“La gente si muoveva intorno a me indaffarata. Nessuno degnava nessuno di uno sguardo. Tutto lì si muoveva con i soldi, con la borsa. Ventiquattrore si muovevano fluide in quel mare di nullità. E mi sentivo pieno, importante più che mai”.
Dopo “Il buio della mente, la luce nell’anima” del 2013 e “Giocando con le spade di legno” del 2014, torna lo scrittore di Pietragalla Donato Di Capua con un terzo romanzo: “La croce dentro”, sempre edito da Kimerik. L’opera è dedicata a Papa Francesco e parla della “conversione” di un uomo ricchissimo che vive di apparenza, tutto concentrato su se stesso e del tutto disinteressato alle persone che gli stanno attorno.
David Dickman Coiffman abita a Milano e dirige un vero e proprio impero finanziario, che gli permette di avere un tenore di vita davvero notevole. In lui è radicata l’errata sensazione che con i soldi si possa comprare tutto, e quindi anche la felicità.
La vita dissipata di questo “business man” ricorda un po’ quel “lupo di Wall Street” interpretato da Leonardo Di Caprio, anche se qui l’autore mette in scena una vera e propria opera di redenzione, che porta ad una riconciliazione con la fede. Incurante del prossimo e dopo essere entrato in un giro di riciclaggio di denaro sporco – farà anche un viaggio in Colombia al cospetto del “boss” della droga – il protagonista inizierà a prendere coscienza di sé e delle piccole cose che lo circondano. La dimensione onirica è sempre presente, in parte responsabile della metamorfosi in atto. Il dio denaro va perdendo la sua identità e tutto quello che è materiale si eclissa a favore della “vera via” che conduce ad un’esistenza dai valori autentici.
Durante un viaggio ad Imperia col suo yacht, David Coiffman conosce Patrizia, operatrice presso la Caritas: una donna dal modo di vivere semplice, che si pone al servizio del prossimo. Fra i due è subito amore, ma la strada che porterà l’uomo a spogliarsi di tutte le sue ricchezze – novello San Francesco – è ancora lunga. Soprattutto perché Patrizia non sa della vera identità dell’amato, e quando lo scopre non ne rimane troppo entusiasta. David, una volta lasciata emergere la “croce” che ha sempre portato dentro e presa consapevolezza della sua missione, si mette in viaggio, regalando il suo tempo a chi ne ha più bisogno. In Bolivia fa la conoscenza di Diego, un bambino che gli insegnerà il significato del verbo “amare”.
Spogliarsi delle ricchezze e degli orpelli per ritrovare una vita autentica è una tematica molto utilizzata in letteratura – Vangelo a parte. L’essere che si manifesta sull’apparire, in un’epoca in cui tutto è effimero, è sempre un buon esempio da offrire al lettore.
All’inizio dell’opera David Coiffman è odioso e volutamente vuoto. Mano a mano che si procede nella lettura, l’autore ce lo rende sempre più umano, tanto che alla fine si arriva a condividerne le scelte.
Narrando in prima persona, Donato Di Capua mette in luce tutte le contraddizioni dell’essere umano, e soprattutto quei cambiamenti ineluttabili che tanto spaventano.
I diritti d’autore di questo libro vanno a Papa Francesco, che potrà decidere a quale organizzazione umanitaria devolverli.
La storia di un uomo, che ad un certo punto della sua vita realizza la vacuità del quotidiano e lotta per diventare migliore, è sempre da apprezzare, anche laddove non si fosse credenti. Si tratta di un processo lento e doloroso che mette in contatto con se stessi; una metamorfosi che porta ad un punto di non ritorno e fa sentire in pace.
E questo si avverte, in sintesi. Una creatura tormentata che, finalmente, ritrova la propria serenità e il piacere di vivere.
Written by Cristina Biolcati