Un po' mi piacerebbe saper scrivere così. Dico un po' perché è una dimensione di scrittura e di lettura particolare, quella che ho trovato in questo libro. La distanza necessaria è una storia che non è proprio una storia, è piuttosto una successione di piccoli ritratti, istantanee dipinte ad acquerello. Lo svolgimento c'è, ma è lasciato in sordina nella bellezza di questi piccoli quadretti. La trama ti scivola addosso e neanche te ne accorgi, tanto sei occupata a cogliere tutte le sensazioni che si sentono tra le righe.
Leggere questo lungo racconto di Emilia Marasco (sì, una delle due specialissime donne che mi stanno imparando a scrivere) è come entrare in un piccolo museo, dove le opere sono disposte secondo una sequenza precisa, come a farti fare un viaggio. Sei nel Maine anche se nel Maine non ci sei mai stata. Sei Mara e guardi il Maine attraverso i suoi occhi, lo vivi attraverso i suoi sensi.
Un anno sabbatico dall'altra parte del mondo, lontano dal lavoro e dagli affetti, per provare a guardarsi dentro dalla giusta distanza, tutto questo dopo aver visto un quadro. Quel quadro. Partire con uno scopo bugiardo e non sapere se tornerai. Non è un po' il sogno di tutti?