LA DIETROLOGIA DA AMBASCIATA
In quella ambasciata, secondo il non leader movimentista, si sarebbe effettuato un complotto politico vero e proprio a danno di Bersani e a favore di Letta.
Secondo il non leader, Bersani era stato mandato allo sbaraglio con il subdolo proposito di preparare un’altra soluzione. Un governo dei poteri forti (Banche ecc..), guidato da Letta, che proprio per mettere a punto tale complotto Letta era lì all’ambasciata inglese, al piano di sopra, a tramare segretamente con l’ambasciatore, riuniti nella location migliore per una congiura di Palazzo.
In realtà Letta era presente in ambasciata, per preparare un tradizionale, annuale convegno di studi italo-inglesi.
Ma poco importa al non leader, tanto che ha lanciato un allarme per la nostra democrazia.
L’allarme democratico lanciato dall’indignato dietrologo Grillo era basato su questo presupposto: se Enrico Letta è nell’ambasciata inglese, sta facendo una cosa losca e ignobile. Se Beppe Grillo è, nello stresso momento al piano di sotto della medesima ambasciata, sta facendo una cosa buona e giusta, per di più vigilando sulle cose losche ed ignobili che si compiono al piano di sopra.
La dietrologia da ambasciata disegna la nuova frontiera della dietrologia nazionale, (con annesse delocalizzazioni d’Oltremanica) quella in cui il dietrologo partecipa attivamente alla situazione che determinano indicibili, torbide, oscure manovre, ma lo fa senza macchia e senza colpe, anzi già che c’è lo fa a fini virtuosi. Per smascherare appunto tali manovre. Per denunciarle.
Il non leader, il dietrologo partecipante, ci dice cosa è Bene e cosa è Male, dell’inquietante scenario da lui medesimo frequentato, sulla base di una rigorosa visione valoriale, così ben evidenziata da questo specifico episodio: se Beppe Grillo incontra l‘ambasciatore inglese, lui, Beppe, fa il Bene; se nello stesso luogo e nello stesso giorno lo incontra Enrico Letta, lui, Enrico, fa il Male.
Così parlò l’indignato dietrologo patentato Grillo. Prendiamo nota, noi, che di solito non frequentiamo le ambasciate.
(Tratto, in parte, da un articolo di Enzo Costa)