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La danza dell'anima

Da Alice
{Articolo tratto da Vanity Fair di Luca di Fulvio}
La danza dell'animaSi narra che quando l'oscurità della notte primordiale fu rischiarata dal primo giorno, tutte le creature viventi, abituate alle tenebre, si spaventarono immensamente. Allora serrarono gli occhi, nel tentativo di fuggire la luce.
Ma ben presto cominciarono a sentire un confortante calore che vinceva il gelo delle tenebre. Il tepore della luce si diffuse sui velli, si irradiò nelle carni e penetrò sempre più in profondità, sciogliendo il ghiaccio che imprigionava il cuore delle creature. E allora tutti i cuori presero a battere all'unisono, creando la prima melodia del Creato. E la melodia parlò e ognuna delle creature sentì che la propria algida solitudine non gli bastava più.
E fu quello il momento in cui nacque l'amore.
Allora tutte le creature aprirono gli occhi e istintivamente si guardarono intorno, curiose. Per prime videro le piante, che sbocciavano in mille fiori colorati, festeggiando la luce. Le trovarono bellissime, ma non per questo il palpito amoroso accennava ad acquietarsi.
Così si misero in cammino e ogni essere scoprì che esisteva un'altra creatura che le corrispondeva. Il leone incontrò la leonessa, e allo stesso modo ogni creatura si lasciò attrarre dal proprio simile e l'amore trovò la fonte a cui abbeverarsi. Una sola creatura, più pavida e insieme più superba delle altre, avvertita la nuova sensazione, invece di aprire gli occhi era rimasta rannicchiata su se stessa, cercando di decifrare il battito d'amore in solitaria contemplazione. Ma più lo studiava, meno lo comprendeva. E più lo ascoltava, meno lo sentiva.
Quando decise di guardarsi intorno, la creatura si rese conto che aveva perso l'occasione di essere in naturale armonia con l'infinita bellezza che la circondava perchè il suo cuore aveva perso il ritmo dell'istinto e si era smarrito in un labirinto di gelidi pensieri.
A questa creatura era stato assegnato il nome di essere umano.
La donna, guidata dai ragionamenti e non dal cuore ormai muto, cominciò a cercare la creatura di cui innamorarsi. per prima cosa si convinse che la troppa luce potesse abbagliarla e confondere le sue scelte. Cos' decise che si sarebbe lasciata guidare dalla morbida luce della luna.
L'uomo, al contrario, era stato condotto dalle sue elucubrazioni a pensare che le ombre della notte creassero fantasmi, chimere e illusioni che solo la luce abbagliante del sole era capace di fugare.
La donna era nata con una natura introspettiva e pensava che la verità si nascondesse in profondità. E così si fermò sulla riva dell'oceano e scrutò a lungo nel buio impenetrabile delle sue acque.
L'uomo, invece, credeva solo in quel che vedeva e la sua natura gli suggeriva che tutto il potere discendeva dall'astro di fuoco.
E allora accadde che la donna, seduta sulla riva dell'oceano, vide guizzare il delfino. Lo vide uscire dall'acqua, arrotolarsi in una piroetta e poi scomparire. Alla donna sembrò che il proprio cuore accelerasse di fronte a tanta bellezza e perciò credette di essersi innamorata del delfino. Provò ad entrare in acqua, ma i suoi movimenti erano goffi e lenti e non riuscì a raggiungere il delfino per confessargli il proprio amore.
E così accadde che l'uomo, intento a fissare il sole, vide l'aquila che volteggiava in cielo.E anch'egli credette di esseresi innamorato dell'aquila, perchè nessun'altra creatura era capace di andare tanto vicina alla luce. Provò a spiccare salti e a battere le braccia, ma per quanti sforzi facesse era sempre troppo lontano dall'aquila per dichiararle il proprio amore.
Sia l'uomo che la donna, da quel momento, non ebbero più pace. S'intestardirono nel loro falso amore e in breve caddero in una cupa disperazione. Persero il sonno e cominciarono a vagare di notte e di giorno.
E per questa fatalità l'uomo e la donna s'incontrarono.
Ma subito si detestarono. Per la stessa ragione per cui le altre creature, al contrario, s'erano abbandonate all'amore: perchè si videro simili. Perchè riconobbero riflesse nell'altro le tare del proprio corpo, goffo e miserabile, che non sapeva guizzare nell'acqua nè librarsi nell'aria.
 La donna camminava avanti e indietro sulla riva dell'oceano, osservando disperata il delfino. L'uomo era appena più in là, a naso all'insù, ammirando gli impareggiabili volteggi dell'aquila. E ognuno dei due si scervellava cercando un sistema per attrarre il delfino e l'aquila, dimenticandosi sempre di più del cuore. Finchè la mancanza di sonno li fece quasi impazzire. E solo allora i pensieri che avevano ammutolito il cuore e confuso l'istinto cessarono.
Così la donna, libera dai ragionamenti, si abbandonò a salti e piroette sulla sabbia, come posseduta dallo spirito del delfino, del quale evocava le gesta in terra. E lo stesso a suo modo fece l'uomo, che allargò le braccia e poi le incrociò e cominciò a correre per il prato, chiudendo gli occhi, libero dalla zavorra della ragione, immaginando di essere lui stesso un'aquila.
E l'una e l'altro, per un intero giorno e per un'intera notte non smisero mai di inventare figure che li rendevano più leggeri e più belli, che trasformavano i loro goffi corpi in quello potente di un delfino e in quello elegante di un'aquila.
Alla fine di quel giorno e di quella notte, un attimo prima di accasciarsi a terra, esausti, l'uomo e la donna si accorsero che una gran moltitudine di animali si era radunata intorno a loro. E anche il delfino era venuto a riva. E anche l'aquila s'era posata in terra. E tutte le creature ammiravano i loro corpi, capaci di parlare una lingua nuova e mirabile.
E allora la donna finalmente riuscì a vedere la parte leggere dell'uomo, che sapeva anche volare, e pensò che era un essere straordinario che aveva in se il fuoco. E l'uomo vide i muscoli della donna, guizzanti sotto la sua pelle levigata come quella di un delfino, e pensò che quella creatura meravigliosa sapeva sondare profondità inaccessibili anche al sole.
E così, mentre i due cuori cominciavano a battere all'unisono la melodia primordiale, compresero che erano stati creati l'una per l'altro. E seppero che se avessero ascoltato sin dall'inizio il loro cuore, come ogni altra creatura, si sarebbero incontrati molto prima. E molto prima si sarebbero amati.
Ma se così fosse stato non avrebbero mai inventato la danza, che li aveva resi delfini e aquile. E se la danza non fosse stata inventata, ridevano tra le nubi gli dei, il mondo sarebbe stato un po' meno perfetto.
La danza dell'anima

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