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La dignità di un blogger: un decalogo

Creato il 28 settembre 2012 da Mcnab75

La dignità di un blogger: un decalogo

Il problema è vecchio come la Rete, ma di tanto in tanto saltano fuori quelle piacevoli notizie che fanno incazzare anche i blogger più disillusi e scafati. Ossia quelli come me.
Questa volta tocca all’apertura dell’Huffington Post Italia a generare gastriti e improperi. Parto dal presupposto che tutti conosciate la testa di cui stiamo parlando, notissima oltreoceano e trapiantata da questa settimana anche nel nostro ridente paese. La direzione dell’Huffington italiano è stata affidata a Lucia Annunziata, una delle nostre giornaliste più esperte, almeno a livello puramente teorico.
Tralasciando i criteri di moderazione del sito – criticati da molti ma a mio parere dotati di una certa logica – voglio attirare la vostra attenzione su questa illuminata frase dell’Annunziata, che la dice lunga A) sulla sua conoscenza della blogosfera, B) sul rispetto del lavoro altrui.

I blog non sono un prodotto giornalistico. Sono commenti, opinioni su fatti in genere noti: è uno dei motivi per cui i blogger non vengono pagati.

Parole testuali. Ok, prendete un bel respiro e andate avanti a leggere.

Certo, no? Storia nota. Chi blogga lo fa “per passione”, quindi non deve pretendere soldi.
In primis i blogger non sono giornalisti. Non sono iscritti all’albo, non hanno leccato culi né svolto lavori umilianti per arrivare a lavorare in una testa importante. Sono, chi più chi meno, liberi pensatori.
Solo che l’Huffington Post ragiona proprio come una testata giornalistica. Ha perfino un software, Julia, che censura le parolacce e le espressioni sconvenienti. Quindi la libertà d’espressione è limitata alle direttive di redazione. Come in un vero giornale.
Secondo le pubbliche dichiarazioni di chi comanda, il Post punta ad avere seicento (600) blogger disposti a pubblicare per il sito in questione. Intanto ne hanno già duecento da sfruttare, ma l’Annunziata ha detto che si sentirà tranquilla soltanto quando raggiungerà la fatidica cifra dei seicento eroici virgulti pronti a farsi spremere come limoni per la gloria dell’Huffington.
In cambio di… ? Un tozzo di pane? Di una voce da inserire nel curriculum?
Scusate ma mi sembra una cosa del tutto inaccettabile.
Eppure l’Huffington Post è solo un caso più appariscente degli altri, che sono sempre più vergognosi e scandalosi.

Di proposte di collaborazione ne ho ricevuto davvero tante durante la mia carriera di blogger. Portali, webzine, blogzine, siti: chi più ne ha più ne metta.
A occhio potrei dire che in dodici anni ho ricevuto almeno trenta proposte di questo genere, alcune anche da parte di portali con una grande visibilità nazionale. Sapete quanti mi hanno chiesto qual è il mio compenso per scrivere un articolo da pubblicare sul loro sito? Uno soltanto.

La dignità di un blogger: un decalogo

Ladri di articoli e di sogni.

In linea di massima tutti la buttano sullo scambio articolo—>visibilità. Però, siccome non sono un novellino e so leggere le statistiche d’accesso, mi sono accorto che in oltre il 50% dei casi ero sarei stato io a regalare visibilità a loro. Doppia fregatura, quindi.
Ma non basta. Mi sono capitati casi in cui il direttore (o il responsabile, o comunque si faccia chiamare) di una di queste webzine, oltre a volere dei miei articoli gratuiti da pubblicare, ha osato chiedermi una quota d’iscrizione “perché sai, noi ci autofinanziamo“.
Ovviamente potete immaginare dove ho indirizzato questo genere di proposte.
Non dimentico nemmeno una tizia con cui provai a collaborare, inviandole un paio di articoli. Per tutta risposta mi cazziò perché il mio pezzo era scritto in carattere Arial e non in Times New Roman. Forse convertirlo avrebbe rubato troppi preziosi secondi della sua inutile esistenza.

Eppure le collaborazioni gratuite sono sempre tantissime, anzi, addirittura in crescendo. La favoletta della visibilità deve far presa su molti giovani blogger. La dignità suggerirebbe di non farsi sfruttare. Vi regalo un semplice decalogo. Rileggetelo tutte le volte che vi arrivano balzane proposte di collaborazione sfruttamento. Poi decidete il da farsi.

Dieci buone regole per non farsi sfruttare

  1. Sono LORO che cercano VOI. Quindi in qualche modo vi riconoscono una certa bravura. Quindi non comportatevi con servilismo. Mostratevi cordiali ma sicuri.
  2. Fate subito queste domande: Quale bacino d’utenza ha il vostro portale (o webzine, o blogzine)? Pagate gli articoli che pubblicate? In quali termini verrebbe riconosciuto il mio lavoro?
  3. Mettete in chiaro di non voler pagare quote d’iscrizione, né di volervi sobbarcare eventuali spese di viaggio per improbabili riunioni di redazione (che nel 99% sono superflue, o indirizzati a farvi iscrivere a qualche bislacca associazione culturale).
  4. Controllate le statistiche del portale che vi chiede collaborazione. In molti casi sareste voi a far promozione a loro, e non viceversa.
  5. Fate presente che, in mancanza di soldi, potreste accettare altri pagamenti, per esempio un buono spesa su Amazon o qualcosa del genere. Purché sia un segno tangibile per ricompensare il vostro lavoro.
  6. Precisate fin da subito che pretendete rispetto e che, in qualità di battitori liberi, non siete disposti a subire pressioni.
  7. In concordanza col punto 6 specificate la vostra disponibilità massima di collaborazione. Un articolo a settimana, uno al mese etc etc
  8. Molti piangeranno in cinese: “Sai, la nostra realtà è piccola, non girano soldi…” Bene, fategli ciao con la manina: nessuno obbliga questi tizi ad aprire un portale, una webzine o altro. Se lo fanno badino anche a reperire i fondi per pagare i collaboratori esterni al loro giro di conoscenze.
  9. Controllate sempre quale genere di attività “collaterale” svolge il portale/webzine che vi ha contattato. Spesso e volentieri sono collegati a case editrici, case discografiche e simili. Quindi hanno degli introiti. Quindi DEVONO pagarvi.
  10. Lodi a tutte le webzine che nascondo tra persone che si stimano e che si conoscono, basando il loro lavoro sul rispetto e sulla chiarezza reciproca. State certi che dei galantuomini del genere li riconoscerete, quando li incontrerete.

In conclusione vi consiglio di leggere anche questo articolo pubblicato su Strategie Evolutive. Per la serie: le colpe non sono mai di una parte sola…
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