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La dislessia come misura di un nuovo tipo di scuola

Da Rossellagrenci

LA DISLESSIA COME MISURA DI UN NUOVO TIPO DI SCUOLA

Trovo molto vere e profonde le riflessioni che fa Anselmo Cioffi nel sito dell’ Associazione L’acuilone, di cui è presidente, nell’articolo Contraddizione dislessica:
“la dislessia può inserirsi come contraddizione nel sistema scuola, per far emergere i limiti e le carenze della didattica tradizionale, evidenziando quanto essa sia asfittica, rigida e poco malleabile alle trasformazioni e alle esigenze di conoscenza dei singoli.”

E ancora:
“Ancora oggi, nella maggior parte delle nostre scuole è egemone la convinzione per cui premio, punizione, sofferenza e sacrificio siano elemento essenziale per l’insegnamento e l’educazione scolastica. Convinzione di fatto avallata, per motivazioni tutt’altro che nobili, dalle altre istituzioni che sovraintendono al sistema scolastico.

Tutto questo deriva dal presupposto culturale che il dovere e il senso di responsabilità possono essere inculcati solo attraverso la costrizione. Mentre, è proprio questo tipo di medicina a rappresentare chiaramente il male che si pretenderebbe di curare. 

Una società che non riesce a trasmettere con gioia e piacere il sapere e un senso esistenziale autentico, solidale e partecipato, che sia questo, si, veramente responsabile, è una società condannata al fallimento, triste e violenta, nella quale è la sopraffazione a regolare i meccanismi sociali ed economici. 

Sbagliano quanti, genitori, insegnanti o istituzioni, credendo che il problema risieda solo nell’adozione o meno degli strumenti compensativi e dispensativi. E che, quindi, il dato tecnico, puramente meccanico sia sufficiente al superamento del problema. Certo, sono da elogiare quei soggetti che hanno compreso almeno l’importanza di simili strategie. Ma la natura del dislessico è da ricercare ben oltre l’uso dello strumento asettico, separato dai contenuti della didattica e del percorso educativo.

Capire quale sia l’universo del dislessico, vuol dire essere consapevoli del fatto che una didattica con contenuti precostituiti, cioè già pronta, da imporre come un prodotto preconfezionato e indiscutibile, è del tutto inutile all’apprendimento. Ma lo è solo per il dislessico?”

Vi invito ad aprire una discussione e a leggere tutto l’articolo di Anselmo, non ve ne pentirete!


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