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La croce egizia “ankh” in un tempio costruito dagli aztechi in messico?
Creato il 21 maggio 2014 da DariosumerL’ankh (☥), conosciuto anche come chiave della vita e croce ansata, è un antico simbolo sacro egizio.
Il significato originale di questo simbolo nella cultura egizia rimane un mistero per gli egittologi, e le teorie proposte sulle origini dell’ankh sono molte ed in contraddizione fra loro.
Certamente, si tratta di un simbolo legato alla divinità. Nell’iconografia egizia, infatti gli dèi sono spesso raffigurati con un ankh in mano, o portato al gomito, oppure sul petto.
Tuttavia, l’ankh potrebbe essere un simbolo non solo importante per gli l’antico Egitto, ma anche per altre culture, molto distanti nello spazio e nel tempo (per quanto ne sappiamo) da quella egizia.
Tra le rovine di un antico e misterioso tempio azteco in Messico, denominato Calixtlahuaca , insiste una curiosa struttura dalla forma sorprendentemente somigliante a quella della croce egizia ankh. La costruzione risulta perfettamente allineata ai resti di due piramidi di pietra simili a quelle egiziane.
Originariamente conosciuto come “Matlatzinco” (città dei Matlatzinca ), questo insediamento urbano azteco è parte di quello che fu una potente capitale da cui i re controllavano un ampio territorio nella Valle di Toluca.
Chiaramente, gli studiosi convenzionali escludono qualsiasi connessione tra la cultura Azteca e quella Egizia, dal momento che si sono evolute sui lati opposti dell’Oceano Atlantico e non possono essere entrate in contatto. Eppure, stranamente, il significato dell’ankh azteco sembra parallelo al significato che sta dietro l’ankh egizio.
Calixtlahuaca sembra confermare la sconcertante similitudine tra queste due grandi civiltà del passato.
Il sito di Calixtlahuaca
Calixtlahuaca (in lingua nahuatl “cali” significa “casa”, e “ixtlahuatl” significa “prateria”, quindi la traduzione sarebbe “casa nella prateria”) è un sito archeologico del periodo postclassico mesoamericano, situato nei pressi dell’attuale città di Toluca, Messico.
Originariamente conosciuto come “Matlatzinco” (città dei Matlatzinca ), questo insediamento urbano azteco fu una potente capitale da cui i re controllavano un ampio territorio nella Valle di Toluca.
Si ritiene che i primi coloni di questa regione fossero nativi nomadi che utilizzavano il sito solo stagionalmente. In seguito, intorno al 200 a.C., i Matlatzinca giunsero è fondarono un piccolo insediamento; successivamente ricevettero l’influenza della cultura tolteca e, infine, furono dominati dagli Aztechi nel 1476 d.C., i quali ribattezzarono la città con il dome di Calixtlahuaca.
Il sito comprende due strutture importanti: il Tempio di Quetzalcoatl e l’altare a croce “egizia” detto Tzompantli.
Il Tempio di Quetzalcoatl era probabilmente dedicato al dio Ehēcatl, dato che gli edifici circolari del Centro America precolombiano sono generalmente legati a questa divinità. Ehēcatl, secondo la mitologia azteca, era il dio del vento, una delle sembianze di Quetzalcoatl, il Serpente Piumato.
Dal momento che il vento soffia in tutte le direzioni, il tempio di Ehēcatl ha forma circolare per ridurre la resistenza dell’aria. Sovente è raffigurato con due maschere sporgenti attraverso le quali soffia il vento. Si innamorò di una umana, di nome Mayahuel e donò all’umanità la capacità di amare, in modo che lei potesse ricambiare la sua passione.
L’altra strutture, l’altare Tzompantli, si trova sul lato nord della piazza. La forma a croce ankh è l’aspetto che maggiormente sconcerta i ricercatori, i quali non sono in grado di fornire risposte definitive sul perchè di tale forma architettonica. Originariamente, i lati dell’altare erano ricoperti di teschi scolpiti nella pietra.
Così distanti, così simili…
Calixtlahuaca aggiunge un nuovo elemento alla teoria secondo la quale tutte le civiltà megalitiche del passato, mesopotamica, egizia, mesoamerica e asiatica, discenderebbero tutte da una grande precedente cultura globale andata distrutta in un cataclisma di proporzioni catastrofiche.
Come riporta Richard Cassaro nell’articolo proposto sul suo blog, certamente, il parallelismo più sconcertante riguarda la civiltà dell’Antico Egitto e quella dell’America precolombiana: entrambe le culture costruirono piramidi; entrambe utilizzarono il simbolismo solare ed entrambe credevano nella vita dopo la morte, preparando i loro morti per il viaggio sacro verso l’aldilà tramite una cerimonia rituale molto elaborata.
Calixtlahuaca, inoltre, rivela che entrambe le culture utilizzavano simboli molto simili, come la croca ankh, per gli stessi scopi : indicare le forze e le interazioni tra la vita fisica (valutata come temporanea) e la vita spirituale (considerata eterna).
La visione contemporanea prevalente tra gli studiosi è che i popoli antichi a indigeni di tutto il mondo erano perfettamente in grado di sviluppare culture complesse indipendentemente da una qualsiasi influenza o ispirazione esterna. Eventuali visioni contrarie sono generalmente respinte ed etichettate come fantasiose, ridicole e imbarazzanti.
Eppure, prove di una storia diversa saltano fuori continuamente, in maniera assillante, ad infastidire le teorie lineari e coerenti sviluppate dagli studiosi “ortodossi”. La questione è che quelle “convenzionali” sono e rimangono teorie, mentre le prove archeologiche stanno lì e provocano, invitando a considerare un’altra storia.
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