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Naomi Wolf, “Il mito della bellezza”
Ogni volta che accendo la tv, ogni volta che apro un giornale, perfino quando cammino per strada... mi sento costantemente, ripetutamente UMILIATA. E questo è il destino che condivido con la maggior parte delle donne, che ne siano consapevoli o no. Parafrasando Nietzsche, posso tranquillamente affermare che il femminismo è morto. Anzi no, peggio. Il femminismo è degenerato nella più grottesca caricatura di sé stesso che si potesse mai immaginare, o meglio, si è talmente disperso nel vortice della rivoluzione mediatica, da trasformarsi nell'esatto opposto di ciò che era originariamente. A volerlo spiegare a quelle donne che negli anni Settanta protestavano fuori dalla redazione di Playboy incendiando reggiseni e bigodini, c'è da uscirne matte; tanto più che oggi le donne indossano il simbolo di Playboy su magliette, cappellini e quant'altro (nel frattempo l'industria di Hugh Hefner si è moltiplicata diventando anche, tra le altre cose, industria dell'abbigliamento. Come a dire che nel capitalismo nulla si crea e nulla si distrugge, tutto prolifica e si moltiplica. Come un virus). "Il corpo è mio e me lo gestisco io", urlavano le femministe. Posso farci quello che voglio, insomma. E infatti oggi le donne lo umiliano in tutti i modi possibili e immaginabili: deformandolo con la chirurgia plastica, sottoponendolo a diete distruttive e massacranti sedute di palestra, affamandolo e odiandolo. L' odio verso il corpo come odio verso sé stesse, perché non si é - e non si sarà mai - come le donne mediatiche: bellissime, altissime, magrissime, formosissime, sexissime. Corpo mercificato, corpo massacrato e violato. Mi chiedo quanto sia potente questa forma di persuasione di massa, questo potere occulto sprigionato dai media di massa e dal capitale cui sono asserviti, per riuscire a trasformare un individuo, una donna, nella peggior carnefice di sé stessa. Il capitalismo ha capito quello che l'uomo non aveva capito in secoli e secoli di violenze e oppressioni: un'obbedienza volontaria ed entusiasta, ottusamente masochista, è infinitamente più potente di un'obbedienza forzata, ottenuta con la violenza e l'imposizione, in ci cova costantemente il germe della ribellione. Per sottomettere gli uomini - e le donne, perché qui voglio parlare di donne - non è necessario sottometterli con la forza; è anzi controproducente. Il plagio è infinitamente più efficace. Sapete, io credo fortemente nel potere del plagio. E credo che la società capitalista odierna non sia nient'altro che questo: una gigantesca operazione di marketing, un plagio massificato, un consapevole e irreversibile asservimento dell'uomo e della donna al capitale. O denaro, come preferite, anche se il concetto di capitale è qualcosa di infinitamente più complesso. Ma sto andando decisamente off-topic. Le donne sono serve, e lo sono nel senso che non sono più padrone dei propri pensieri, del proprio agire e soprattutto del proprio corpo. Un corpo ridotto a merce, come tutto quello che viene toccato dal capitale: il lavoro è merce, le competenze sono merce, i corpi sono merci... anche il pensiero sta diventando merce. Merce di scambio per ottenere denaro e potere. Una gigantesca prostituzione di massa, insomma. Tornando alle donne, a volte mi chiedo cosa ci sia in fondo di così diverso tra noi occidentali e le sorelle orientali, sottomesse e costrette a portare il burqa. Anche noi veniamo sottomesse, violate, picchiate in famiglia e ridotte a merce di scambio tra potenti. Sono i modi che cambiano. Per dire, io ti faccio un favore, tu anziché regalarmi un auto o un orologio, mi prendi una donna per qualche ora. Alle islamiche viene negato il corpo, la sessualità, mediante il burqa che le copre da testa a piedi annullando qualsiasi forma di individualità. Noi invece siamo ridotte a un corpo, indentificate con la nostra sessualità. In cosa siamo così evolute ed emancipate? Anzi, stiamo peggio, perché manco ce ne rendiamo conto. Il paradosso è che addirittura facciamo a gara per asservirci meglio. E l'industria della moda, bisogna dirlo, ci da una bella mano. Come l'industria della chirurgia estetica, o quella del porno. Cosa faremmo senza le minigonne inguinali, le scollature scopri-capezzolo, i seni dell'ottava misura e il botulino? Invecchieremmo, non saremmo desiderabili... Che tragedia!!! Del resto l'aveva ampiamente detto Naomi Wolf nel suo bellissimo Il mito della bellezza (libro che sto disperatamente cercando)... un esercito di prostitute sta invadendo la società, si salvi chi può. Ma ormai chi vuole salvarsi?Nota personale: ho già scritto una tesi in merito, ma desidero fortemente ampliarla e trasformarla in un saggio. La consapevolezza di questi meccanismi non porta la donna a liberarsene - io purtroppo ne sono una prova - ma è già un gigantesco passo avanti. Questo saggio è tra i miei principali obiettivi per il 2011/2012.
Bibliografia di riferimento (libri che consiglio caldamente):- Sporche femmine scioviniste, Ariel Levy; (recensione nel post precedente)- Pornopotere, Pamela Paul;- Il mito della bellezza, Naomi Wolf;- Il dominio maschile, Pierre Bourdieu:
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