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“La cucina arancione”, libro di Lorenzo Spurio: un percorso tra normalità e follia

Creato il 05 novembre 2013 da Alessiamocci

Ho terminato da poco di leggere “La cucina arancione” di Lorenzo Spurio e vorrei parlarvi di quel “percorso tra normalità e follia” che l’autore ha compiuto. Edito dall’Associazione culturale TracceperLaMeta edizioni nel luglio 2013, quest’opera rappresenta la prima esperienza di Spurio in qualità di autore.

“La cucina arancione”, libro di Lorenzo Spurio: un percorso tra normalità e folliaIl libro, con prefazione di Marzia Carocci, è una raccolta di 25 racconti che parlano di vicende umane, le più disparate. Emerge il Lorenzo “critico letterario”, ovvero colui che sa osservare con un certo distacco, valutare in maniera obiettiva e quindi, quasi entrando in punta di piedi, guidare il lettore alla “lettura”, in questo caso quella dell’animo umano.

“La cucina arancione”, altro non è che una grande stanza della nostra mente, un enorme “contenitore” che non tutti riescono a percepire. In pochi sanno entrarvi e sostare, sentendosi totalmente a proprio agio, nonostante i “fantasmi” che vi albergano. Lorenzo Spurio non ha paura. Entra, si accomoda.

Libera la sua fantasia e le emozioni, privandole dei preconcetti, cancellando i falsi miti. La “follia” alberga in ognuno di noi, è sempre lì, in agguato, pronta a ghermirci. L’essere umano è pieno di manie, di fobie, di sensazioni e se siamo disposti a fare i conti con questa consapevolezza, avremo già fatto un primo passo verso la comprensione.

Nella cucina arancione ognuno di noi, se vuole, può entrare e osservare, per ritrovare le proprie paure, magari riflesse nello specchio altrui. L’uomo è un animale che agisce per istinto, si trova in balìa degli impulsi. Le sue reazioni quindi possono essere grottesche, esagerate, creare repulsione. Quello che mi ha colpito di Lorenzo, è che egli non si propone di dare un giudizio morale sui comportamenti che la gente può avere. Egli guarda il male, lo descrive e ci passa attraverso.

“La cucina arancione”, libro di Lorenzo Spurio: un percorso tra normalità e folliaÈ come se ci offrisse una lunga carrellata di personaggi, esenti da giudizio, perché essi non sono persone. Vi è un labile confine tra realtà e fantasia, che va sempre rispettato. Per questo non vi è denuncia sociale in questi scritti, né volontà di condanna. Il disagio psicologico è il filo conduttore dei racconti, culminando in vera e propria patologia, in alcuni casi, o fermandosi alla semplice nevrosi, in altri.

Quello che stupisce è come, all’improvviso, un individuo considerato “normale” possa invertire la rotta dei propri pensieri e giungere ad attuare comportamenti sconsiderati. La pazzia sembra un’ombra che tutti ci portiamo appresso, caricata con una molla sempre pronta a scattare, tanto che ci si chiede: ma esiste veramente il concetto di normalità? E in che cosa consiste questa “normalità dell’essere umano? Lorenzo Spurio parla di tutto ciò che la ragione tace.

Di tutte le brutture e le miserie nascoste nell’animo umano, verità inconfessabili che fanno parte della nostra società. Ecco quindi personaggi “scomodi”, verso i quali, a volte, si prova addirittura repulsione. Uomini e donne con le loro ossessioni, individui alienati, tormentati nell’animo. Ma anche maniaci, deviati, pedofili. I racconti si leggono facilmente, il linguaggio di Spurio è semplice e “La cucina arancione”, libro di Lorenzo Spurio: un percorso tra normalità e folliacomprensibile a tutti. La struttura di ogni trama è piacevolmente evocativa: la mente “aggancia” le descrizioni che l’autore offre e riesce a spaziare.

I racconti di questa raccolta non sono fine a se stessi, bensì rappresentano spunti per compiere riflessioni e dissertazioni; oppure si identificano come situazioni che forse abbiamo già vissuto o visto, ma che non abbiamo mai avuto il coraggio di esternare. Sono storie di esistenze “faticose”.

Credo che non potrò mai dimenticare, per esempio, quella madre profondamente sola che nel racconto intitolato “Al negozio cinese” chiede al figlio, ossessivamente, insistentemente di comprarle quattro banane non troppo mature per avere compagnia. Oppure quell’atmosfera onirica, ma dai risvolti fortemente “noir” che si respira ne “La casa al mare”. Sono stata davvero in quella casa, attraverso le descrizioni di Spurio, ho vissuto quell’ambiente claustrofobico ed oscuro, malato e dalla struttura totalizzante.

Che dire ancora? Se non avete paura di guardare l’abisso e le aberrazioni della mente non vi turbano, entrate pure nella cucina arancione di Lorenzo Spurio. I suoi personaggi sono lì e vi stanno aspettando.

Written by Cristina Biolcati


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