(Venere di Willendorf)
Da Adrienne Rich, Nato di donna:
“”Joseph Campbell, mettendo in rilievo l’universalità dell’immagine della Grande Dea o della Grande Madre dalla preistoria in poi, afferma che <senza dubbio nelle prime età della storia umana la forza magica e il miracolo della donna erano fonte di meraviglia quanto l’universo stesso, e questo dava alla donna un potere prodigioso che la parte maschile della popolazione ha cercato con tutti i mezzi di piegare, controllare e sfruttare ai suoi fini> Egli associa l’esaltazione della caccia nei confronti dell’agricoltura, e la sparizione degli idoletti femminili al termine del periodo aurignaciano (circa 30.000 a.C.) con l’emergere di questa autoaffermazione maschile contro i poteri della donna.”"
(Venere di Savignano)”"Le immagini [...] esprimono un atteggiamento verso la donna carico di consapevolezza della sua importanza intrinseca, del suo significato profondo, della sua esistenza al centro stesso di cio’ che è necessario e sacro. La sua bellezza ha forme che noi abbiamo quasi dimenticato, o che vengono considerate bruttezza. Il suo corpo possiede volume, profondità interiore, calma ed equilibrio. Non è particolarmente giovane, o meglio, è del tutto senza età. Appartiene a se stessa, anche quando allatta un neonato e anche quando è un idolo xoanico dalle molte mammelle. Esiste, non per allettare o rassicurare l’uomo, ma per affermare se stessa [...].Le immagini dei culti prepatriarcali della dea dicevano alla donna che il potere, la reverenza e la centralità erano suoi per natura, non per privilegio o per miracolo; la femmina era primaria. “”
“”La coscienza prepatriarcale, secondo C.Rachel Levy, inizia con un’unità primordiale che viene percepita come femminile, e procede verso una consapevolezza delle dinamiche ancora controllate da una presenza femminile <Nella crescente coscienza della dualità, la Madre conserva il suo precedente solido e fondamentale di status di terra con cui gli uomini tornano e da cui nasce la vita…La potenza femminile [era] il motivo dominante della cultura aurignaciana.
“” Il rapporto madre-figlio è il rapporto umano fondamentale. Con la creazione della famiglia patriarcale, questo nuvleo è stato oggetto di violenza. La donna non è stata solo svilita in quello che era il suo pieno significato e la sua piena capacità, e non è stata soltanto rinchiusa entro limiti strettamente definiti. Pur imprigionata e resa inoffensiva in un unico aspetto del suo essere-quello materno- ella resta oggetto di sfiducia, sospetto, misoginia in forme sia evidenti che nascoste.E gli organi di riproduzione femmini, la matrice della vita umana, sono diventati uno dei bersagli favoriti della tecnologia patriarcale.
L’uomo patriarcale ha creato-da una mescolanza di frustrazione sessuale e affettiva, di cieca necewssità, di forza fisica, di ignoranza, e di intelletto separato dalle sue radici emotive-un sistema che ha messo la donna contro la sua stessa natura organica, fonte originaria dei suoi poteri e dei timori che incuteva.In un certo senso l’evoluzione femminile è stata mutilata, e non possiamo neppure immaginare su quali linee avrebbe potuto muoversi; possiamo solo provare, finalmente, a riprendere le redini di questa evoluzione. “”
p.s. Non finiro’ mai di ringraziare Franca Fortunato per il prezioso prestito.