La dichiarazione ONU sulla Siria

Creato il 22 marzo 2012 da Prospettivainternazionale

Mercoledì 21 marzo il Consiglio di Sicurezza ONU ha approvato una dichiarazione presidenziale sulla questione siriana e sul sostegno all’inviato speciale in Siria Kofi Annan. Stavolta, nè la Russia nè la Cina hanno espresso voto contrario. Tuttavia, alcune osservazioni vanno fatte, soprattutto su quest’apparente cambio di rotta della Russia.
Una dichiarazione presidenziale è una tipologia di atto giuridico scelto dal CDS ogni qualvolta il veto inamovibile di almeno uno dei membri permanenti renda impossibile l’approvazione di una risoluzione. Per questa ragione le dichiarazioni presidenziali necessitano, per passare, del mero consenso dei membri del Consiglio, unanime ma non esplicito. Tuttavia, il fatto che la dichiarazione presidenziale non abbia carattere vincolante non confuta il fatto che il sì russo rappresenti in ogni caso un passo avanti sulla questione siriana. Questo per una ragione su tutte: quando il 17 febbraio scorso l’Assemblea Generale era decisa a mettere al voto una risoluzione contro il regime siriano, la Russia ha confermato il no già espresso un paio di settimane prima in sede CDS. La risoluzione dell’Assemblea, approvata, era da un punto di vista legale non vincolante tanto quanto lo è la dichiarazione presidenziale; di conseguenza la Russia, se avesse voluto mostrarsi ancora fermamente contraria al coro della comunità internazionale, avrebbe dovuto opporsi anche a questo testo in modo esplicito.
D’altra parte, va sottolineato che le critiche della Russia alle risoluzioni proposte ad ottobre e febbraio sembravano più basate su forma e qualche contenuto, che sul principio. Per dirla in altri termini, il linguaggio diplomatico della dichiarazione è probabilmente sembrato ai russi più consono ed accettabile. Valgano due esempi su tutti. La risoluzione proposta a febbraio prevedeva il supporto al piano di transizione proposto dalla Lega Araba, secondo il quale Assad avrebbe dovuto cedere la sua piena autorità ad un deputato che avrebbe collaborato col governo di unità nazionale. Essendo la deposizione di Assad inaccettabile per la Russia, la riformulazione del problema della transizione utilizzata nella dichiarazione presidenziale, non citando in alcun modo l’eventuale sostituzione di Assad e lo spauracchio del regime change, risulta decisamente più appropriata. Secondo, la risoluzione di febbraio prevedeva anche che nel caso di mancata implementazione della risoluzione stessa entro 21 giorni, il CDS avrebbe preso in considerazione “ulteriori misure”, evidentemente sanzioni (economiche o militari). Nessuna deadline invece nel testo approvato. Ulteriori “passi” verranno valutati sulla base di quanto sarà riportato dall’inviato in Siria Kofi Annan. Secondo i diplomatici, “passi” sarebbe meno minaccioso di “misure” e l’assenza di deadline evita di fare del testo un ultimatum.
Sostenere che la Russia abbia definitivamente deciso di appoggiare le decisioni del Consiglio o della comunità internazionaleda qui a venire è una conclusione certamente affrettata. Conformemente, i commenti successivi all’approvazione della dichiarazione non hanno lasciato trapelare nessun grande entusiasmo per il risultato ottenuto. Un passo modesto, secondo l’ambasciatore USA presso le Nazioni Unite Susan Rice, ma pur sempre un passo avanti.

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