Ben trovati e buon anno!
Ho ricevuto molte email nelle quali mi chiedevate di continuare a trattare il tema adozione e sono molto lieta di accontentarvi.
Si parla molto spesso di depressione post partum, ovvero di quella tempesta ormonale che coinvolge in diversa misura le puerpere ma non si parla quasi mai di una sindrome che investe moltissimi genitori adottivi, ovvero la depressione post adozione. Ritengo che sia importante approfondire l’argomento affinché le coppie coinvolte possano uscire dal loro guscio ed evitare di sentirsi sole o in colpa per ciò che stanno provando.
La sindrome è caratterizzata da irritabilità, stanchezza, insonnia, malinconia, astenia, sintomi molto simili a quelli della depressione vera e propria. Nel caso di adozioni internazionali caratterizzate, come abbiamo visto, da un iter molto lungo, la coppia genitoriale può scontrarsi con un sentimento di delusione, derivante dal confronto tra il bambino che per anni hanno immaginato, sul quale tante volte hanno fantasticato, e il bambino reale, con gli inevitabili difetti e il relativo background. I minori con una storia di abbandono possono manifestare difficoltà di attaccamento o ancora rabbia, aggressività, atteggiamenti che possono disorientare i neo genitori. La coppia a sua volta può reagire con altrettanti sentimenti di rabbia se il bambino non ricambia l’amore ricevuto con altrettanto amore. I coniugi si trovano così ad oscillare tra svariate emozioni: disorientamento, delusione, rabbia e conseguenti sensi di colpa. Questo turbinio di sensazioni può portare la coppia a chiudersi, ad evitare il confronto per timore di essere giudicata negativamente. Al contrario, sarebbe opportuno condividere questa esperienza con altre coppie e con gli psicologi che hanno seguito il percorso adottivo, in modo che i genitori comprendano che queste difficoltà iniziali sono molto più comuni di quanto non pensino e possono essere opportunamente affrontate.
Cerchiamo dunque di capire in maniera dettagliata quali trappole possono attendere i genitori adottivi:
1) Il bimbo si legherà immediatamente a noi – Questo è un falso mito come quello per cui una donna, dopo aver partorito, si “innamora” subito del neonato. La relazione tra due persone sconosciute può costruirsi anche passo dopo passo: non esistono solo i colpi di fulmine.
2) Ti darò tutto quello che non hai avuto sino ad ora – Spesso, soprattutto se si adotta un bambino abbastanza grande e con un passato di profonda deprivazione, i genitori possono sentire la necessità di colmare il vuoto, di fare in modo che il minore recuperi velocemente il “tempo perso”. E’ importante invece accettare che un amore smisurato e continue attenzioni molto spesso non sono sufficienti a cancellare il passato. Comprensione ed empatia possono invece essere utili per aiutare il minore ad elaborare quanto ha precedentemente vissuto e ad integrarsi, senza particolari pressioni, nella nuova realtà.
3) Dobbiamo farcela da soli – I genitori adottivi, per il fatto di aver ricevuto il “patentino” di idoneità, possono erroneamente pensare di doversela cavare da soli anche quando si trovano a scontrarsi con problemi per i quali le loro competenze non sono sufficienti. Al contrario, è importante che in caso di necessità continuino a farsi supportare, senza temere di essere valutati in maniera negativa.
4) L’idillio – Il primo periodo di relazione con il bambino può essere molto positivo: il minore si comporta esattamente come i genitori si aspettano, si mostra felice e ben integrato nella nuova realtà. Insomma, tutto sembra procedere per il meglio. Quando il bambino comincia a sentirsi sicuro dell’amore dei neo genitori, inizia a testarlo, a vedere se resiste anche ai capricci e alla rabbia: “Mi ameranno ugualmente o mi abbandoneranno anche loro?”. La fase di “test” può essere tanto lunga quanto più grave è stata la carenza affettiva subita.
5) Il nostro bimbo è davvero speciale: sta volentieri con tutti – Mentre per un figlio naturale il fatto che stia volentieri con altri adulti può essere sintomo di sicurezza, non si può dire lo stesso per un bambino adottato che è stato abituato ad essere accudito da adulti diversi. Onde evitare che si riproponga lo stesso modello vissuto in istituto e che insorgano possibili disturbi nell’attaccamento, è importante che i genitori passino molto tempo con il minore, affinché si abitui a riconoscere le sue figure di riferimento.
6) Cari mamma e papà, io voglio sempre di più – Poiché in orfanotrofio un bambino può trovarsi a misurare le attenzioni che gli adulti hanno per lui sulla base degli oggetti che gli vengono donati (giochi ad es.), potrebbe che cerchi di riproporre lo stesso modello con i genitori adottivi. E’ bene dunque non cadere in questa trappola e non assecondare eventuali capricci del minore consolandolo esclusivamente con beni materiali. Il legame affettivo va costruito sulla base dell’ascolto, dell’attenzione, della comprensione, dell’empatia.
7) Finalmente sono genitore. Allora perché mi sento triste? – E’ possibile che un neo genitore si senta triste? Sì, come abbiamo detto la sindrome post adozione è una realtà. Essa insorge per diversi motivi:
- il contrasto tra quanto è stato idealizzato e la realtà della vita quotidiana;
- la responsabilità che deriva dal nuovo ruolo che si è deciso di intraprendere;
- il disorientamento dinanzi agli atteggiamenti inattesi del minore;
- la sensazione che la rete familiare e amicale non possa comprendere quanto la coppia sta vivendo.
8) Ho regolato i conti con il passato – Diventare genitori può far riaffiorare improvvisamente alcuni “fantasmi” del passato che riguardano la relazione con i nostri genitori, fratelli o sorelle. Occorre non spaventarsi, accogliere ciò che affiora alla nostra coscienza ed eventualmente elaborare ciò che è rimasto irrisolto nel passato per relazioni più equilibrate nel presente.
9) La coppia che non scoppia – L’arrivo di un bambino modifica inevitabilmente l’equilibrio di una coppia, anche la più affiatata. Un figlio si insinua come un cuneo tra le crepe, anche le più impercettibili, di un rapporto e quando sussiste una fragilità di fondo può in alcuni casi determinarne la rottura. Difficoltà comunicative, confronti tra i modelli educativi dei partner possono essere inevitabili ma è bene ricordare che una famiglia felice non è quella priva di problemi, ma quella dove sono presenti le risorse adeguate per affrontarli e superarli.
10) Il nostro amore ti salverà – Un bambino che non ha ricevuto le dovute cure e attenzioni nelle fasi iniziali della sua vita ed è stato esposto a gravi carenze emotive, mostrerà inevitabilmente delle fragilità anche da adulto. Proprio per questo motivo è importante che la coppia genitoriale ridimensioni il proprio “potere salvifico” e sia cosciente del fatto che il proprio bambino, nonostante tutto l’amore ricevuto, può continuare ad avere delle profonde insicurezze.
11) Il senso di colpa per la delusione – Come accennavamo precedentemente, è possibile che la coppia provi un forte senso di delusione nell’accorgersi che il bambino è meno “bello” di quanto si aspettavano, poco disposto a farsi coccolare. Ancora, la coppia potrebbe sentirsi profondamente delusa nello scoprire un ritardo mentale o un problema di salute. Questo sentimento inatteso potrebbe portare i neo genitori a chiudersi, ad evitare il confronto con psicologi, assistenti sociali o persone dell’Ente al quale si sono rivolti, al fine di evitare un giudizio negativo. La delusione, se pur sgradevole e difficile da accettare, va affrontata in modo da permettere pian piano al bambino fantasticato di lasciar spazio a quello reale.
12) In medio stat virtus – Alcuni genitori enfatizzano eccessivamente le origini del loro bambino, cercando di riproporre il più possibile gli elementi culturali del paese di origine. Altri optano per una full immersion nella nuova realtà, tentando di cancellare ogni traccia che possa ricordare la Nazione di provenienza. Ovviamente è il caso di non esagerare né in un verso né nell’altro ma di permettere al bambino di recuperare la sua identità quando lo ritiene opportuno e questo potrà avvenire in modi diversi nelle varie tappe del suo sviluppo.