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Che il cuore non sia la sede dell’anima, il centro che dà vita ad emozioni e sentimenti, l’organo che produce affetti, era già chiaro da molto tempo prima che William Harvey dimostrasse che è solo una pompa idraulica (Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus, 1628), e tuttavia, quando, tre secoli e mezzo dopo, Christiaan Barnard effettuò il primo trapianto cardiaco (Cape Town, 1967), non mancarono i cretini che sollevarono lo stesso problema che, mutatis mutandis, è sollevato da un articolo apparso oggi su Il Foglio a commento della notizia del prima gravidanza giunta regolarmente a termine in un utero trapiantato: lì a chiedersi quanta coscienza e quanta sensibilità passassero dal donatore al ricevente, qui a domandarsi «di quale madre è figlio il bimbo», se «di quella che se lo è portato dentro per otto mesi o della donna cui apparteneva l’utero trapiantato».
Ci si potrebbe limitare a definirla ignoranza, ma è da preferire la definizione di cretinaggine, tanto più ottusa in quanto la questione sarebbe posta dal fatto che «la donatrice vive ed è presumibilmente vegeta, altrimenti l’équipe medica che ha realizzato l’eccezionale intervento non avrebbe scelto, per il trapianto, il suo utero». Se è questo a sollevare il problema, è da intendersi che la questione non si porrebbe, se l’organo, ancorché in buone condizioni per poter essere trapiantato, fosse stato prelevato da un cadavere. In fondo non è affatto raro, se si interviene con la dovuta tempestività, che si riesca a estrarre un feto vivo e vitale dall’utero di una gravida deceduta da poco: ancorché morta, quella non è sua madre? Ne consegue, di converso, che avrebbe senso porsi la questione di chi sia l’urina che fuoriesce dall’uretra di A, cui B abbia donato un rene, se quest’ultimo è vivo: l’urina sarebbe senza dubbio di A, se B è morto, sennò chissà, potrebbe anche essere di quest’ultimo, se ancora vivo.
È proprio questo esempio a indurci a preferire la definizione di cretino a quella di ignorante per chi scrive stronzate del genere: in mancanza delle adeguate conoscenze di anatomia e di fisiologia, un ignorante tace; sull’ignoranza, invece, il cretino costruisce un dilemma etico e se lo rappresenta di ardua soluzione, se non addirittura aporetico.
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