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La dieta perfetta. Ottimo contare le calorie, ecco l’IQD.

Creato il 28 dicembre 2013 da Pierumberto @Pierumberto

Da Vanity Fair – Inutile perdere tempo nel calcolo dell’apporto calorico: al centro di un regime alimentare dev’esserci il “menu perfetto”. Come costruirlo? Calcolando l’indice di qualità della dieta, un nuovo indicatore italiano che incrocia glicidi e acidi grassi saturi

Il punto non sta tanto nelle calorie. Studi e ricerche vanno ripetendocelo ormai da tempo, con buona pace del marketing del comparto alimentare. Con 2.000 al giorno possiamo essere obesi, in sovrappeso o magri. Il tema, semmai, è un altro: il menu. Per stabilirne la bontà un gruppo di ricercatori della Sapienza di Roma ha messo a punto l’IQD, l’Indice di qualità della dieta, presentato pochi giorni fa nel corso del settimo Congresso regionale della Società italiana dell’obesità (Sio) all’ateneo capitolino. Lo ha fatto mettendo sotto la lente le abitudini alimentari di 120 volontari divisi fra magri e onnivori, obesi e onnivori, vegani e latto-ovo-vegetariani. Gli scienziati hanno dunque condotto una valutazione, destinata in futuro a coinvolgere molti più soggetti, di ciò che mangiamo a prescindere dall’apporto calorico ma concentrandosi appunto sul profilo qualitativo. Risultato? Bisogna capire cosa c’è nel piatto prim’ancora di preoccuparsi delle quantità o di sterili pallottolieri calorici.

L’obiettivo di questo indicatore, sia sotto il profilo concreto che per quanto riguarda la sensibilizzazione, è fornire alle persone gli strumenti per costruirsi un menu perfetto. D’altronde il sovrappeso è una triste realtà del Paese, oltre che un allarme mondiale: ne soffre infatti il 33,1 per cento degli italiani, con prevalenza fra i maschi, mentre il 9,7 per cento è obeso. Tornando alla dieta, come si ottiene l’IQD? Facile: bisogna moltiplicare l’apporto dei glicidi (cioè carboidrati e zuccheri non integrali) con quello degli acidi grassi saturi e dividere il risultato con l’introito di fibre (cereali integrali, vegetali e frutta). Una tesi che diverse indagini avevano già provato, quella dei cibi leggeri e salutari che in qualche modo neutralizzano la parte meno buona del pasto. Ecco perché non vale la pena perdere troppo tempo a scovare la confezione che ci promette meno calorie ma conviene associare alimenti diversi facendo attenzione alle quantità, certo, ma anche all’origine.

“A parità di calorie assunte ogni giorno da vegani, vegetariani che includono latte e uova, magri onnivori e obesi onnivori – ha spiegato Andrea Lenzi, ordinario di endocrinologia e direttore della Sezione di fisiopatologia medica ed endocrinologia del Dipartimento di medicina sperimentale della Sapienza – si evidenziano pesi decisamente differenti. Non è solo l’introito calorico a determinare lo sviluppo dell’obesità e del sovrappeso, ma come si costruisce il menu, bilanciando i cibi contenenti grassi saturi o glucidi con le fibre”. In questo gli italiani hanno nella dieta mediterranea un’arma eccezionale. Dovrebbero però riscoprirla e imparare a sfruttarla al meglio per curarsi mangiando: “Con lo stesso numero di calorie – ha aggiunto Lucio Gnessi, associato di medicina interna alla Sapienza, sempre della Sezione di fisiopatologia medica ed endocrinologia – il peso può essere molto diverso ed esiste una netta prevalenza di sovrappeso e obesità tra gli onnivori che prediligono carni grasse e alcuni tipi di formaggi, mentre trascurano le verdure. Parallelamente, gli indicatori di malattie correlate a obesità e sovrappeso seguono il medesimo andamento in rapporto alla qualità piuttosto che alla quantità del cibo”.

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