Haylie Pomroy
La dieta del Supermetabolismo è un approccio alimentare ideato da Haylie Pomroy, una nutrizionista americana con formazione in medicina veterinaria, ma che si dedica alla nutrizione umana almeno dal 19951. L’idea alla base della dieta è quella di risvegliare il metabolismo delle persone, per ottimizzare lo sfruttamento degli alimenti e dimagrire senza sforzi. Sorprendentemente, ho trovato questa dieta per molti versi condivisibile nelle sue linee generali, anche se non mi convincono le idee che l’autrice sposa per spiegarne il motivo.
Prima di tutto, la dieta dura quattro settimane e si devono escludere alcuni alimenti elencati nel libro2:
- frumento, perché è frutto di selezione artificiale che rende difficoltosa la digestione
- mais, per le stesse ragioni del frumento e perché gli allevatori lo usano per far ingrassare il bestiame
- latticini, perché rallentano il metabolismo
- soia, perché fa accumulare adipe viscerale ed è OGM
- zucchero raffinato, perché inibisce la perdita di peso, è immunosoppressivo e impuro
- caffeina, perché manda in confusione gli ormoni surrenali
- alcol, perché a parte i danni al fegato è ricco di zuccheri, quindi fa salire la glicemia
- frutta essiccata e spremute, perché hanno troppi zuccheri e sono povere di fibre
- dolcificanti, perché sono artificiali
- alimenti light o dietetici, perché sono artificiali
Inoltre anche nella dieta del Supermetabolismo è di vitale importanza mantenere il pH dell’organismo alcalino. Ovviamente anche nel libro non c’è una bibliografia a sostegno di queste affermazioni, ma solo le parole della Pomroy, e di latte, zuccheri e pH ne abbiamo già parlato. Sono interessanti però le prese di posizione su frumento e soia, come poi sui dolcificanti e gli alimenti light: l’autrice si scaglia contro i cibi modificati o creati dall’uomo, scordandosi però che probabilmente non esiste nulla, o quasi, che l’uomo mangi e che sia perfettamente naturale. Mangiare del petto di pollo non è naturale, perché il pollo non è un animale naturale, ma selezionato dall’uomo per la sua alimentazione.
La dieta poi consta di tre fasi, ognuna con cibi proibiti e cibi permessi (sempre escludendo quelli già citati prima). In dettaglio, ogni settimana delle quattro che compongono la dieta è composta da:
- una prima fase incentrata sui carboidrati (riso, avena, quinoa, farro, frutta dolce, limitata carne magra e pochi grassi) che dura due giorni;
- una seconda fase incentrata sulle proteine (verdure ricche di fibra, manzo magro, carni bianche, pesce magro, maiale magro, tonno, lattuga, rucola, crescione, è povera di grassi e non ha fonti di carboidrati complessi) che dura due giorni;
- una terza fase incentrata sulle fonti di grasso buono (frutta secca, semi, avocado, cocco, olive, olio d’oliva, pesci grassi, frutta poco zuccherina come bacche o limoni, verdure poco zuccherine, quantità moderate di cereali non raffinati, legumi) che dura tre giorni.
Il razionale è sempre lo stesso: risvegliare il metabolismo. Nel suo libro, la Pomroy esprime l’idea che trattare in questo modo l’organismo possa prima calmarlo con i carboidrati, poi dare una sferzata al consumo di grasso con i due giorni proteici e infine ecco il momento dei cibi gustosi e soddisfacenti che fissano l’effetto. Non c’è nulla di male a suddividere in questo modo la propria dieta settimanale, l’importante è riuscire a prendere tutti i nutrienti di cui si ha bisogno.
Piuttosto ci sono cose in questa dieta che mi piacciono molto. Una delle idee più interessanti è che chi deve perdere più peso deve mangiare di più. Sembra un controsenso, eppure anche io sono di questo avviso. Affamare una persona che ha già un problema di sovrappeso importante è controproducente per più di un motivo: prima di tutto la dieta non viene seguita, quindi si tornerà nel ciclo infinito di “sono stato dal nutrizionista e mi ha dato una dieta, ho perso due chili poi li ho ripresi con gli interessi”; inoltre dare una dieta troppo scarsa non fa dimagrire, fa deperire, ovvero si perdono muscoli più di quanto si perda grasso, questo porta a un veloce accumulo successivo di tessuto adiposo nel momento in cui si smette la dieta, si abbassa il metabolismo (perché è il tessuto muscolare che lo tiene alto) e la persona ha sempre fame, spesso anche psicologicamente. Inoltre si invita a gustarsi il cibo, la dieta del Supermetabolismo è presentata come un approccio a vita che permette di amare quel che si mangia e di potersi permettere di uscire a cena fuori senza sensi di colpa o preoccupazioni, prevede sgarri (pochi, ovviamente) e suggerisce come affrontarli. Per sua natura, non pone l’accento sulle calorie (anche se comunque si parla di quantità), e anche questa è una cosa importante: la caloria è un concetto tecnico che definisce solo una delle caratteristiche di quello che mangiamo, non ci si può basare solo su di esse. Allo stesso modo non demonizza dolci e cibi grassi, i quali non possono fare alcun danno se consumati con intelligenza e nelle giuste quantità. Infine, mette l’accento sul consumo di acqua, sempre trascurato nelle varie diete, che deve essere abbondante.
Al netto degli alimenti scartati sulla base di dicerie come latte, soia e frumento, questa dieta può essere adatta a chiunque debba perdere qualche chilo e sia in un buono stato di salute, ovviamente se sono presenti patologie particolari sarà il medico o il nutrizionista a valutare di conseguenza la fattibilità della dieta. Non è una dieta dannosa, ma potrebbero esistere approcci migliori per certe condizioni.
Per informazioni generali vedi Tutto quello che c’è da sapere sulla dieta del Supermetabolismo
Bibliografia
- Info sulla creatrice della dieta – La dieta del supermetabolismo. Available at: http://www.dietadelsupermetabolismo.it/info-sulla-creatrice-della-dieta.html. Accessed September 8, 2014. ↑
- Pomroy H. La dieta del supermetabolismo. Sperling & Kupfer; 2014:288. Available at: http://books.google.com/books?id=tECLAgAAQBAJ&pgis=1. Accessed September 8, 2014. ↑
Fonte immagine
http://www.sperling.it/