la Serbia nell'Ue, afferma in questi giorni il protavoce dei lieberali tedeschi (FDP) ed esperto per l'Europa sudorientale, Reiner Stinner e agginge pero' che il suo partito ritiene inutile il dibattito sul Kosovo alla prossima Assemblea generale dell'Onu. Queste sono anche dichiarazioni che contrastano l'opinione generale che sarebbe proprio la Germania, uno dei paesi leader dell'Ue ad opporsi fortemente al processo di allargamento dopo il prossimo ingresso della Croazia come 28-esimo stato membro dell'Ue. Parlando della prospettiva europea della Serbia, Stinner, membro dell'FDP a cui appartiene anche il capo della diplomazia tedesca Gido Westerwelle, sottolinea che in Germania non esistono forze rilevanti che si oppongono all'adesione della Serbia all'Ue ma che pero' i criteri necessari devono essere adempiuti. «Noi vogliamo l'adesione della Serbia nell'Ue perche' con cio' ci attendiamo una stabilizzazione fondamentale dell'intera regione» ha detto Stinner e ha sottolineato che la Germania appoggia la Dichiarazione di Salonicco la quale stabilisce l'ingresso di tutti i paesi dei Balcani occidentali. Ma a causa dei processi politici nelle circostanze della piu' grave crisi economica nella storia tedesca del dopoguerra e la minaccia del crollo dell'euro, al centro della politica tedesca, in questo momento, e' piuttosto la capacita' di salvaguardare il funzionamento dell'Ue che le nuove adesioni.
«La Serbia deve soddisfare i criteri politici ed economici. Inoltre, la Serbia deve regolare le sue relazioni con i paesi vicini, incluso il Kosovo» e' dell'opinione Stinner. «Sappiamo che per la Serbia si tratta di un colpo molto duro e doloroso» ha detto il liberale tedesco ricordando che proprio la Germania, nel periodo della sua divisione, aveva trovato i meccanismi per una possibile cooperazione e collaborazione nonostante posizioni giuridico-internazionali contrastanti. «Anche la Serbia dovra' incamminarsi su questa via. Non e' immaginabile che l'Ue accolga ancora una volta un paese con conflitti confinali aperti» ha detto Stinner che recentemente ha visitato Belgrado. Ha aggiunto che avrebbe salutato una prossima visita del capo della diplomazia tedesca a Belgrado e che in quella occasione potrebbe essere stabilito l'avanzamento della Serbia sulla via verso l'Ue. »Per noi politici europei questo semplificherebbe notevolmente la pubblicizzazione dell'adesione della Serbia all'Ue» ha concluso Reiner Stinner della FDP.
Il settimanale croato 'Nacional' riporta le affermazioni di Ted Carpenter, vicepresidente dell'Istituto di Washington «Cato», secondo il quale Washington prima si aveva opposto all'iniziativa serba di chiedere il parere della Corte internazionale di Giustizia sulla legittimita' dello status del Kosovo e poi, quando pero' non ci e' riuscita ad ostacolarlo, aveva silenziosamente fatto lobbing sulla decisione a favore del Kosovo. L'attuale insistere della Serbia sulla risoluzione relativa al Kosovo all'Assemblea generale delle Nazioni Unite che si terra' a settembre, ha scontrato grande opposizione all'interno dell'Ue ma anche da parte degli Stati Uniti che ancora alla fine degli anni 90 presero il Kosovo sotto protezione. La posizione della Serbia e' nota: come ribadito ancora una volta dal ministro degli esteri serbo Vuk Jeremic, la Serbia «non accetta la secessione unilaterale» di Pristina perche' «due terzi del mondo» non lo hanno accettato. Ma la decisione della CIG ha sollecitato alcuni tra questi paesi a riconsiderare le cose. In una intervista con la BBC, scrive 'Nacional', Ted Carpenter ha sottolineato che gli Stati Uniti guardano male ogni governo che si oppone ai desideri americani relativi all'ex Jugoslavia. «Tutto cio' che contrasta la politica americana suscitera' la rabbia degli Stati Uniti ma anche le loro minaccie non molto sottili» ha detto Carpenter. Ha aggiunto che gli Stati Uniti credono che il riconoscimento del Kosovo apre la via verso l'Ue anche ad altri paesi dell'ex Jugoslavia. Secondo gli Stati Uniti, afferma Carpenter, questo significa la fine definitiva di tutti i conflitti e tensioni nazionalisti nei Balcani ma commenta anche di ritenere una tale posizione «abbastanza ingenua».
Carpenter ricorda che l'America ha gia' impiegato molto tempo e soldi per la soluzione di questo problema soprattutto perche' la precedente politica americana non ha realizzato quanto atteso a Washington, vale a dire, il Kosovo non e' riconosciuto in tutto il mondo. Proprio per evitare nuovi guerre sul territorio balcanico, gli Stati Uniti si impegneranno al massimo ad evitare l'approvazione della risoluzione serba alle Nazioni Unite, e' dell'opinione Carpenter. E allora, afferma, si arrivera' ad un raffredamento diplomatico tra Washinton e Belgrado e gli americani, molto probabilmente, raccomanderanno agli europei di rallentare il processo di avvicinamento della Serbia all'Ue. Gli Stati Uniti non possono direttamente danneggiare la Serbia, ma possono influenzare negativamente le istituzioni finanziarie internazionali sulle quali hanno una grande influenza, sottolinea questo esperto politico americano e aggiunge che questa sarebbe comunque una reazione troppo severa ma non esclude che sara' proprio cosi'.
«Il periodo dal 2000 al 2003 e' stato segnato da grandi speranze e aspettative e come esatti si sono dimostrati gli ammonimenti che saranno necessari decenni affinche' i cambiamenti portassero ad una vita migliore per la maggior parte dei citadini della Serbia» valuta per il quotidiano serbo 'Blic' Ognjen Pribicevic, ex consigliere dell'ex ministro degli esteri serbo Vuk Draskovic e gia' ambasciatore a Berlino, autore del libro «Ascesa e crollo del DOS» che tra breve avra' la sua promozione. «Lo standard di vita e' saltato rispetto al 1999 e la democrazia e' diventata 'unico gioco nella citta''. Sono passati soltanto dieci anni e ce ne sara' bisogno 'soltanto' di altri venti affinche' la Serbia torni alla normalita'. Questo e' il prezzo del regime di Milosevic e del, purtroppo, grande sostegno del popolo che questo regime aveva goduto» scrive Pribicevic nel suo libro e tra l'altro afferma che per la tranquillizzazione della scena politica serba il maggiore merito va al presidente Boris Tadic che ha contribuito piu' di tutti affinche' si arrivasse ad un consenso sulle questioni nazionali, quali il Kosovo e l'adesione all'Ue.
(*) Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è la trascrizione della corrispondenza per lo Speciale di Passaggio a Sud Est andato in onda mercoledì 11 agosto a Radio Radicale
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