Bene, con questo articolo voglio parlarvi di quello che probabilmente è il quesito più comune tra coloro che si occupano di scrittura, ma anche e soprattutto tra coloro che di scrittura non ne capiscono proprio nulla e che vorrebbero elevarsi al rango di conoscitori della letteratura tutta. E questo quesito è: cosa significa “scrittore”? O più nello specifico: quando possiamo definire qualcuno uno scrittore
Prima di qualunque riflessione, come premessa utilizzerò le prime righe che si leggono su wikipedia alla voce “scrittore”:
Uno scrittore è chiunque crei un lavoro scritto, sebbene la parola designi usualmente coloro che scrivono per professione, e chi scrive in diverse forme e generi più o meno codificati. La parola è quasi sinonimo di autore sebbene qualcuno che scrive, per esempio una lista, può essere tecnicamente chiamato uno scrittore, ma non autore. Abili scrittori possono usare il linguaggio (narrativo o meno) per esprimere idee e immagini.
D’accordo, questa definizione mi piace e anche tanto, in quanto rispecchia quello che penso, nonostante questo mi crei numerosi problemi nei rapporti interpersonali con quel tipo di persone che ho descritto sopra. Non che me ne importi più di tanto, comunque.
Sto divagando. Torniamo a noi.
Partendo dall’inizio della definizione si evince che può essere definito scrittore chiunque crei un lavoro scritto, e fin qui credo che sia tutto chiaro. Fondamentalmente chiunque crei una composizione scritta che abbia fini artistici, comunicativi e/o enciclopedici può essere definito scrittore. Tuttavia credo che ci sia bisogno di distinguere tra coloro che sono scrittori una tantum, o comunque una volta ogni tanto, e invece coloro che sono scrittori a tempo indeterminato, tanto per usare un linguaggio moderno.
Mi spiego: se una persona scrive una composizione poetica, per esempio, una volta nella sua vita, nel momento in cui la compone ed in ogni momento in cui si fa riferimento alla tal persona in merito alla sua opera, questa persona guadagna lo status di scrittore. Durante il resto del tempo avrà un’altra definizione che possa contraddistinguerla.
Al contrario, invece, chi si dedica alla scrittura con costanza e con una produzione variegata, è accompagnato costantemente dallo status di scrittore. Questo non significa che debba produrre tre romanzi all’anno o quattrocento poesie all’anno per tutta la vita. Non è una questione di quantità, bensì d’impegno e di costanza.
Mi rendo conto che con quest’ultima riflessione sono scaduto in quella che potremmo definire “filosofia spicciola della scrittura”, ma credo seriamente che chiunque scriva guadagni l’appellativo di scrittore. E non credo di aver bisogno di ricordare che non mi sto riferendo a chi scrive una lista della spesa.
Ma perché queste precisazioni? Perché questa presa di posizione?
Semplicemente perché sempre più frequentemente si viene a contatto con persone che (qui ho cancellato molte frasi sconvenienti) credono che uno scrittore sia tale solo quando scrive per professione, e in nessun altro caso.
Ora, davvero uno scrittore che vive nel buio della sua stanzetta, coperto dalla massa di fogli che fatica a riordinare per il poco tempo che il lavoro alienante e mal retribuito gli concede per la sua passione, non ha la stessa dignità artistica di Wilbur Smith che per sua fortuna (e bravura) è riuscito a fare della sua passione anche un lavoro? Davvero potete credere che lo stesso fuoco che fa nascere i libri di autori famosi non spinga anche noi poveri vermi, rintanati nelle nostre gallerie scavate a fatica?
Siete molto offensivi nei confronti di chi perde sangue e sudore su dei prodotti artistici che forse non avranno mai un pubblico.
Perché ritenete uno scrittore solo chi sia un autore di successo? Uno scrittore famoso e uno scrittore sconosciuto, meritano entrambi l’appellativo di scrittore, così bello e maledetto, e tante volte persino rinnegato nei momenti di peggiore sconforto.
Mi rivolgo a voi che pensate che Stephen King sia un grande e che lo sconosciuto Mario Rossi sia un deficiente: avete mai pensato che anche Stephen King, un tempo, era un Mario Rossi sconosciuto? Avete mai pensato che anche Ende, Tolkien, Hugo, Defoe e chi più ne ha più ne metta, prima di diventare famosi erano dei semplici sconosciuti con un fuoco che li spingeva a scrivere?
Prima che diventassero famosi, allora, non erano degli scrittori?
Neri.
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