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La Dea di Vicofertile

Creato il 04 febbraio 2013 da Kimayra @Chimayra

La Dea di Vicofertile

L'idolo della Grande Madre rinvenuto a Vicofertile

Nel marzo 2005, in un cantiere edile nel comune di Vicofertile, in provincia di Parma, gli archeologi hanno riportato alla luce alcune sepolture risalenti al Neolitico. Si tratta di semplici fosse di forma ovale, contenenti i resti dei defunti deposti in posizione fetale.
Uno di questi defunti, dopo la rimozione dei livelli superficiali di riempimento, ha rivelato possedere un oggetto di colore scuro, non somigliante a vasi o ad altri oggetti normalmente posti nelle tombe. Si tratta di una statuetta, una figura femminile dai tratti estremamente semplificati ma ben definiti che, sostengono gli studiosi, raffigurerebbe la Dea Madre.
Nell'area in cui sono emerse le sepolture non erano state ritrovate, fino al 2005, testimonianze del Neolitico, anche se il sito è poco lontano da un altro scavo dove sono state trovate testimonianze dell'Età del Bronzo. Al di sotto delle tracce dell'Età del Bronzo, sono state rilevate tracce di una frequentazione più antica, quali strutture abitative (focolari) e, in seguito, sepolture.

La Dea di Vicofertile

La sepoltura della donna di Vicofertile

La prima sepoltura ad essere ritrovata è stata quella di un bambino. In seguito ne sono emerse altre cinque, tra le quali quella che conteneva l'effige della Grande Madre. Si tratta della tomba di una donna matura, il cui corredo funerario era costituito, appunto, dalla statuetta che le era stata posta davanti al viso, e da due vasetti. Gli archeologi hanno datato le sepolture ad un periodo compreso tra il 5000 e il 4300 a.C.
L'archeologa Maria Bernabò Brea, alla quale è stata affidata la direzione scientifica dei lavori, ritiene che l'idolo ritrovato raffiguri, più che l'opulenta divinità della fertilità, la rigida signora della morte e della rinascita. Le sue convinzioni sono dovute alla rigidità e alla magrezza della statuetta, al grande naso, molto simile al becco, che richiama la dea-uccello ricordata dall'archeologa Marija Gimbutas. Inoltre la statuetta non presenza accenno di bocca.
La statuetta di Vicofertile è alta 20 centimetri ed è la più grande ad oggi nota. E' stata ritrovata piuttosto frammentata ed è l'unica recuperata in un contesto funebre. Sia la statuina che i vasi risultano mal cotti, segno che furono realizzati dopo la morte della donna accanto alla quale vennero deposti. In vari punti della figura sono visibili tracce di colore bianco, forse residui di un intervento di rifinitura eseguito dopo la cottura.

La Dea di Vicofertile

La sepoltura del bambino di Vicofertile

La tomba della donna si trova al centro di altre quattro tombe, tutte maschili, compresa quella del bimbo. Questa disposizione ha portato ad ipotizzare delle sepolture sacrificali, ipotesi che non potrà mai essere suffragata, però, da prove. Tutte le sepolture contenevano oggetti di pregio: asce per la sepoltura del bambino, una lama di ossidiana, che accompagnava uno dei due giovani adulti.
Dallo studio antropologico dei resti è emerso che gli individui godevano di una salute piuttosto buona. Uno dei maggiori problemi erano le carie, molto frequenti e indicative di un'alimentazione estremamente ricca di zuccheri. I defunti ritrovati nella zona appartengono prevalentemente al sesso maschile, compresi alcuni "anziani" (oltre i 50 anni di età). Consistente è il numero di bambini, che è coerente con i livelli di mortalità che si possono riscontrare nell'epoca. Gli uomini erano di statura media, tra i 158 ed i 175,50 centimetri di altezza. Le donne erano più basse, tra i 148 ed i 155 centimetri, il che fa pensare al fatto che abbiano risentito delle condizioni di vita e dell'alimentazione.
Probabilmente nella zona di Vicofertile esisteva, nel Neolitico, un villaggio in cui vissero la donna e gli uomini ritrovati nelle sepolture. Sono state ritrovate, anche, diverse buche di palo, che si dispongono in brevi allineamenti che non consentono, però, di tracciare alcuna planimetria.

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