La discesa di Magnum in Italia

Da Borful

Un senso di fastidio provocato da molte cause. La prima è un incauto parallelismo, del tutto incongruo. All'inizio di questa mostra commissionata all'Agenzia Magnum c'è difatti un pannello di presentazione che evoca l'idea del classico "Viaggio in Italia". Infelice riferimento. "Viaggio in Italia" si chiamò anche l'arcinota mostra epocale voluta da Luigi Ghirri nel 1984. Con ironia, Luigi ripartiva allora da un'idealizzazione storica e culturale del nostro paesaggio per rifondarne la conoscenza alla luce delle conquiste concettuali della scuola fotografica americana degli anni Settanta. Oggi invece nelle sale di Palazzo Reale a Torino è allestita la mostra L'Italia e gli italiani, ennesima "marchetta" (così si definisce in gergo tra gli addetti ai lavori un incarico accettato solo per soldi) di quella che fu alle sue origini il prototipo della grande agenzia fotogiornalistica indipendente.
La formula che da troppo tempo sorregge questo genere di "prodotti culturali", prevede che funzionari (peggio se sono fotoamatori evoluti ed eruditi) di un qualche ente desideroso di creare un'operazione di "foto-marketing celebrativo" risolvano furbescamentre il problema innalzando il blasone di un nobile decaduto: l'agenzia Magnum, appunto. Chi oserebbe difatti mai porre in dubbio che siano stati mal spesi i soldi esborsati in nome e per conto dellla collettività di fronte alla pezza giustificativa della fattura emessa da un simile monumento che conta tra i suoi santi in paradiso nientemeno che Robert Capa e Henri Cartier-Bresson?
Ebbene, forse è giunto il momento di dire che il re è nudo: questa mostra non vale nemmeno la sua apparente gratuità (apparente perché del denaro pubblico è stato comunque speso).
Come dare una patina progettuale "seria e coerente" a qualche fotografia rimediata il più in fretta possibile (per stare nei budget...)? Facile! Si prendono 4 dati statistici e si monta una evidenza sociologica che poi il fotografo è chiamato ad "interpretare" (leggi: illustrare) con la forza del suo stile inimitabile e pluripremiato.
Così hanno fatto tutti i dieci fotografi Magnum, con la piccola parziale eccezione di Richard Kalvar: un centinaio di bianco e nero non travolgenti, ma almeno coerentemente "sul pezzo". Anche Donovan Wilye propone qualche immagine non troppo consumata della tipica commistione storico-contemporanea del paesaggio italiano: però già più che indagata nel tempo da fior di autori nazionali. Mikael Subotzky riesce invece a centrare due o tre colpi significativi tra l'Aquagym e Gardaland. Grande, grandissima delusione delle mie aspettative me l'ha poi data un autore che stimavo molto: Mark Power. Se la cava con una prevalenza di dittici e trittici davvero dimenticabili, per quanto impeccabili tecnicamente. Il presidente Magnum, Alex Majoli, raggiunge notevoli vette abissali mettendo insieme un'imbarazzante serie di ritrattini da report aziendale, con qualche dettaglio annesso. L'altro italiano, Paolo Pellegrin, cerca di evadere dalla spinosa questione con una installazione del genere "arte contemporanea", che farebbe comunque una qualche onesta figura anche se esposta davvero in contesti come Artissima. Chi resta? Bruce Gilden affronta un tema difficile e lo conduce con una certa dignità professionale, bisogna dargliene atto. Harry Gruyaert tenta di mettere insieme in polittici molte immagini banali per ricavarne un certo effetto, ma l'unione non riesce affatto a fare la forza. Infine il "cucchiaio di legno" della mostra: Christopher Anderson. Le sue dieci immagini della costa italiana non valgono nemmeno le righe per commentarle, tanto sono insignificanti.
Ok, sto scrivendo a caldo e quindi fate pure la tara a quanto avete letto. Chi non l'ha vista, vada senz'altro a vederla (avendola il contribuente già pagata...), ma resta il fatto che sarebbe stato infinitamente più serio, audace e complesso, prendere il meglio del lavoro fatto dai grandi fotografi italiani, dall'Unità ad oggi, e dargli un'unica sede espositiva. Avrebbe però richiesto competenza, discussioni, impegno, in due parole: lavoro culturale. Molto più comodo, pagare la fattura di una ex agenzia giornalistica, oggi divenuta agenzia per commissionati di prestigio, e farsi così facilmente belli mettendo il proprio nome nel colophon della mostra e del catalogo.

L'Italia e gli italiani
nell'obiettivo dei fotografi Magnum

Dal 25 novembre 2011 al 26 febbraio 2012.
Sede: Palazzo Reale di Torino.
Orario:
da martedì a domenica, dalle 9:30 alle 18:30, lunedì chiuso.
Info:
http://www.italiaitaliani.com - info@italiaitaliani.com
Ingresso libero, catalogo in vendita (34,00 Euro).

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