Riscoprire le tradizioni e apprezzarle è un modo, il piü ideale, per valorizzare un Paese. Ed in questo tempo storico, particolarmente, credo ce ne sia bisogno. Certo l'Italia... e specie il sud italia peccano di tante manchevolezze, ma possiedono un patrimonio culturale e artistico meraviglioso...per non dire poi di quello gastronomico ;-P!!!! Pertanto è con fierezza che da Biscegliese, faccio comune-unione con chi avrà il piacere e il tempo per leggerla di questa poesia di Riccardo Monterisi poeta, tenore, insegnante; che con arguta ironica eleganza ha descritto la domenica delle palme. E anche se la mia considerazione verso la chiesa è cambiata rispetto all'età del catechismo...in breve: ora non ho religione. Le abbraccio tutte e nessuna. Il rispetto per me e l'altro. L'amore per me e per l'altro. Riscoprendo il libro con la raccolta di alcuni sui componimenti: VERSI DIALETTALI BISCEGLIESI, da cui ho riporato questa poesia; riscopro il calore di questa tradizione, il ricordo delle "frasche": ramoscelli di ulivi. E perché no anche la scocciatura dei tanti bambini che passano e suonano ai citofoni: Signora?! Le palme volete? E dopo averne acquistate, con un offerta, piü di dieci....insomma buone palme a tutti!!!
Ogni anno si rinnova il rito delle palme benedette, nella domenica precedente la Pasqua.
La chiesa, in cui la gente si accalca per ricevere dal sacerdote la benedizione, si è trasformata in un oliveto: dappertutto, palme e croci benedette, che serviranno per rappacificazione degli animi, secondo la tradizione.
Già la Pasque s'avvecene. Pasqua è già vicina
Veicchie, giuven'e e uagniune, vecchi, giovani e ragazzi,
a la chiésie port'ogniune ognuno porta in chiesa
palme e criuce a benedéce. palme e croci da benedire.
E quann'ésse u saggerdote E quando il sacerdote
che la stol'e l'acquasènde, appare con la stola e l'acquasantiera,
tutt'a spènge, tutte nnènde tutti a spingere per farsi avanti
pe la gran benedizzione... per la benedizione...
Nan te pore chiu na chièsie, Non sembra piü una chiesa,
ma te pore n'alevéte ma sembra un uliveto
nda ne louche a Lamavète in un terreno a Lamaveta
quanne mène u véinde forte. quando spira un vento forte.
E pe totte la scernate E per tutto il giorno
véde frasche sci gerènne, vedi ramoscelli in giro,
ca se vonne regalènne, scambi e regali di palme e croci benedette
palm'e criuce benedette.
Ed ogniun'a chembessoie; E ognuno va a confessarsi;
u precètte, la scarcédde, il precetto, la colombina,
la terrozze, la fresédde... la raganella, la ciambella...
Oh, com'ère bell'appréme! Oh, come era bello una volta!!!
Se deciaie a chire téimbe: Si diceva a quei tempi:
*Chèss'è la palme, facime la poce, "ti offro la palma, facciamo pace,
nan è téimbe de sto ngagnate, non é tempo di restare offesi,
pure la Turchie stonne mboce, per i Turchi sono in pace,
chèss'è la palme, facime la poce* ti offro la palma, facciamo Pace"
Riccardo Monterisi
Lamaveta: zona di Bisceglie retrostante la stazione ferroviaria.
Scarcédde: grossa ciambella, con un uovo al centro. Colombina.
Terrozze: raganella, strumento di legno formato da un telaio con una ruota dentata che striscia su una lamiera, producendo un suono stridente. Usata una volta nelle processioni del giovedi e venerdi santo.
Fresèdde: ciambella di pasta frolla ricoperta di glassa.
Magazine
A proposito dell'autore
Animaoutfitepeperoncino16
239 condivisioni
Vedi il suo profilo
Vedi il suo blog