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La decadenza

Creato il 09 aprile 2014 da Massimo Citi
La decadenza
Sì, questa volta parlerò di lui, il nostro beneamato B., l'uomo che ha contribuito a rendere l'Italia un paese anche più corrotto, disperato e vile di quanto non fosse. Un colpevole tra i molti colpevoli, un corruttore ma di genio e fantasia, forte con i deboli e debole coi forti, dotato di un numero considerevole di manie e con alcune idiosincrasie tipiche degli italiani della sua età e della sua formazione mentale.  A volerlo guardare con attenzione in questo momento c'è di che rimanere esterrefatti pensando a coloro che persistono tuttora nel sostenerlo e nell'augurarsi sia di nuovo lui a divenire presidente del consiglio. Capelli da manichino schierati sul cranio a nascondere la calvizie vincente, rughe ritoccate, occhi piccoli, pronti a scorrere dalla falsa bonomia alla rabbia livida, orecchie enormi che affiancano il cranio come come ali in lenta crescita, corpo piccolo e decisamente inquartato, collo corto, il viso perennemente atteggiato a una smorfia rabbiosa. Onestamente si tratta di un individuo antropologicamente ributtante ma, come l'imperatore della fiaba, c'è sempre qualcuno pronto a dire che i suoi abiti - e con essi i suoi modi, il suo umorismo greve e imbarazzante, il suo gestire da arricchito e ben fiero di esserlo - sono meravigliosi, unici, splendidi, inimitabili, executive e insieme virili, pensosi e mistici. Ma non è tanto l'omarino di burro ormai irrancidito a richiamare la mia attenzione, ma è il vasto popolo - più o meno il 15% della popolazione italiana - a richiedere un surplus di attenzione.  Donne, innanzitutto, più del 60% del suo elettorato è femminile. Di basso livello culturale e sociale, molte giovanissime ma anche molte anziane, che posseggono come unico canale di comunicazione con il mondo la televisione. Che hanno una visione appiattita e timorosa della realtà, quel posto dove si aggirano scippatori, truffatori, violenti di ogni genere e razza pronti ad approfittare di una povera donna. Se per i giovani e i giovanissimi il voto per B. è un voto da menimpipo, dato senza troppa convinzione - fatta eccezione per i fanatici dello statu quo e gli estremisti di centro, sempre pronti a correre in soccorso del vincitore -, il voto degli anziani ha caratteristiche diverse: è stato per molto tempo un voto dato direttamente alla TV, a esprimere gradimento e fiducia nel mondo che quella TV trasmetteva, rendendolo più reale della realtà. Ultimamente, però, anche queste classi di sostenitori dell'ex-cavaliere sono tendenzialmente in caduta. La condanna del Cavaliere è un dato reale, che anche se non viene preso troppo sul serio pesa comunque sul suo giudizio e, ancor di più, pesa la crisi economica di fronte alla quale il nostro valoroso B. si è dimostrato un chiassoso e inutile moscone in mezzo alla tempesta. Questo ovviamente non significa che i votanti di B. siano pronti a passare massicciamente a sinistra, ma non è detto che lo vogliano seguire fino alla fine. Una parte considerevole del suo elettorato si è già traferita sotto le bandiere di Grillo, attirati dalle urla del comico che promette un'Italia senza Euro né impegni con l'Europa, un'Italia che non paga i suoi debiti, che butta fuori gli stranieri e che riduce il suo debito pubblico licenziando gli statali (!!!). Il ché è almeno in parte la base ideologica dei Tea Party, detto per inciso. 
La decadenza Certo, sono voti persi ma non sarebbero necessariamente persi per sempre se Forza Italia fosse ancora in grado di rappresentare insieme i piccoli e grandi evasori fiscali del nord e il notabilato meridionale attiguo alle mafie, un piccolo miracolo che era stato possibile all'ex-cavaliere. Ma la crisi pesta forte e molti tra costoro non si fidano più di Mr. B. e dei suoi sfiatati, corrucciati e brodosi proclami contro la magistratura rossa e gli zombie comunisti. Proclami utili per i quattro fessi che popolano i suoi  comizi a porte chiuse a sentire la sua voce al telefono ma non funzionano più, se non marginalmente, sul suo elettorato storico.  Come non bastasse si è scatenata la corsa al posto al sole tra i suoi ex-pretoriani, dalla neo-fidanzata giù giù fino al Brunetta. Tutti a commentare in vario modo la situazione attuale, ciascuno a dichiarare una posizione diversa destinata a rientrare davanti alla presa di posizione ufficiale di B. ma faticosamente, riluttanti come ragazzini che stavano per fare a botte. Una volta non era così, ammettiamolo, i reggicoda di B. erano trombonauti che ingoiavano la carta carbone e la risputavano a gran voce, tutti identici e sovrapponibili. Ora che il piccolo vecchio ha paura della magistratura, dei propri infiniti peccati che vengono a galla come cadaveri e dell'età che avanza, i reggicoda sono in ambascia e ciascuno cerca di richiamare l'attenzione su se stesso come può.    Passato il tempo dei lunghi cortei di affaristi venuti a guadagnare un pezzetto sugli affari di stato, all'ex-cavaliere non rimane che paventare il suo breve futuro e continuare a telefonare ai suoi dodicimila Club Forza Silvio ripetendo per dodicimila volte la favola nera di Magistratura Democratica e dei comunisti revenants condita con qualche barzelletta stantia.  Un lungo tramonto di una lunga giornata senza gloria. Un'oscura decadenza, come è giusto che sia. 
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