L’appartamento (?!?) di rue de Lappe
In quanti metri quadri si può rinchiudere la dignità di una persona? Ne bastano pochissimi a Parigi dove avvoltoi senza scrupoli approfittano della degenza e della crisi per speculare sulla miseria umana.
Il prezzo del mattone nella capitale francese ha raggiunto livelli inverosimili.
Acquistare un appartamento a Parigi è oramai un privilegio riservato a una ristretta classe benestante che può permettersi questo lusso; la classe media deve sobbarcarsi ingenti mutui ventennali (e anche più lunghi) per poter realizzare il proprio sogno di diventare proprietari di una piccola superficie nella ville lumière.
La maggior parte dei residenti a Parigi non può permettersi di acquistare una casa e deve quindi accettare di pagare il prezzo di altissimi affitti per garantirisi un tetto sopra la testa.
E’ sufficiente visitare i principali siti di annunci immobiliari per rendersi conto che monolocali che vanno dai 9 ai 20m² vengono affittati mediamente al costo di 500€ al mese.
Un prezzo esorbitante per superfici esigue che spesso presentano macroscopici svantaggi logistici: 6° piano senza ascensore, bagni in comune con i vicini, riscaldamenti improvvisati e condizioni igieniche al limite dell’insalubrità.
Una delle mie prime sistemazioni a Parigi fu proprio uno studio di 15m², poco distante dallo Champ de Mars, dove ho trascorso i primi sei mesi della mia permanenza in terra francese.
Spaesato, disorientato e da poco arrivato nella capitale, avevo accettato l’offerta del primo proprietario disposto ad affittarmi il suo appartamento.
Si trattava di una delle tante chambres de bonne ancora esistenti a Parigi.
Così vengono chiamate queste sistemazioni precarie apparse per la prima volta a Parigi intorno al 1830, che venivano utilizzate per ospitare la servitù che lavorava nelle ricche case adiacenti.
Solitamente situate sotto i tetti e accessibili dalle scale di servizio, queste insalubri camerette ospitavano i domestici reclutati per occuparsi delle faccende di casa (il termine bonne deriva da bonne à tout faire ovvero “in grado di far tutto”).
Questi spazi ristretti risultavano essere angusti e dotati di un confort abbastanza discutibile.
Le precarie condizioni di vita che si conducevano in queste chambres de bonne furono denunciate già nel XIX secolo dal professore Paul Brouardel dell’Accademia dei medici che accusò pubblicamente la mancanza delle condizioni igieniche basilari. Bisogna ammettere che dal 1830 a oggi le cose non sono molto cambiate.
Ad abitare in queste sistemazioni fatiscenti non sono più les bonnes ma gli schiavi moderni, ovvero studenti squattrinati e lavoratori sottopagati che non hanno altra scelta.
Naturalmente negli annunci queste squallide topaie vengono presentate come splendidi monolocali dotati di infiniti angoli ( angolo cucina, angolo doccia, angolo scrivania….) e di ingegnose soluzioni salvaspazio (divani-letto, ripostigli improvvisati, tavoli e sedie pieghevoli ecc. ecc.).
Approfittando dei costi esorbitanti degli affitti, loschi personaggi osano presentare situazioni improponibili a chi si trova nella necessità di trovare un alloggio disponendo di scarse disponibilità economiche.
E’ di pochi giorni fa la notizia di una stanza di 1,56 m² affittata, al prezzo di 330€, per più di tre anni.
La scoperta di questo increscioso scandalo è avvenuta grazie all’intervento dell’associazione umanitaria Abbé Pierre che da più di quindici anni si occupa di assistere le persone in difficoltà.
Dominique, lo sfortunato inquilino cinquantenne, abitava in questo solaio situato in rue de Lappe, nell’XI arrondissement, tollerando condizioni igieniche disumane e una superficie abitabile ridotta al minimo.
Naturalmente l’associazione Abbé Pierre ha assistito Dominique nella denuncia del proprietario che gli affittava, in maniera totalmente illegale, quello squallido sgabuzzino.
State bene attenti a rispondere a un annuncio di locazione a Parigi.
Secondo un decreto del 2002, per poter essere affittato un appartamento deve avere una superficie minima di 9m² o un volume abitabile di 20m³.