Se avete voglia di perdervi tra le pagine di un libro, senza tanti giri di parole ma con una scorta di emozioni che vi terranno compagnia ben oltre l’ultima pagina, vi consiglio il libro di Raffaella Silvestri, finalista di Masterpiece il primo talent show per scrittori, andato in onda lo scorso autunno su Rai Tre. La distanza da Helsinki è il suo primo romanzo, uscito subito dopo la finale (nella quale si è scontrata con Nikola Savic) per Bompiani. È una storia di amicizia, amore, crescita, formazione, iniziazione alla vita, ricerca della normalità, dove i protagonisti cercano di uscire dagli schemi autoimposti dalla società per essere veramente e solo loro stessi. È un libro che fa riflettere, che lascia tanti interrogativi ma allo stesso tempo dà tanti spunti per trovare le risposte giuste.
La foto di Raffaella Silvestri è di Grazia Ippolito
Se avete seguito la trasmissione vi sarete già fatti un’idea della personalità di questa giovane autrice. Se, invece, come me ne sapevate poco o nulla, giusto qualche tweet o qualche intervista (come quella, molto piacevole, fatta da Laura Pezzino) qua e là, e vi immergete per la prima volta nel suo romanzo, sappiate che andate incontro a dipendenza certa. Il suo stile paratattico, con frasi brevi, momenti spezzati, pensieri frammentati, quasi uno stream of consciousness dei giorni nostri, e i due personaggi lontani chilometri (lei tra Milano e Londra, lui di Helsinki ma sempre in giro per il mondo) che riescono a rimanere vicini, anche a distanza di anni, vi impediranno di posare il libro prima di essere giunti al capolinea e aver attraversato, nell’arco di poco più di 200 pagine, l’adolescenza e l’età adulta di due figure così diverse e così magneticamente attratte l’una dall’altra.
Viola e Kimi si conoscono per caso, durante un soggiorno estivo per imparare l’inglese. Il loro rapporto non si consuma fisicamente, o almeno non ci è dato saperlo, ma non importa. Non ne sentiamo la mancanza. Le emozioni che i due personaggi riescono a trasmettere, grazie all’abile penna di Raffaella, sono intense e palpabili anche se quasi eteree.
«Se ne sta lì, senza voler piacere a nessuno, a fare solo quello che vuole fare, a dire solo quello che vuole dire».
In ogni libro ritroviamo sempre un po’ di noi: io qui ci ho visto qualcosa, anzi qualcuno. E mi è successo di nuovo quello che, ultimamente, mi succede spesso con i libri. Mi affeziono ai personaggi perché ci trovo delle somiglianze, delle congruenze con quella che è la vita reale e mi aspetto di vederli in stazione, scendere da un treno, passeggiare per la città, incrociarli per strada e seguirne il percorso fuori dalle pagine di un libro. Non hanno un viso o dei lineamenti ben definiti, anche se Raffaella Silvestri le descrizioni le sa scrivere e molto bene, ma io so che potrei riconoscerli in mezzo a centinaia di persone. Perché mi sembra di conoscerli da sempre.
«E Kimi è lì, che la guarda. Vorrebbe dirle qualcosa, solo per tenere accesa quell’energia. Solo per risentirla modulata nella sua voce. Non gli interessa niente di quello che lei può dire, ma gli piace vedere quella specie di caos che si anima dentro venire fuori, in una frase qualsiasi. È tutto quello che lui non vuole dentro di sé. Tutto quello che lui vuole tenere a bada, e distante, è racchiuso dentro di lei. E lotta per uscire».
Forse è stato un bene che io non abbia seguito Masterpiece, perché avrei rischiato di farmi condizionare da commenti, emozioni a pelle, simpatie più o meno superficiali, avrei rischiato di farmi un’idea sbagliata di questo libro, che invece è profondo come il mare, vivo e irrequieto, fa pensare e un po’ fa crescere anche noi, tra le pagine.
La finale di Masterpiece
E mai come in questo romanzo sono le parole non dette, gli sguardi rubati, le emozioni soffocate a parlare. Lasci che siano le pagine a guidarci, a condurci in un mondo parallelo a quello reale: quando alzi lo sguardo perché sei arrivato alla fine un po’ ti dispiace, come con tutti i bei libri, ma hai la sensazione di aver imparato così tante cose della vita e delle persone, che va bene così.
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