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La depressione al tempo della crisi

Creato il 04 aprile 2012 da Fabio1983
Disoccupazione a livelli record. Aziende strette dal credit crunch e dal ritardo dei pagamenti. La crisi colpisce tutti, indistintamente. Giovani che non trovano lavoro. Cinquantenni che lo hanno appena perso. Imprenditori pieni di debiti e a rischio fallimento. Pensionati ai quali è stato tagliato l’assegno. E nel frattempo aumentano i suicidi, l’ultimo in ordine di tempo martedì. “I collegamenti tra suicidi e crisi economica, in particolare la disoccupazione, sono stati spesso messi in evidenza nelle ricerche psicosociali”. Guido Sarchielli è professore ordinario di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni all’Università di Bologna ed è alla sua conoscenza che affidiamo un’analisi su un fenomeno tutt’altro che casuale. Anche il premier Monti si è detto rammaricato nell’intervista a La Stampa di mercoledì. “Ci sono studi, anche se parziali – spiega il professore a T-Mag –, che mostrano un incremento dei suicidi nelle fasi di depressione del ciclo economico. Naturalmente, si tratta di correlazioni su grandi numeri. Il suicidio come atto individuale è un fenomeno complesso, determinato da molte cause. Si pensi, oltre alla disoccupazione, a fattori come la povertà, la perdita di legami affettivi, la presenza di squilibri psicologici. Esso si sviluppa lungo un percorso temporale che mostra una sequenza di avversità di vario tipo che colpiscono una persona (è difficile che un singolo evento anche grave divenga la causa principale). I fattori di rischio prevalenti colpiscono più facilmente certe classi d’età (tra 25 e 55 anni) e soprattutto gli uomini. Sicuramente il clima di job in security, e non solo la disoccupazione in senso stretto, rappresenta una concausa di possibili scelte disperate. Tuttavia – aggiunge Sarchielli –, molto dovrebbe essere fatto in termini di prevenzione e su questo aspetto in Italia la sensibilità sociale non si traduce ancora in atti concreti. Bisognerebbe partire da un’attenzione a non esaltare, nelle comunicazione di massa, l’esistenza di legami diretti tra disoccupazione e suicidio. Ciò è semplicistico, fuorviante e addirittura controproducente in quanto rischia di aumentare una sorta di ‘contagio sociale’. Poi, naturalmente , sarebbe necessario prevedere una razionale strategia sociale di contrasto ai rischi personali legati alla disoccupazione e alle altre emergenze economiche. Ciò significa coinvolgere le istituzioni pubbliche e private, compresi i sindacati, in piani concreti per garantire forme di sostegno psicologico, oltre che materiale, specializzate per affrontare le situazione di ‘stress da lavoro perduto’ e spesso i servizi pubblici sociali e sanitari non sono ancora attrezzati per questa attività e per questo tipo di utenti; facilitare l’integrazione sociale del disoccupato nelle comunità locali (promuovere gruppi di auto-aiuto, reti di relazione solidale e attività che riducano di individualizzazione della situazione) allo scopo di contrastare l’isolamento sociale che spesso caratterizza i disoccupati; incrementare l’accessibilità a servizi per il lavoro in grado di far parlare di sé, ascoltare e orientare anche queste persone in difficoltà”.
(continua su T-Mag)

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