Qui invece siamo in Italia, il Paese dove tutto è lecito e negare davanti all'evidenza è la regola. Il Presidente del Consiglio Letta va in giro per l'Europa a dichiarare: "dicono che ho le palle d'acciaio". Siamo una barzelletta. Berlusconi non è un problema per ciò che ha fatto ma per la cultura dell'illegittimo reso banale, normale. Per lui è anche normale paragonare i propri figli agli ebrei sotto Hitler visto quanto sono "perseguitati".
Parlare di queste cose non mi interessa particolarmente: la verità è palese. Quel che più mi interessa quest'oggi è affrontare un tema a me caro e portato alla ribalta dal Movimento 5 Stelle. La finalità ultima del Movimento, che tranquillamente si può definire utopica, è la democrazia diretta: il governo diretto del popolo.
Attualmente, la nostra, è una democrazia rappresentativa: il popolo elegge i suoi rappresentanti che, in virtù della loro onestà e della loro competenza, fanno gli interessi dell'intera popolazione. Il motivo per cui la democrazia rappresentativa è stata messa in discussione dal Movimento 5 Stelle è perchè quelle persone "oneste e competenti" si chiamano Razzi, Gasparri, Brunetta etc. etc. Insomma non sono certo personalità in grado di prendere decisioni migliori di qualsiasi altro italiano.
La domanda fondamentale è: "è giusto che sia il popolo a decidere direttamente?"
La risposta che personalmente mi sono dato è no, o meglio, ni. Mi spiego meglio: il popolo potrebbe anche decidere, il giorno dopo un omicidio particolarmente cruento, che la pena di morte sia legittima. Il popolo potrebbe pensare che il matrimonio fra omosessuali sia una cosa sbagliata. Il popolo potrebbe decidere, per colpa di una informazione malata, che la guerra in Afghanistan sia giustificabile.
Già, proprio l'informazione è un problema cruciale: un governo diretto del popolo implica la necessità che il popolo sia informato adeguatamente. Come può garantire tale condizione un Paese che "Freedom House" classifica come "parzialmente libero" relativamente alla libertà di stampa?
Non può nemmeno valere il discorso "deciderà chi lo vuole fare, chi non si interessa non conta nulla". Questo va benissimo per i referendum (il quorum va assolutamente eliminato) ma quando c'è da prendere una decisione moltissime persone si sentono in dovere e in diritto di dire la loro nonostante non siano minimamente informate dei fatti. Come può un tale contesto portare a decisioni sensate? Certo, probabilmente, se gliel'avessero chiesto agli italiani, non avremmo avuto la guerra in Afghanistan e in Iraq ma in altri contesti?
Beppe Grillo invoca un referendum sulla permanenza o meno nell'Unione Europea, ma come può la massa prendere una tale decisione? Ho due lauree e non saprei cosa votare: come può farlo qualuno che questi argomenti non li ha mai nemmeno sfiorati se non in qualche slogan politico e in qualche chiacchiera da bar? Molti economisti hanno opinioni divergenti sull'argomento e non sembra esserci una risposta univoca.
Tuttavia importa veramente che le decisioni del popolo siano corrette? Anche in caso di clamorosi errori una piena democrazia diretta sarebbe la piena realizzazione del sacrosanto principio per cui "la sovranità appartiene al popolo". Pur potendo prendere decisioni sbagliate piuttosto facilmente sarebbe comunque una forma di governo più "etica"sotto questo punto di vista.
Ma queste sono solo divagazioni, esercizi intellettuali: la democrazia diretta, auspicabile o meno, non arriverà di certo nei prossimi anni. Il tasto su cui si deve continuare a insistere è senza dubbio la maggior partecipazione: inconcepibile, ad esempio, che il Parlamento non abbia l'obbligo di discussione delle leggi di iniziativa popolare.
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