Capita spesso che io legga le edizioni online di alcuni quotidiani non italiani. Si tratta soprattutto del The Guardian e del New York Times.
C’è chi dice che queste abitudini sono snob e che servono soltanto per ostentare la conoscenza dell’inglese. Io sarò un tipo strano, visto che leggo questi giornali perché li trovo interessanti. Bizzarro, vero?
Ma non è di questo che voglio parlarvi, bensì di un fatto curioso che mi è capitato venerdì. Ero sulla pagina del The Guardian, e in particolare nella sottosezione —> Cultura —> Libri. Volete sapere una cosa curiosa? Su una cinquantina di articoli cliccabili, ce n’erano almeno venti che parlavano di narrativa di genere. Di speculative fiction. In particolare ho trovato articoli su: Terry Pratchett, Alan Moore, Neil Gaiman, sui romanzi del Doctor Who, sul fenomeno della fantascienza young adult, su Stephen King.
Avete già intuito dove voglio arrivare, vero?
Fate lo stesso esperimento con Il Corriere della Sera, Il Giornale o la Repubblica.
Troverete King, immancabile e… basta, credo. Quando va di lusso ci sono degli articoli sul thriller del momento, magari con tanto di intervista all’autore in questione. In passato ci sono sicuramente approfondimenti su Harry Potter e su Martin. Il resto per i nostri quotidiani non esiste.
La narrativa del fantastico, in Italia, non ha spazi sui magazine e sui giornali generalisti, a grande diffusione. Il risultato è che il numero degli appassionati non aumenta mai, e che il giro di affari si concentra in una sorta di piccolo catino.
Inutile rivangare ancora i tanti motivi che squalificano i libri di speculative fiction agli occhi della critica italiana. Ne abbiamo già parlato molte volte.
In quell’orribile talent show di Rai 3 che era Masterpiece, i giudici non hanno mai perso occasione per ribadire ai concorrenti di occuparsi di occuparsi di letteratura seria, e non di cazzate quali la fantascienza e il fantasy.
Masterpiece. Una volta non facevano pile di m*rda così alte (cit.)
Oltre a essere un fenomeno intellettualmente scorretto, si tratta di un continuo tirarsi la zappa sui piedi. Ora che questi generi sono ampiamente sdoganati in tutto il mondo – probabilmente anche in qualche repubblica del Salkazzistan sul Caucaso – noi continuiamo a sopportare l’ostracismo di quattro critici stronzi, convinti che solo il neorealismo sia degno di avere un mercato e delle recensioni.
Bel modo per valorizzare il boost che prodotti come Il Trono di Spade e The Walking Dead hanno dato a generi letterari dalle uova d’oro.
Resta l’impressione che in Italia, al di là dei piagnistei degli editori, si continui a tutelare la lettura a livello di passione elitaria, e quindi a scoraggiare tutta quella ricca e succosa letteratura d’intrattenimento che, con un minimo di spinta da parte dei media generalisti, potrebbe fare sfracelli sul mercato.
Vabbè, moriremo come i classici ultimi giapponesi a difendere l’atollo, che volete che vi dica…
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