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La disperazione bancaria del Governo Letta

Creato il 24 novembre 2013 da Zeroconsensus

banca

In più di una circostanza su questo blog mi sono occupato della situazione disastrata del sistema bancario italiano. Già due anni fa avevo previsto che la folle e ottusa politica di austerità promossa dal Governo Monti non avrebbe risolto in alcun modo la situazione: il pendolo del rischio del fallimento del sistema Italia sarebbe passato dal debito pubblico (e dunque dal rischio di fallimento dello Stato) all’aumento delle sofferenze bancarie (e dunque al rischio di fallimento del sistema bancario). Non ci voleva molto per intuirlo, Così è stato, infatti i vari dati sfornati periodicamente da Banca d’Italia indicano un aumento ormai esponenziale delle sofferenze bancarie: quelle lorde hanno raggiunto ufficialmente i 140 miliardi di euro. Prendiamo per buoni questi tremendi dati sapendo che probabilmente i portafogli prestiti degli istituti di credito contengono molta merce avariata ben nascosta.

Già quando il Governo Monti stava per essere congedato per sopravvenute elezioni alcune banche sono finite in gravissima difficoltà e al limite del collasso. Un nome per tutte: Monte dei Paschi di Siena. Per evitare il collasso di questa banca il Professore fu costretto a concedere una sorta di bond ibrido (trasformabile in azioni) denominato Monti’s Bond. La cifra di quasi 4 miliardi, mobilitata fu veramente enorme visti i tempi. Per correttezza va comunque detto che il Professore non ha fatto sconti alla banca visto che i tassi applicati sono stati davvero punitivi. Gliene va dato atto, i soldi dello stato italiano non li ha regalati. In realtà però il Governo Monti aiutò con un altro provvedimento (poco noto) il sistema bancario nel suo complesso. Mi riferisco al provvedimento con il quale lo Stato si erge a garante delle obbligazioni bancarie emesse (previo nulla osta tecnico/contabile della Banca d’Italia). Le banche hanno profittato, per cifre veramente importanti, di questo provvedimento: ben 135 miliardi di euro di obbligazioni bancarie di nuova emissione hanno garanzia dello Stato, ovvero, in soldoni;  se una banca fallisce sarà lo Stato a dover pagare per i bond garantiti.

A modesto avviso di chi scrive quest’ultimo provvedimento di Monti è stata una mossa suicida. Per descriverlo viene in mente una antica espressione latina: simul stabunt vel simul cadent, come insieme staranno insieme cadranno. Intendo dire che un eventuale crollo di una o più banche porterebbe automaticamente lo Stato, garante finale, a cadere, per soddisfare l’obbligo finanziario assunto, viste le già disastrate condizioni della finanze pubbliche (2065 miliardi di euro circa, il 133% di rapporto debito/pil). Facile conseguenza di questo provvedimento è che viene il sistema bancario in una situazione di preminenza rispetto allo Stato: in termini crudi le banche possono “ricattare” lo Stato.

“Ricatto” che probabilmente è già in atto, infatti le banche (che continuano, come dicevo, a veder crescere le loro sofferenze) sono  beneficiarie di una serie incredibile di aiuti da parte del Governo Letta. Secondo la stampa i provvedimenti tra ufficiali e, per ora, ufficiosi possono essere così elencati:

- sconto fiscale sulle perdite;

- “riassicurazione” sui derivati legati a Bot e Btp;

- rivalutazione delle quote della Banca d’Italia di proprietà a banche e assicurazioni;

-  dividendo straordinario della CDP per la privatizzazione della SACE;

- realizzazione della bad bank in cui far confluire i 145 miliardi di euro di sofferenze;

- garanzia della Cdp sui prestiti alle PMI (è un aiuto indiretto tendente nelle intenzioni a far diminuire i prestiti in sofferenza).

Se si guarda all’esperienza spagnola, dove prima di richiedere l’intervento europeo per il salvataggio del proprio sistema bancario si tentò inutilmente la strada della bad bank viene da pensare che probabilmente questi folli (oltre che eticamente ingiusti) aiuti saranno assolutamente inutili. Se mi è permesso di riutilizzare la metafora del pendolo che si sposta (a seconda dei provvedimenti) dal rischio “debito pubblico” al rischio “sofferenze bancarie” viene solo da pensare che con questa sfilza di aiuti il pendolo inizierà a girare in maniera vorticosa (e probabilmente disordinata), con un unica certezza: in qualunque casella si fermerà, quando si fermerà saranno dolori.


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