Seguendo Editech, la conferenza internazionale sul futuro dell’editoria, si apprende come la vera miccia di questa tanto proclamata rivoluzione dell’editoria digitale stia solo e soltanto nelle mani dei lettori.
Mentre i numeri della distribuzione degli ebook, segnalano una crescita, dall’1,8% a circa l’8% del mercato editoriale, soltanto il3,1% dei lettori sembrano preferirli al cartaceo. La causa? Forse una scarso approfondimento da parte degli editori delle reali necessità e preferenze del pubblico.
Infatti, “mettere il cliente al centro” è stato il leitmotive di tutti i dibattiti. McQuivey stesso lo ha dichiarato “la chiave della disruption è conoscere gli utenti, avere relazione diretta con loro e sviluppare prodotti per i loro bisogni”.
Un compito che dovranno addossarsi anche gli scrittori – ribattezzati per l’occasione scrittori nativi digitali – pronti a reinventare il loro modo di raccontare per produrre storie con cui i lettori possano interagire attraverso piattaforme differenti. Quindi, bisogna aspettarsi un’evoluzione dei libri “come servizi, processi e non come prodotti”; da ebook a Internet books, o come scrivevamo in un post precedente, Webbooks. E anche per gli scrittori si è ribadito che “non bastano chat di cinque minuti col pubblico, bisogna coinvolgerlo di più e più spesso”.
Insomma, fare community resta per gli autori, così come per gli editori, l’unica vera speranza di rimanere visibili. Come ha sostenuto la scrittrice auto-pubblicata Rebecca Smart: “l’oscurità è un pericolo maggiore della pirateria”.