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La desecretazione di Renzi non è un bluff

Creato il 05 maggio 2014 da Speradisole

LA DESECRETAZIONE DI RENZI NON E’ UN BLUFF

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Quando Pasolini affermava, mettendolo nero su bianco, di conoscere sia i mandanti che gli autori materiali delle stragi, si riferiva sicuramente a quelli che tutti abbiamo in mente, vale a dire, entità straniere, ma anche cattoliche, ostili a che la sinistra potesse affermarsi nel nostro paese.

La desecretazione di Renzi che accoglie, dopo tanti anni, le richieste delle famiglie delle vittime e dell’opinione pubblica più avvertita, non è un bluff (come subito si è sentito di dire Grillo in orgasmo elettorale), ma un provvedimento importante che permetterà agli storici di ricostruire quello che accadde negli anni in cui l’avanzata del Pci in Italia veniva percepita come un pericolo per la stabilità del mondo diviso in due grandi blocchi contrapposti.

Paese a sovranità limitata, l’Italia pagò, in quegli anni, la sua collocazione geografica e la sua collocazione culturale e politica di paese nato da una Resistenza in cui comunisti e cattolici, liberali e socialisti avevano combattuto insieme una grande battaglia di liberazione dalle barbarie nazifasciste.

Era la continuazione naturale di quelle lotte il sogno di Moro e Berlinguer che pensavano di sostituire la logica della contrapposizione frontale con una logica di collaborazione fra uguali.

I mandanti internazionali delle stragi uccisero il sogno di chi aveva continuato a credere in un futuro di pace e di libertà nel nostro Paese. Tristemente appoggiati alla violenza rancorosa di quelli che avevano dovuto piegarsi alla Resistenza e che si erano rifugiati nei recessi più oscuri del potere democristiano e a quella infantile degli estremisti di destra e di sinistra.

Anche se abbiamo dovuto aspettare cinquant’anni perché fosse davvero possibile verificare sui documento l’intuizione felice di Per Paolo Pasolini, il Poeta, forse finalmente sapremo qualcosa di più, anche se conosciamo il perché.

Prendiamo ad esempio “Ustica” Cosa sappiamo : il 27 giugno 1980, 81 morti. Nessun responsabile. Un processo per depistaggio, finito naturalmente con una assoluzione in appello. Ricorda Daria Bonfietti, storica portavoce dell’Associazione delle famiglie delle vittime: “Alla fine degli anni ottanta l’ammiraglio Martini sostenne che gli autori dell’abbattimento erano stati i francesi, un’affermazione che il presidente Cossiga rilanciò. Ecco, ora questa carte possono disvelare le fonti di Martini, il contesto nel quale maturò questa informazione, saggiarne finalmente la veridicità”.

C’è da aggiungere che su Ustica, fanno ancora scandalo le parole di Giovanardi (ora Facente parte dell’NCD): “ L’esplosione venne provocata da una bomba collocata nella toilette”, quando tutti gli accertamenti possibili sono stati fatti ed hanno portato alla conclusione che l’aereo venne colpito dall’esterno. Ma se anche fossero stati i francesi a che titolo si fanno esercitazioni militari tanto pericolose, con armi vere, in zone fittissime di rotte di aerei civili? Qualcuno si era montato la testa o qualcuno, come si diceva, volva uccidere Gheddafi? Quante storie e quante incertezze. E soprattutto quanta immoralità in quelle autorità che hanno ritenuto opportuno che noi italiani, colpiti a morte, non fossimo sufficientemente all’altezza di capire che cosa stavano facendo quei militari sui nostri cieli.

La cosa più sorprendente poi è tutto ciò che ne è seguito. Con decine di morti sospette.

Le morti sospette secondo l’inchiesta Priore

« La maggior parte dei decessi che molti hanno definito sospetti, di sospetto non hanno alcunché. Nei casi che restano si dovrà approfondire [...] giacché appare sufficientemente certo che coloro che sono morti erano a conoscenza di qualcosa che non è stato mai ufficialmente rivelato e da questo peso sono rimasti schiacciati. »

(Ordinanza-sentenza Priore, capo 4, pag. 4674)

Per due dei 12 casi di decessi sospetti permangono indizi di relazione al caso Ustica[:

  • Maresciallo Mario Alberto Dettori: trovato impiccato il 31 marzo 1987 in un modo definito dalla Polizia Scientifica innaturale, presso Grosseto. Mesi prima, preoccupato, aveva rovistato tutta la casa alla ricerca di presunte microspie[104]. Vi sono indizi fosse in servizio la sera del disastro presso il radar di Poggio Ballone (GR) e che avesse in seguito sofferto di «manie di persecuzione» relativamente a tali eventi. Confidò alla moglie: «Sono molto scosso… Qui è successo un casino… Qui vanno tutti in galera!». Dettori confidò con tono concitato alla cognata che “eravamo stati a un passo dalla guerra”. Il giudice Priore conclude: «Sui singoli fatti come sulla loro concatenazione non si raggiunge però il grado della prova».
  • Maresciallo Franco Parisi: trovato impiccato il 21 dicembre 1995, era di turno la mattina del 18 luglio 1980, data dell’incidente del MiG libico sulla Sila. Proprio riguardo alla vicenda del MiG erano emerse durante il suo primo esame testimoniale palesi contraddizioni; citato a ricomparire in tribunale, muore pochi giorni dopo aver ricevuto la convocazione. Non si riesce a stabilire se si tratti di omicidio.

Gli altri casi di persone “decedute” presi in esame dall’inchiesta, sono:

  • Colonnello Pierangelo Tedoldi: incidente stradale il 3 agosto 1980; avrebbe in seguito assunto il comando dell’aeroporto di Grosseto.
  • Capitano Maurizio Gari: infarto, 9 maggio 1981; capo controllore di sala operativa della Difesa Aerea presso il 21º CRAM (Centro Radar Aeronautica Militare Italiana) di Poggio Ballone, era in servizio la sera della strage. Dalle registrazioni telefoniche si evince un particolare interessamento del capitano per la questione del DC-9 e la sua testimonianza sarebbe stata certo «di grande utilità all’inchiesta» visto il ruolo ricoperto dalla sala sotto il suo comando, nella quale, peraltro, era molto probabilmente in servizio il maresciallo Dettori. La morte appare naturale, nonostante la giovane età.
  • Giovanni Battista Finetti, sindaco di Grosseto: incidente stradale; 23 gennaio 1983. Era opinione corrente che avesse informazioni su fatti avvenuti la sera dell’incidente del DC-9 all’aeroporto di Grosseto. L’incidente in cui perde la vita, peraltro, appare casuale.
  • Maresciallo Ugo Zammarelli: incidente stradale; 12 agosto 1988. Era stato in servizio presso il SIOS di Cagliari, tuttavia non si sa se fosse a conoscenza d’informazioni riguardanti la strage di Ustica, o la caduta del MiG libico.
  • Colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli: incidente di Ramstein, 28 agosto 1988[. In servizio presso l'aeroporto di Grosseto all'epoca dei fatti, la sera del 27 giugno, come già accennato, erano in volo su uno degli F-104 e lanciarono l'allarme di emergenza generale. La loro testimonianza sarebbe stata utile anche in relazione agli interrogatori del loro allievo, in volo quella sera sull'altro F-104, durante i quali, secondo l'istruttoria, è «apparso sempre terrorizzato»[109]. Sempre secondo l’istruttoria, appare sproporzionato – tuttavia non inverosimile – organizzare un simile incidente, con esito incerto, per eliminare quei due importanti testimoni.
  • Maresciallo Antonio Muzio: omicidio, 1º febbraio 1991; in servizio alla torre di controllo dell’aeroporto di Lamezia Terme nel 1980, poteva forse essere venuto a conoscenza di notizie riguardanti il MiG libico, ma non ci sono certezze.
  • Tenente colonnello Sandro Marcucci: incidente aereo; 2 febbraio 1992. Marcucci era un ex pilota dell’Aeronautica militare coinvolto come testimone nell’inchiesta per la strage di Ustica. L’incidente fu archiviato motivando l’errore del pilota. Tuttavia, nel 2013 il pm di Massa Carrara, Vito Bertoni, riaprì l’inchiesta contro ignoti per l’accusa di omicidio. L’associazione antimafia “Rita Atria” denunciò che l’incidente non fu causato da una condotta di volo azzardata, come sostennero i tecnici della commissione di inchiesta, ma probabilmente da una bomba al fosforo piazzata nel cruscotto dell’aereo.
  • Maresciallo Antonio Pagliara: incidente stradale; 2 febbraio 1992. In servizio come controllore della Difesa Aerea presso il 32º CRAM di Otranto, dove avrebbe potuto avere informazioni sulla faccenda del MiG. Le indagini propendono per la casualità dell’incidente.
  • Generale Roberto Boemio: omicidio; 12 gennaio 1993 a Bruxelles. Da sue precedenti dichiarazioni durante l’inchiesta, appare chiaro che «la sua testimonianza sarebbe stata di grande utilità», sia per determinare gli eventi inerenti al DC-9, sia per quelli del MiG libico. La magistratura belga non ha risolto il caso.
  • Maggiore medico Gian Paolo Totaro: trovato impiccato alla porta del bagno, il 2 novembre 1994. Gian Paolo Totaro era in contatto con molti militari collegati agli eventi di Ustica, tra i quali Nutarelli e Naldini.

(Note prese da Wikipedia)

 Possibile che tante persone implicate nel caso Ustica, siano morte tutte per morte tragica? Sembra una coincidenza eccessiva. (incidenti stradali, impiccagioni, infarti, omicidi, incidenti aerei – una vera morria).

Chi ha vissuto quegli anni, a sentire i nomi, ricade nell’angoscia.  Di queste e di altre tragedie è rimasto, insieme con il dolore delle vittime, l’oscuro disagio, spesso lo sdegno, per l’incapacità di svelare fatti e responsabilità, alcune verità sono emerse nei processi, troppo è ancora il buio. Agli occhi dei cittadini lo Stato stesso, con i suoi servizi segreti e tramite coperture o complicità, è apparso coinvolto.

Non è dunque una materia nella quale siano ammessi altri errori e colpe. la declassificazione, cioè la rimozione anticipata a prima dei quaranta anni previsti del riserbo dei documenti, sembra indicare un’intenzione nuova.

Forse non più di questo, né si puiò dire che si tratta di una rimozione di segreto di Stato, perché non ve n’era. E’ probabile anche che molte carte, le più compromettenti, siano state rimosse ed eliminate, perché patti scellerati non avessero da lasciare traccia.

Tuttavia è un segno verso la trasparenza, questo sì e forse non si può chiedere di fare di più.



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