E proprio nell’edizione più importante, quella che rappresentava una vera e propria festa per il decennale, il talent show più seguito ed amato dagli italiani non è riuscito a convincere. Finita questa esperienza, conclusasi con la vittoria di Virginio Simonelli per il canto e di Denny per il ballo, è arrivato il momento di tirare giù qualche somma e di vedere cosa realmente non ha funzionato quest’anno ad Amici.
La colpa di un mancato successo è da attribuire prima di tutto al meccanismo della trasmissione. Aver dato troppa importanza a case discografiche e giornalisti non ha di certo favorito il programma, ed il pubblico, sovrano soltanto in finale ma di fatto passato in secondo piano durante l’intera stagione, ha dovuto ben presto vedere i propri pupilli andare via (in quanti avrebbero voluto Giorgia Urrico o Diana Del Bufalo fuori da Amici?). Purtroppo però il parere di chi realmente si intende di musica e che giudica per lavoro i cantanti sui quotidiani o in trasmissioni televisive quest’anno ha avuto la meglio su ciò che pensa chi poi, alla fine dei conti, dovrà sborsare i soldi per comprare il cd.
Si è arrivato così ad una finale, colpa forse anche del tempo che passa inesorabile, che ci ha tenuto con pochissimo fiato sospeso e che ci ha regalato una puntata come le altre. Se non ci fossero state le tutine colorate, infatti, probabilmente avremmo pensato a una delle tante puntate. Per il gran finale Maria De Filippi ha pensato ancora una volta ai duetti, che abbiamo visto però puntata dopo puntata per l’intera stagione (abbiamo sentito cantare persino gli attori). Insomma, una finale sobria, dai buoni contenuti spettacolari ma che ci lascia un retrogusto di amarezza.
A questo punto, però, è arrivata realmente l’ora di rivedere un pò la formula della trasmissione, che con le sfide che si ripetono una dopo l’altra a macchinetta, i brani sempre più datati e la commissione sempre più larga puntata dopo puntata, sta cominciando a stancare anche i fan più affezzionato. Bisogna rendere tutto più veloce ed incisivo, tornare ai vecchi tempi dove era il pubblico a votare il proprio beniamino e rimettere al proprio posto giornalisti e case discografiche (che devono arrivare verso la fine della trasmissione). E’ arrivata, insomma, l’ora di cambiare.